martedì 22 novembre 2011

I colori dei larici in alta val di Daone

Cercavo un posto in cui fare una semplice passeggiata autunnale, abbastanza vicino per andarci in giornata e abbastanza in alto per avere i larici gialli. Alla fine ho scartato le Dolomiti ed ho fatto lo sforzo chilometrico minore: val di Daone-Fumo.
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sabato 8 ottobre 2011

Monte Cusna, anello da Monte Orsaro per il passo della Cisa

Punto di partenza: Monte Orsaro (1250)
Punto più elevato: Monte Cusna (2121)
Dislivello in salita: 900
Tempo totale di percorrenza: 6 ore
Grado di difficoltà: E
Segnaletica: Buona
Punti d'appoggio: Rifugio Monte Orsaro presso la partenza; bivacco presso Rio Grande
Note: Il percorso si accorcia di circa 2 h raggiungendo in auto il Passo della Cisa su buona sterrata. Per compiere ugualmente un anello basta percorrere il breve sentiero di raccordo fra 623 e 619 che arriva al bivacco di Rio Grande.


Itinerario
E' questo il percorso più breve per mettere piede sul Cusna, ora che gli impianti di Febbio sono chiusi. Da Monte Orsaro si raggiunge brevemente l'omonimo rifugio, e si sale fino al passo della Cisa (1549)  seguendo la carrozzabile. Questo tratto volendo può essere affrontato in auto (ma ci si perderebbe così il bel tratto finale del 619 per il rientro).

Sterrata per il Passo della Cisa
Dal Passo in poi è facile confondersi per via delle numerose tracce, anche di jeep, che salgono verso il Cusna e i Prati di Sara: occorre seguire sempre il 623, che continua a salire puntando alla dorsale che scende a nord del Gigante, verso ambienti sempre più spogli. Una deviazione a destra ai vicini Prati di Sara è comunque consigliatissima!

Ultimo tratto della salita al Cusna
Il 623 si abbandona al bivio con il 625, diretto alla cima del Cusna. Costeggiando uno strapiombo di rocce nere e granulate, si guadagna velocemente quota e il panorama inizia ad aprirsi sulla val d'Ozola. All'incrocio col 627 (quota 1768) che scende al Lago del Cusna si punta a sinistra, e dopo un ultimo sforzo si è in cima (2121). La prominenza di questa montagna offre una vista sterminata, proprio come i pratoni delle anticime Piella e Sasso del Morto, fino al Passone.

La ripida "spalla" da cui scende il 619
Per il rientro si imbocca, poco sotto la cima, il 619. La discesa è ripidissima, ma mai pericolosa: in un attimo si raggiunge l'idilliaca vallata del Fosso di Prassordo, poi quella del Rio Grande. Presso un bivacco (1588) un taglione a sinistra raggiunge il passo della Cisa, ma se si vuole rientrare a Monte Orsaro su sentiero (come consiglio) bisogna restare sul 619, che entra nel bosco rimanendoci a lungo, puntando verso nord-ovest. Prima del paese si esce sulle praterie, godendo di bei panorami sulla valle di Febbio e sul Cusna che continua a giganteggiare alle nostre spalle.

Il Rio Grande

Monte Cusna (2121)

L'Alpe di Cusna ha un paio di soprannomi evocativi: Il gigante non ha bisogno di spiegazioni; mentre L'uomo morto rimanda alla sagoma infelice del Cusna visto dalla pianura, con la "pancia" delle anticime Piella e Sasso del morto e la testa del Cusna vero e proprio. I suoi sterminati pendii offrono molte possibilità agli escursionisti in ogni stagione; e ci si sente davvero piccoli sopra il Gigante.

Escursioni
Monte Cusna: anello da Monte Orsaro per il Passo della Cisa

Cusna, cresta nord da Monteorsaro: la rivincita invernale dell'Appennino






Focus sul Cusna

Il monte Cusna, alias anche Alpe di Cusna, alias il Gigante, alias Omo Morto, con i suoi 2121 metri è la seconda vetta dell'Emilia. 

