martedì 28 maggio 2019

Procinto di maggio: Oli Volà e Vento dell'ovest

Il Procinto è una montagna simbolo dell'arrampicata in Apuane. Lo avevo già visitato nel 2017, sempre in maggio, insieme ad Alberto, Fede e Pietro: allora salimmo la via Dolfi Melucci e la crestina dei Bimbi, un'ottima giornata dove questo piccolo panettone ci aveva dato un assaggio della sua verticalità.
Il Procinto da sud

Sabato scorso il "maggembre" 2019 sembra concedere una finestra di bel tempo prima dell'abituale tempesta domenicale, così torno insieme a Misha con l'idea di salire la via Dolfi Melucci, o Luisa. Già dal rifugio Forte dei Marmi però notiamo che la parete est, dove sale l'itinerario in questione, è un po' troppo nera… e arrivati alla base, il sospetto diventa realtà: roccia bagnata, specialmente sotto gli strapiombi e nei diedri.

Superiamo il ponticello e percorriamo la "cintura", sentiero che compie il periplo della montagna. Nella zona dove sale la via GAMMA una cordata sta disgaggiando: passiamo sotto velocemente e doppiato lo spigolo nord est ci troviamo ai piedi della parete nord, dove sale la via Dolfi Melucci. Qui la roccia sembra un po' più asciutta rispetto alla est, ma le vie sono quasi tutte occupate per via di un corso.

Trovo che non abbia molto senso portare allievi alle loro prime esperienze su via lunga in un posto come il Procinto, con vie sì spittate, ma mediamente difficili… eppure sembra ormai sia una consuetudine: forse per suscitare sensazioni forti da subito, fare percepire la verticalità e l'esposizione su tiri di 5c, 6a o più... ma non è tirando delle fettucce sui rinvii, volando, facendosi appendere e parancare che si impara ad andare in montagna; e non credo ci si diverta nemmeno!
Alla prima sosta di Olì Volà

Il rischio che anche noi si passi la giornata a tirare rinvii è piuttosto alto: una cordata sta attaccando la classica via Capanna - Ceragioli, che era una delle alternative; un'altra è alle prese col primo tiro di Oli Volà, e non sembrano corsisti visto come salgono spediti sul 6b. La via è un po' difficile per noi, ma sale sullo spigolo nord est quindi prende un po' di sole, e a parte i primi metri sembra asciutta e ben protetta a spit ravvicinati… dopo le solite indecisioni, decidiamo di tentare!

Comincia Misha: il tiro parte violento, con un muretto verticale e due strapiombetti successivi su prese buone ma non certo maniglioni, e piedi molto da cercare… un approccio piuttosto traumatico da freddi! La prima parte fila abbastanza liscia, ma sotto il secondo strapiombo il mio socio preferisce appendersi per sghisare un po' e studiare dove passare. Il tiro prosegue con una placca sul filo dello spigolo, poi bisogna traversare a sinistra con passaggio esposto ad afferrare la prima presa buona di là dallo spigolo. Seguendo una fessura verticale ma ben appigliata Misha raggiunge l'aereo pulpito con la sosta: bene, il tiro più duro è andato, si può fare!

Il difficile primo tiro di Olì Volà

Da secondo riesco a fare il tiro pulito (non certo sciolto!), e arrivo in sosta con le braccia già piene… la via prosegue sul lato sinistro (est) dello spigolo, lungo la linea della fessura che prosegue anche oltre la sosta, leggermente strapiombante. Mi riposo un po' in sosta, ma forse non abbastanza… superata una clessidra con cordino ridicolo, arrivo al primo spit cotto e devo appendermi, anche perché le protezioni sono più lontane e preferirei evitare voli! Riprendo l'arrampicata nella fessura, cercando di incastrarmi un po' per riposare, ma l'uscita è strapiombante e impone di spostarsi a destra in piena parete… sento di non avere abbastanza energie, e appena vedo un chiodino ci attacco una fettuccia, e sperando non mi salti nel naso mi ci appendo.

Sempre sull'aerea prima sosta:
sullo sfondo la Pania della Croce
Dopo una lunga pausa mi studio il passaggio per bene e riesco a uscire dalla fessura rinviando lo spit sulla placca a destra, da cui con buone prese (ma le braccia ormai non le tirano più!) riesco a levarmi d'impiccio. Il tiro prosegue più facilmente sul filo dello spigolo, ma procedo a rilento… sono esausto, forse dovrei andare un po' più spesso in palestra prima di buttarmi su vie del genere!

Supero un ultimo muretto e mi ritrovo su una cengia erbosa: a logica dovrei continuare a salire dritto, ma vedo due che si calano da una sosta un po' più a destra, e ricordandomi che la relazione parlava di una sosta in comune con la Capanna - Ceragioli faccio un passo bruttino in traverso e trovo un'ottima sosta con catena a fianco di quella storica con chiodo e anellone arrugginiti.

