domenica 16 dicembre 2012

Tramonto infuocato sul monte Prinzera

Il monte Prinzera (736 m) è un imponente affioramento di ofioliti, rocce eruttive abbastanza diffuse nell'Appennino parmense e piacentino: si trova a circa 30km da Parma, presso l'antica via Francigena e la moderna statale della Cisa. Dà il nome a una riserva naturale orientata, volta a preservare la grande varietà di piante e fiori di questo ambiente: tutta l'area è percorsa da sentieri ben tenuti con gradini e staccionate in legno, aree di sosta, pannelli esplicativi, percorsi per disabili, e un centro visite poco prima di Boschi di Bardone.

Case Prinzera

martedì 4 dicembre 2012

Primavera e autunno in val Pessola

La val Pessola... non è un posto molto battuto. Qualcuno la conosce per la Fopla, tipica trattoria abbondante parmigiana. O per le piccole cascatelle. O per Castelcorniglio. Luoghi dove è possibile immergersi nella pace dell'Appennino solo a 30-40 minuti da Parma.




giovedì 1 novembre 2012

Lago Bino e Cascata Lardana: l'anima infuocata dell'Appennino piacentino

La giornata dei morti si presenta limpida e di temperatura gradevole, come nella poesia Novembre di Giovanni Pascoli... ma con un ingrediente inconfondibile che non può certo farci confondere l'estate di san Martino con quella vera: la neve.

Il lago Bino

lunedì 29 ottobre 2012

Val d'Ozola: il fragore delle cascate Lavacchiello, il silenzio dei Prati di Sara

Ai piedi del paese natale dell'aquila di Ligonchio sbuca la valle dell'Ozola, incuneata tra i fianchi possenti di due Duemila, fra boschi scoscesi, cascate scroscianti e strapiombi improvvisi e più su sfavillanti laghetti sorvegliati da faggi saggi come vecchi pastori, che si ricordano dove passava l'ultimo ghiacciaio dell'Appennino settentrionale e sanno dove sono nascosti fiori introvabili, e più su sconfinati pratoni di silenzio dove stridono solo il vento e le aquile di Ligonchio.


domenica 23 settembre 2012

Monte Orsaro (1830)


Primo "1800" dell'Appennino che si incontra venendo da Nord, fa sentire tutta la sua importanza incombendo sull'alta valle del Magra con strapiombi e forre. In modo un po' meno rude, domina anche la vicina conca di Lagdei. Assolutamente da abbinare col vicino Marmagna, di cui è come il fratello selvaggio. In cima si trova una strana, magrissima Madonna di bronzo, opera d'arte contemporanea di un locale.


Escursioni:
Monti Marmagna e Orsaro da Lagdei

I lati oscuri dell'Orsaro, anello dal passo del Cirone

sabato 15 settembre 2012

Alpe di Succiso, regina degli Appennini

Cosa significa Alpe di Succiso?
Altezza e grandezza, imponenza e prominenza, fatica e fi...aba: fiabesca la conca delle sorgenti del Secchia, coltelli nel cielo le rocce del passo di Pietratagliata, spericolati toboga i canalini – qui chiamati “schiocchi” - che solcano i fianchi dell'Alpe come se fosse un gigantesco tozzo pandoro, dove lo zucchero a velo rimane fino ad estate inoltrata.

Cima dell'Alpe di Succiso, 2017 metri



Monte Alto (1904)



Un vicino ingombrante come il Succiso non intacca il fascino e il prestigio del primo 1900 lungo il crinale. Tre lunghe creste affilate si congiungono qui, impennandosi nel punto preciso di confine fra i bacini di Secchia, Enza e Magra. Sulla stretta cima dell'Alto si incontrano anche difficili sentieri attrezzati e vere e proprie ferrate, nel cuore di una delle zone appenniniche dal sapore più alpino.