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sabato 1 ottobre 2011

Una mezza Tofana di Rozes fra camosci e cornacchie

Non mi capita spesso di andare sulle Dolomiti, ma ogni volta rimango estasiato dalla loro bellezza maestosa.
In questo periodo molti alberghi e rifugi sono chiusi; non molto intelligentemente, dato che l'affluenza mi è sembrata comunque altina... forse non si aspettavano un inizio ottobre con temperature da luglio e giornate splendide come oggi! Comunque sia una pensione per la notte l'abbiamo trovata facilmente, e siamo stati accolti come unici clienti, dunque a braccia aperte, ed a prezzo basso.

Anche i sentieri non sono troppo affollati!

venerdì 9 settembre 2011

Monte Giovo (1991)


E' la massima elevazione di questo settore di crinale ricco di rocce e laghi, simile per certi aspetti a quello parmense. Non sarà un caso se ai suoi piedi giace un altro Lago Santo! Il volto più severo ed alpestre del Giovo si ammira però dal lago Baccio, coronato da pareti verticali e dalle anticime aguzze di Altaretto e Porticciola. Notevole dalla cima lo scorcio sulle Alpi Apuane.

Escursioni
Monte Giovo e Rondinaio: anello dal Lago Santo per Altaretto e Porticciola

Monte Giovo e Rondinaio: anello dal Lago Santo per Porticciola e Altaretto

Punto di partenza: Parcheggio sotto il Lago Santo Modenese (1420)
Punto più elevato: Monte Giovo (1991)
Dislivello in salita: 700
Tempo totale di percorrenza: 5 h
Grado di difficoltà: EE
Segnaletica: Buona
Punti d'appoggio: Vari rifugi alla partenza, presso il Lago Santo





Itinerario 
Dal parcheggio, poco prima di raggiungere il Lago Santo (1501), si abbandona la carrareccia e si volta a sinistra sul sentiero 523, direzione lago Baccio. In un quarto d'ora si raggiunge questo affascinante specchio d'acqua, dominato dalle pareti strapiombanti del Giovo e dell'Altaretto.

Il lago Baccio con dietro il crinale fra Giovo e Rondinaio
Qui c'è una diramazione: il 523 è il sentiero principale e prosegue più dolcemente nella valletta, mentre il 521 compie quasi subito una brusca (e piuttosto pericolosa se c'è bagnato) salita su una pietraia al sole; entrambi conducono comunque al Monte Rondinaio e coprono la stessa distanza.


Lago Turchino visto dal Rondinaio
Salendo sul 521, si raggiunge un crinaletto secondario che a destra regala una vista esclusiva sull'alta valle delle Tagliole, con i laghetti Turchino e Torbido e la sterrata della Foce a Giovo; a sinistra sul gruppo del Giovo; di fronte infine incombe il gran burrone del Rondinaio con in cima la croce. Poco prima di raggiungere il crinale ToscoEmiliano ci si ricongiunge con il 523: un'ultima salita sulla pietraia conduce senza gran difficoltà in cima (1964).

Dalla Croce del Rondinaio verso il Cimone
Tornati alla pietraia, si ignorano i bivi con 521 e 523 e ci si mantiene sullo 00. Comincia ora un tratto di crinale spettacolare, con pareti verticali che precipitano sulla conca del Lago Baccio; evitare di percorrere questo sentiero con il maltempo, siccome non ci sono scappatoie facili verso l'Emilia, e alcuni tratti possono rivelarsi molto insidiosi con terreno bagnato e rischio di fulmini.


La Porticciola
Dopo un'anticima rocciosa ecco la Porticciola, un pinnacolo roccioso che da lontano sembra davvero invalicabile. Una volta di fronte però il sentiero si rivela ben protetto, anche se con qualche sasso scivoloso di troppo. Ormai il Giovo è vicino, ma il pezzo più delicato deve ancora arrivare. Superato un bivio verso la Garfagnana, il sentiero si arrampica sull'Altaretto. Dopo breve ci si trova di fronte una roccia di 5 o 6 metri attrezzata con un cavo e una catena: gli appigli sono buoni, ma a destra c'è un discreto strapiombo.
Passato questo pezzo il grosso è fatto: un ultimo sforzo in salita e si è in cima al Giovo (1991).
 

Lago Baccio dal Giovo
Il sentiero più diretto per rientrare al Lago Santo è il 525: in pochi passi si perdono 500 metri di dislivello, superando alcuni tratti un po' infidi e scivolosi. La vista dall'alto sui due laghi (con colori diversi a seconda dell'incidenza solare) vale però la fatica delle ginocchia!