Recupero Misha, che riesce a salire in libera la fessura: stavolta ce la prendiamo comoda prima di ripartire, consultando prima di tutto la relazione… ci sono spit di vie ovunque! Sulla parete alla nostra destra salgono le vie Innominata e Antinnominata; la classica Capanna Ceragioli sale un canale erboso a sinistra, ma l'uscita ormai seguita abitualmente è appunto l'ultimo tiro di Olivola, riattrezzato e sulla carta un po' meno difficile dei primi due, ma lungo (la via originale lo spezzava in 2 tiri).
La seconda sosta: vecchia e nuova

Misha parte seguendo una rampetta erbosa a sinistra, come da relazione, fin sotto al primo strapiombo dove guarda caso c'era la sosta su 2 spit da collegare… alla fine bastava tirare dritto sull'erba a 60° alla fine del tiro precedente! Il mio socio prende lo strapiombo un po' troppo di petto e si ghisa: poi si accorge di due prese ottime molto a sinistra e riesce a superarlo agevolmente, facendo sosta appena sopra su spit + clessidra. Lo raggiungo rapidamente e riparto subito, siccome la sosta è scomoda… anche stavolta, come non detto, bastava proseguire ancora pochi metri e sul terrazzo soprastante, ben più comodo, c'era la sosta con 2 spit da collegare, anche questa non indicata nella relazione su Gulliver, probabilmente più vecchia.
Il terzo tiro di Olì Volà

Il tiro è chiodatissimo a confronto di quelli prima, e dopo alcune placche facili raggiunge l'ultimo risalto di parete segnato al centro da una bellissima lama: supero l'ennesimo strapiombino, più facile di quello precedente, e afferrata la lama salgo in scioltezza fino al suo termine. La via esce dalla placca liscia a sinistra, sfruttando un piccolo, provvidenziale buchetto. Supero la sosta di calata e proseguo su terreno più facile ma sempre delicato fino al boschetto sommitale, dove le piante per fare sicura non mancano!

Per Misha è la prima volta sul Procinto, e calarsi in doppia senza andare in vetta e percorrere la storica ferrata in discesa - peraltro appena risistemata - sarebbe davvero un peccato... Così, corde in spalla, risaliamo il breve ma ripido boschetto sospeso e usciamo in vetta. Ci sono un po' di nuvole, ma la vista rimane suggestiva, con il paretone del Nona in primo piano: qui sembriamo su uno scoglio staccato dalla terraferma, circondati da un mare di bosco più verde che mai dopo questo maggio piovosissimo.

Foto di vetta, alle spalle il monte Nona

Scesa la ferrata, torniamo agli zaini a mangiare qualcosa: la nord è ancora piuttosto affollata, così decidiamo di andare a vedere la parete ovest, dove non ero mai stato. Percorriamo la cintura fin sotto allo spigolo NO, dove si stacca la traccia segnata che scende verso la cresta dei Bimbi: noi saliamo in direzione opposta, e superato un breve zoccolo siamo alla base della parete, a prima vista meno verticale rispetto alle altre, ma decisamente più asciutta e soprattutto al sole.

L'attacco della via Simonetti
La via che ci pare più appetibile per oggi è Vento dell'ovest, attrezzata da Roberto Vigiani e Luisa Sillani nel 2005; il percorso passa molto vicino ad altre vie più vecchie - la via Simonetti con la sua variante Aminda-Gery e la storica fessura Ceragioli, probabilmente il  V+ di tutte le Apuane. In seguito ad alcune polemiche, il primo tiro è stato "spostato" dagli stessi apritori più a destra, rendendolo di fatto autonomo.

Lo attacca Misha, che ha ancora all'imbrago tutto il materiale: primi metri piuttosto selettivi, poi si sale per placche più facili fino a un diedro che con ampia spaccata conduce a una grande lama; un bel passaggio in traverso a destra su fessura rovescia permette di uscire alla sosta. Il secondo tiro tocca a me, è un po' più breve, con un traverso a sinistra un po' sporco protetto con cordini in clessidre seguito dal solito strapiombo "procintoso", ben presato ma che richiede la consueta pompa. Riesco a fare il tiro in libera, coi miei tempi dilatati, e avvalendomi persino delle ginocchia per brancare meglio un pilastrino!

Il terzo tiro di Vento dell'Ovest: a destra la Fessura Ceragioli
La via prosegue su terreno più facile fino alla base della fessura Ceragioli, salendo pochi metri alla sua sinistra lungo una placca piuttosto liscia che in uscita diventa diedro/camino: difficoltà sul 6a, in linea con i tiri precedenti. Sopra la sosta finale una vegetazione piuttosto intricata scoraggia dal proseguire verso la vetta, ma tanto avevamo già in programma di scendere in doppia: con una calata da 30 metri scarsi raggiungiamo la S2, e da qui con altri 45 metri l'attacco della via.

Gli zaini agganciati al primo chiodo della Fessura Simonetti sembrano un po' un insulto alla storia dell'alpinismo da queste parti… ce ne rendiamo conto, ma oggi avevamo voglia di arrampicare senza troppi patemi! In futuro torneremo sicuramente a fare visita anche a queste altre storiche vie, magari più facili come grado ma senz'altro più ingaggiose per via della chiodatura e la pulizia della roccia.

Discesa in doppia da Vento dell'ovest: sullo sfondo la cresta dei Bimbi


Foto di Luca e Misha