Escursioni:
Alpe di Succiso, monte Alto e Sorgenti del Secchia dal Passo del Cerreto

Alpe di Succiso (2017)


Un nome, una montagna, un'Alpe che incute rispetto e riverenza; le eleganti vette parmensi diventano piccole piccole appena si erge questo colosso: il 2000 più a nord dell'Appennino, nonché uno dei più selvaggi e in parte insidiosi. Soltanto lunghe camminate, attraverso angoli di paradiso, permettono di guadagnare la cima, circondati da un panorama immenso, specialmente verso nord.



Escursioni
Alpe di Succiso, monte Alto e Sorgenti del Secchia dal Passo del Cerreto

Lotta con l'Alpe? Grande anello da Succiso sulle tracce del Barbarossa

Alpe di Succiso, Monte Alto e Sorgenti del Secchia dal Cerreto

Punto di partenza: Passo del Cerreto (1261)
Punto più elevato: Alpe di Succiso (2017)
Dislivello in salita: 800
Tempo totale di percorrenza: 5 ore
Grado di difficoltà: E
Segnaletica: Buona
Punti d'appoggio: Rifugi e bar alla partenza
Note: Se si sale sul Monte Alto (1904) dalla cresta dall'Ospedalaccio, la difficoltà diventa EE, con circa 200 metri di dislivello in più, e un aumento di 1,30/2 ore delle tempistiche. Lo stesso vale salendo dal Passo Pietratagliata (salvo la difficoltà che resta E).

Itinerario
Dopo il Passo del Lagastrello, l'Appennino spara una delle sue cartucce migliori: l'Alpe di Succiso. Ci sono vari itinerari che la raggiungono, tutti bellissimi e mediamente impegnativi; questo è uno dei più dolci (non considerando ovviamente la variante del monte Alto). Dal Passo del Cerreto, dietro il bar-ristorante, si imbocca lo 00 e stando pressoché in piano si raggiunge il passo dell'Ospedalaccio (1271).

Praterie presso l'Ospedalaccio, con dietro il monte Alto

Qui finisce bruscamente la passeggiata. Si ignora il segnavia 677 e si prosegue sullo 00 in ripida salita, fino a un nuovo bivio: gli escursionisti più esperti possono qui restare sul crinale per affrontare la cresta sud del monte Alto, abbastanza impegnativa e con più tratti esposti; dalla vetta avranno modo di raggiungere l'Alpe per il passo di Pietratagliata (tratti facoltativi di via ferrata in cresta), affrontando il resto dell'itinerario in senso inverso. Ai semplici camminatori conviene invece voltare a destra sul 671, verso le Sorgenti del Secchia (1465).

Arrivo alle Sorgenti del Secchia
Dopo circa 45 minuti si raggiunge la meravigliosa piana delle sorgenti, circondata da creste e montagne imponenti. Attraversiamo il ruscello destinato a percorrere ben 172 km fino a sfociare nel Po, e imbocchiamo il sentiero 675, diretto alla Sella del Casarola. Si riprende a salire, attraversando un profondo canale (o "schiocco") che scende dall'Alpe di Succiso. Questa si presenta finalmente all'uscita del bosco: siamo in mezzo al suo grandioso versante est, probabilmente il più dolce, solcato da diversi schiocchi.

Vallone est del Succiso: la cima è il "naso" di rocce centrale a sinistra

La salita si fa ora pesante, tutta al sole, fino alla Sella del Casarola (1945). Qui ormai il grosso è fatto: il facile sentiero di cresta (segnavia 671) conduce a destra sul vicino monte Casarola (1979), mentre a sinistra raggiunge in 15 minuti circa l'ampia vetta dell'Alpe di Succiso, da cui il panorama è semplicemente immenso. A ovest, verso la valle dell'Enza, scendono valloni selvaggi, sterminati; a sud invece sfilano aguzzi i Groppi di Camporaghena, che sembrano quasi rivaleggiare con le Alpi Apuane, in secondo piano.