Lago Santo Modenese

sabato 27 agosto 2011

Monte Maggiorasca (1804)

Il Maggiorasca visto in inverno dal monte Bue
Massima elevazione dell'Appennino ligure, ha un'ampia cima erbosa purtroppo deturpata da antenne e vecchi impianti di risalita. Non si trova sul crinale principale, ma su una dorsale secondaria fra le valli del Ceno e del Nure, la stessa su cui sfilano nell'ordine i monti Bue, Nero e Ragola.
Offre un panorama amplissimo, specialmente verso la Pianura Padana.

Escursioni:
Monti Maggiorasca, Bue e Prato Grande dal Passo del Tomarlo



Da Prato Grande in autunno

Dal monte Croce Marticano in estate

 

martedì 23 agosto 2011

Anello Lagoni Sillara per sella di Rocca Pianaccia e del Paitino


Punto di partenza: Lagoni (1340)
Punto più elevato: Monte Sillara (1861)
Dislivello in salita: 850
Tempo totale di percorrenza: 5 ore
Grado di difficoltà: E
Segnaletica: Discreta
Punti d'appoggio: Rifugio Lagoni (1340) alla partenza; Bivacco Capanna del Lago scuro (con fontana)
Note: Tagliando sui prati dalla Sella di Rocca Pianaccia ai Laghi del Sillara si risparmia circa un'ora di cammino e 200 metri di dislivello in salita

Itinerario
Meravigliosa camminata che permette di accedere al Monte Sillara gustando prima tutte le emergenze ambientali attorno a lui.
Dal Rifugio Lagoni si sale nel bosco col 711a; ai due bivi si seguono i cartelli per il Lago Verde, e presto si passa sul 711. All'uscita dal bosco ci si scopre ai piedi della parete di Rocca Pumacioletto, mentre alle proprie spalle i due Lagoni si sono fatti ormai piccini e lontani. Raggiunta la sella (1612) si rimane sul 711, che scende nella valle del Cedra (affluente dell'Enza): e qui si comincia a fare sul serio.

Il vallone visto da ovest: a destra il monte Sillara
Rientrati nel bosco, si superano alcuni tratti scoscesi, poi usciti sulla pietraia si apre lo spettacolo: il selvaggio, sterminato vallone nord-ovest del Sillara, percorso da pietre lunghissime, lisce, piene di fori dovuti all'antica azione del ghiacciaio. Dal crinale scendono ruscelli e sorgono un paio di pozze d'acqua senza nome che ospitano i tritoni; verso Valditacca e la carraia del Passo della Colla il vallone sprofonda boschi scoscesi; ai due lati lo delimitano le sagome agili e rocciose di Rocca Pianaccia e Pumacioletto. Occorre stare attenti agli ometti siccome il sentiero, pur essendo il più bello di tutta la provincia, è isolato e poco battuto, e per una volta il Cai ha risparmiato un po' sulla vernice.

Il vallone visto da est, sullo sfondo Marmagna e Orsaro

Superato un rivo, si riprende a salire fino alla Sella di Rocca Pianaccia (1712). Ora, se si vuole accorciare decisamente il giro, si può tagliare a sinistra in salita per i prati fino a sbucare ai Laghi del Sillara: c'è qualche traccia, ma si disperde; bisogna mantenersi vicini alla spartiacque e puntare dritti a sud. Da evitare naturalmente in caso di maltempo! Ma d'altronde col nebbione non è raccomandabile in generale venire da queste parti. Se invece si vuole stare sul sentiero, si perde velocemente quota fino al Rio Frasconi (1500), dove si incrociano vari sentieri e i segnali possono trarre in inganno; si tiene sempre la destra fino a ritrovarsi sul sentiero 709, verso i laghi Compione e del Sillara.

Il Lago Compione
Presto si esce di nuovo sui prati, e dopo la faticosa salita i laghi si presentano all'improvviso, come dei miraggi: il primo è il Compione (1674), dove occorre voltare subito a destra; attenzione sempre all'orientamento, qui è facile perdersi! Il sentiero c'è sulle cartine ma è segnato poco e male. Ancora salita ed ecco il Lago inferiore del Sillara (1730): i due Laghi Gemelli sono i più alti dell'Appennino parmense, oltre ad essere decisamente grandi; non si prosciugano mai in quanto alimentati da sorgenti; nelle stagioni più piovose anzi si uniscono.