Gregge di capre e Groppi di Camporaghena
 
Si prosegue in cresta in ripida discesa, aggirando sulla sua sinistra uno sperone attrezzato con il cavo, fino al Passo di Pietra Tagliata (1756), autentica spaccatura in mezzo alla cresta affilata che collega l'Alpe con il monte Alto. Quest'ultimo può essere raggiunto sia in circa 45 minuti sia con la ferrata sia con un sentiero (673), il quale si imbocca scendendo qualche metro verso i Ghiaccioni; alcuni tratti richiedono attenzione con il terreno bagnato. Dalla cima il panorama completa degnamente quello goduto dall'Alpe, che appare come un enorme trapezio.

L'Alpe di Succiso da sud
Tornati al passo si scende con dei tornantelli fino alle sorgenti del Secchia, dove come variante rispetto all'andata si può percorrere il 675, leggermente più lungo, che si ricongiunge allo 00 presso il Passo dell'Ospedalaccio (prendere a destra la carraia, segnavia 677). La "passeggiata" dell'andata riaccompagna al Cerreto.

Il cane e le capre in cima

martedì 11 settembre 2012

Corno alle Scale (1945)



Se pensassimo all'Appennino tosco-emiliano come a una sinfonia, allora il Corno sarebbe il gran finale. Dolcissimo nel versante nord-ovest, precipita verso sud-est con una parete colossale: bisogna scendere almeno fino ai monti Sibillini per ritrovare qualcosa di simile! Solo in parte alterato dagli impianti di risalita, il Corno è una cima di grande fascino, per escursionisti ma anche alpinisti.

domenica 9 settembre 2012

Monte Rondinaio (1964)



 
Montagna elegantissima, con due imponenti pareti verso la Garfagnana e la valle delle Tagliole. Dalla cima, facile da raggiungere anche in inverno, si scorgono ben quattro laghi, che col mutare delle condizioni di luce appaiono con colori diversi. L'altezza notevole e la posizione defilata verso sud rispetto al resto del crinale, garantiscono una vista eccezionale, soprattutto sulla Toscana.

Escursioni
Monte Giovo e Rondinaio: anello dal Lago Santo per Altaretto e Porticciola


Monte Rondinaio: anello dei laghi Turchino, Torbido e Baccio

sabato 8 settembre 2012

Monte Matto (1837)


Cima vicina ai Lagoni, dunque abbastanza frequentata, offre un bel panorama sulla Lunigiana, verso cui (caso raro) dà vita a un ex ghiacciaio e ad una cima succursale (il Nagutto): salgono da lì sentieri impervi e poco battuti. Si presenta come un panettone più roccioso ed esposto rispetto alle altre cime lungo crinale, e offre uno scorcio d'eccezione sull'agile parete sud del vicino monte Scala.

Escursioni:
Anello dei Lagoni, Lago Scuro, Monte Matto e zone umide

Anello dei Lagoni, Lago Scuro, Monte Matto e zone umide


Punto di partenza: Lagoni (1340)
Punto più elevato: Monte Matto (1837)
Dislivello in salita: 500
Tempo totale di percorrenza: 2,45 ore
Grado di difficoltà: E
Segnaletica: Buona
Punti d'appoggio: Rifugio Lagoni (1340) alla partenza; Bivacco Capanna del Lago scuro (con fontana)

Itinerario
Fra le escursioni "brevi" sull'Appennino parmense, questa è a mio giudizio la più completa e gratificante. Sconsiglio di percorrerla in senso opposto, almeno quando fa caldo: la salita della Buca della Neve, tutta sui sassi, non è piacevole sotto il sole estivo!
Dai Lagoni dunque si raggiunge il Lago Scuro (1527) coi sentieri 711 e 715; saliti al Passo di Fugicchia (1665) si prende a sinistra il 717 che sale sui prati raggiungendo velocemente il Lago del Bicchiere (1724): spesso prosciugato in estate, è uno dei laghi più alti e piccoli del Parco Nazionale (vedi la classifica).

Lago Scuro con riflesso il monte Scala
A questo punto si segue la traccia evidente alla destra del lago, che sale obliqua verso il crinale raggiungendo la Sella alla destra del monte Matto; preso lo 00 a sinistra, la cima, a 1837 metri, si raggiunge con un ultimo strappo: notevole il panorama sulle Apuane, il mare e gli abissi del crinale a sud-est sopra le valli lunigiane.


Si segue ora lo 00 verso il Sillara, per uno dei tratti più spettacolari del crinale: aguzzi denti di roccia (i "Paitini") costringono presto il sentiero a spostarsi sul versante emiliano presso il bivio col 713; consigliatissimo qui fare altri due passi lungo lo 00 fino alla Forcella del Paitino, dove ci si affaccia sulla val Cedra.
I Paitini

Si torna dunque indietro per scendere col 713 verso i Lagoni; dopo la Buca della Neve, una caverna dove la neve rimane perennemente, l'ambiente si fa sempre più aspro e roccioso: la ripida discesa alla Capanna del lago Scuro si sviluppa su una pietraia colossale, dove troviamo due nuove falesie attrezzate: i Lupi Mortacci  e il Canyon.
Discesa verso le Capanne del Lago Scuro, dietro il Monte Scala

Raggiunta al capanna/bivacco col fontanone, si gira a destra col 711 (indicazioni per Prato Spilla/Lago Verde); si attraversa una splendida piana con enormi massi, ruscelli e zone umide, sorvegliata dalla parete di Rocca Pumacioletto. Ai due bivi successivi si tiene sempre la sinistra, e percorrendo il 711a, ormai nel bosco e con qualche sali-scendi, si rientra ai Lagoni.

Zone umide sotto Rocca Pumacioletto

venerdì 24 agosto 2012

Monte Sillara (1861)


La montagna più alta della provincia di Parma, e una delle più affascinanti: il dirupo più verticale di tutti verso la Lunigiana, il pendio più dolce verso la val Cedra: ha un volto diverso da dovunque la si guardi. Arrivare quassù richiede più fatica rispetto ad altre cime più battute; i percorsi possibili sono diversi, tutti sorprendenti; e lo scorcio finale sui due Laghi Gemelli e il crinale ripaga di ogni sforzo.

Escursioni:
Anello Lagoni-Sillara per la Sella di Rocca Pianaccia e del Paitino

Da Prato Spilla al Sillara: grande anello dei 9 laghi

mercoledì 8 agosto 2012

Da Prato Spilla al Sillara, grande anello dei 9 laghi

Punto di partenza: Prato Spilla (1320)
Punto più elevato: Monte Sillara (1861)
Dislivello in salita: 950
Tempo totale di percorrenza: 7 ore
Grado di difficoltà: E
Segnaletica: Discreta, in alcuni tratti assente
Punti d'appoggio: Rifugio Prato Spilla (1320) alla partenza

Itinerario
Per quanto mi riguarda, l'escursione più bella e completa fra quelle affrontabili in giornata (da un buon camminatore) sull'Appennino parmense, e forse non solo qui. Il vecchio nome del Parco Regionale dei Cento Laghi si chiarisce in questo itinerario, dove i laghi toccati o visti da poco lontano sono ben 9; ma è l'ambiente in generale ad essere straordinario, pieno di tracce degli antichi ghiacciai.

Sopra il lago Ballano
Da Prato Spilla, dietro al rifugio, si imbocca il 707 verso il Lago Ballano, per poi voltare a sinistra sul 707a diretto al Lago Verde (1; il primo dei due laghi si osserva dall'alto, grazie a un paio di "finestre" lungo la salita fra i faggi; il secondo invece si può ammirare da vicino, dopo una breve discesa. Peccato soltanto di essere accolti dalla vecchia e decadente diga; struttura che si rivela anche inutile, dal momento che il nostro sentiero (il 711) passa proprio fra la vecchia muraglia e le sponde del lago, distanti almeno 50 metri!

Il Lago Verde
Lasciandosi alle spalle il Lago Verde e l'agile monte Torricella che lo sovrasta, si attraversa una piccola torbiera per poi proseguire in costa: un paio di erti canali attraversano il sentiero offrendo una bella vista sull'alta valle del Cedra. Un tratto in discesa riporta nel pieno del bosco, in prossimità del Rio Frasconi; non lontano si trova un laghetto con lo stesso nome, nascosto appunto fra le frasche.

Torbiera fiorita sopra il lago Verde
Si attraversa il torrentello ignorando il 709, per poi voltare a sinistra sempre sul 711, in direzione dei Lagoni. La salita si fa ora decisa, concedendo qualche scorcio su Rocca Pianaccia: raggiunta la sua sella, a quota 1712, si spalanca agli occhi il grande vallone nord-ovest del Sillara (vedi questo itinerario, anche per l'eventualità di tagliare da qui ai Laghi Gemelli).
 
Roccia montonata con i caratteristici buchi rotondi dell'antico ghiacciaio

Il sentiero monta sopra enormi pietre lisce, con i fori rotondi lasciati dall'antico ghiacciaio; vari ometti di pietra sopperiscono ai pochi segni in vernice. Terminata la traversata, si entra di nuovo nel bosco salendo ripidamente alla Sella di Rocca Pumacioletto (1612). Da qui si abbandona il 711 per prendere a sinistra il 737, altro sentiero selvaggio e poco battuto. Uno strappo deciso consente di guadagnare la vetta di Rocca Pumaciolo (1711): da qui in poi è uno spericolato (ma mai esposto) zig-zag attraverso le piccole guglie della dorsale fra val Parma e val Cedra, con vista sui Lagoni e il crinale principale; che si raggiunge alla Sella del Monte Paitino (1764), vero trionfo dell'arenaria.

Sopra la Sella del Paitino, vista verso Rocca Pumacioletto

Ci si avvicina ora al Sillara con lo 00, passando di fianco a un alto cilindro di pietre accatastate (un "omone"); dopo l'ultimo sforzo su terreno scosceso, sbuchiamo sul Sillara (1861) godendo della vista improvvisa sui due Laghi Gemelli: uno degli scorci più belli e celebri dell'Appennino.

Scendendo dal Sillara verso i laghi
A questo punto si presentano due possibilità.

1) Proseguire sullo 00 fino al Passo Giovarello e al Lago Martini: si guadagnano in tal modo due nuove cime (Losanna, 1840; e Bragalata, 1852), osservando dall'alto i laghi verso la val Cedra e il panorama sulla Lunigiana. Alla lunga però questo tratto di crinale diventa noioso, a mio giudizio, oltre ad essere spesso battuto dal vento.

I Laghi del Sillara visti dal monte Losanna

2) Scendere ai Laghi del Sillara e da qui raggiungere il lago Martini su sentieri evidenti ma poco segnati. E' la scelta che consiglio, in quanto il paesaggio attraversato è meraviglioso: ma attenzione, può diventare un inferno con la nebbia. Insomma, in ogni caso su di qui è meglio venirci con tempo stabile!

I laghi Compione
La traccia che scende ai Laghi Gemelli (1731) si distacca dallo 00 prima che inizi la salita verso il Losanna. Costeggiati i due laghi, si incontra un cartello, e seguendo l'unico sentiero segnato, dopo una discesa si incontra il lago Compione (1674). Si ignora il 709 che torna sul crinale al passo Compione, e si tiene il lago alla propria destra, procedendo su una traccia evidente che poi volge a sinistra, attraversando un ruscello e puntando a una forcelletta posta su una dorsale minore, che si stacca dal monte Bragalata.

Il Lago Verde dall'alto
Raggiunto il piccolo valico (1750 ca), vicino ad alte rocce a strapiombo sul Lago Verde, si volge leggermente a destra, puntando il Lago Martini. Si attraversa ora una nuova splendida vallata, dominata dal monte Torricella; in caso di confusione, si può raggiungere brevemente il sentiero di crinale, salendo a sinistra.

Avvicinandosi al Lago Martini

Il Lago Martini è il più piccolo dell'Appennino parmense, (vedi classifica), e anche il più vicino al crinale; ospita bisce d'acqua e tritoni. Poco dopo il lago, sul grosso sentiero che dal lago Verde sale al passo Giovarello, si trova un bivio mal segnalato con il 705, che torna a Prato Spilla. Montando nuove rocce levigate, seguendo nuovi ometti, si supera una sella sotto il monte Torricella per poi scendere decisamente nel bosco fino alle piste di Prato Spilla, ma non prima di avere costeggiato una bellissima torbiera presso lo skilift Biancani.


Lago Martini quasi secco (salvate i tritoni!)

Tutto attorno alla riserva del Pradaccio, anello dai Cancelli


Punto di partenza: Cancelli di Lagdei (1286)
Punto più elevato: Monte Roccabiasca (1727)
Dislivello in salita: 800
Tempo totale di percorrenza: 5,30 h
Grado di difficoltà: E
Segnaletica: Buona
Punti d'appoggio: Rifugio Mariotti al Lago Santo (1501), Capanne del Badignana, fontane vicino ad entrambi
Accesso stradale: Lasciare l'auto nell'ampio parcheggio dove finisce l'asfalto, al bivio fra Lagdei e Lagoni

Itinerario
La Riserva naturale del Pradaccio occupa una vallata quasi del tutto interdetta agli escursionisti, con al centro il bel lago del Pradaccio; questo percorso piuttosto faticoso compie un ampio giro intorno ad esso, raggiungendo in un punto il crinale e toccando l'agile vetta di Roccabiasca. E' notevole anche se affrontato in senso opposto.

I precipizi di Roccabisca visti da sud

Dai Cancelli si percorre per circa 2 km a piedi la sterrata in direzione dei Lagoni, costeggiando le recinzioni della Riserva fino al bivio col 721 per Roccabiasca (1727). Si sale ripidi nel bosco fino a sbucare sui pratoni sommitali, dove ad un bivio si tiene la destra verso la vetta: sormontata da una piccola croce, offre ai tre lati vertiginosi burroni, sulle valli del Badignana e del Pradaccio, oltre ad una vista completa sul crinale.

La est di Roccabiasca, vista da sopra il Badignana


Si torna dunque per forza indietro fino al bivio per il Badignana, e dopo una ripida discesa si raggiungono le omonime Capanne (1484); conviene rilassarsi un attimo nello splendido pianoro erboso, punteggiato da pietre enormi, dove sorge il ramo principale del torrente Parma. Si riprende dunque a salire con il 719, e all'uscita dal bosco si presenta il possente spigolo sud di Roccabiasca: avvicinandosi man mano al crinale, lo scorcio sulle creste rocciose della montagna raggiunta poco prima si fa sempre più sensazionale.



Al passo delle Guadine (1680) è possibile affacciarsi sulla Lunigiana; a questo punto, se si vuole restare per un tratto sul crinale, si può salire sul vicino Monte Aquila (1775) fino al bivio col 719b; oppure si rimane sul 719, a diretto contatto con la Riserva del Pradaccio.


Roccabiasca da ovest, sopra la valle del Pradaccio
Raggiunto il Lago Santo, se non si vuole passare dal Mariotti, è possibile tagliare con una semplice traccia attraverso la pietraia, fino al sentiero 723a per Lagdei; dopo una breve salita si volta a destra sul 723b in direzione dei Cancelli, che sfiora la vetta dello Sterpara per poi scendere ripido nel bosco fino alla strada.