I Laghi Gemelli visti dal Sillara
Costeggiato fino in fondo anche il lago superiore, si segue la traccia evidente verso il crinale, che si raggiunge con un ultimo sforzo ormai vicini alla cima del monte Sillara (1861), tanto dolce verso i "suoi" laghi quanto aspro verso il mare! Assaporato come si deve il panorama, si scende sul crinale con lo 00 fino alla Sella del Paitino (1764); sulla nostra destra possiamo ammirare il grande vallone percorso prima col sentiero 711.
Poco dopo la sella (evitare il 737) si volta a destra con il 713, la via più breve per i Lagoni che permette a metà strada di rifocillarsi al fontanone presso le Capanna del Lago Scuro.

lunedì 8 agosto 2011

Monte Aquilotto, anello a otto da Lagdei


Punto di partenza: Lagdei (1265)
Punto più elevato: Monte Aquilotto (1788)
Dislivello in salita: 570
Tempo totale di percorrenza: 3,15 h
Grado di difficoltà: E
Segnaletica: Ottima
Punti d'appoggio:  Rifugio Lagdei (1265) alla partenza; Rifugio Mariotti al Lago Santo (1501); fontana al Lago Santo
Accesso stradale: Vedi mappa
Note: Non arrivare in tarda mattinata a Lagdei nelle giornate di maggiore affluenza, il parcheggio si riempie in fretta

Itinerario
A differenza del giro di Marmagna e Orsaro, che si sviluppa per buona parte lungo il crinale, questo esplora principalmente le zone immediamente sottostanti, con amene vallatine e torbiere spesso all'ombra del bosco.
Da Lagdei si segue il 727, poi il 727a verso la Capanna Schiaffino (o del Braiola, 1600): un bivacco che ci si presenta all'uscita del bosco, in una splendida conca ai piedi del Monte Orsaro.

La Capanna Schiaffino con dietro l'Orsaro

Prima di raggiungere la capanna, si volta a sinistra sul 729, verso il Lago Santo; oltrepassata una forcelletta panoramica, si torna nel bosco costeggiando la torbiera del Lago Padre (antico lago interrato). Al bivio seguente, in una pineta, si segue il 723 salendo alla Sella del Marmagna (1734), dove la vista si apre finalmente sulla Lunigiana; va ora preso lo 00 a sinistra, risalendo velocemente la schiena rocciosa del monte Aquilotto (1789). Dalla piccola vetta si domina il Lago Santo e si ha una bella visuale sul resto del crinale e le Alpi Apuane.

I dirupi dell'Aquilotto sulla Lunigiana
 
Si prosegue sul crinale fino al vicino bivio col 719a: prima attraverso un ambiente severo e roccioso, poi nel bosco, si scende fino al Lago Santo, di cui occorre compiere un ampio periplo passando davanti al Rifugio Mariotti.
Si scende dunque a Lagdei con il 723a, superando facilmente le sassaie panoramiche del monte Sterpara.
Il Lago Santo d'Inverno, sullo sfondo l'Aquilotto

giovedì 2 giugno 2011

Monte Ragola, Lago Bino e Cascata Lardana: grande anello da Cassimoreno

Punto di partenza: Cassimoreno (831)
Punto più elevato: Monte Ragola (1712)
Dislivello in salita: 1100
Tempo totale di percorrenza: 8 h
Grado di difficoltà: EE
Segnaletica: Discreta
Punti d'appoggio: Rifugio monte Ragola a Prato Grande
Accesso stradale: Parcheggiare a Cassimoreno, sopra Ferriere (Vedi mappa)
Note: Cartina al momento non disponibile!!

Itinerario
Lunga, meravigliosa escursione, raccomandabile specialmente in primavera; a breve distanza fra loro incontriamo cascate impetuose, torbiere ricoperte di fiori (fra cui specie rare) e laghi di ninfee, rocce ofiolitiche dalla forma aguzza e bizzarra e dal cuore di fuoco: un insieme davvero unico, accompagnato da vasti panorami.

Dietro la chiesa di Cassimoreno, fra antichi castagni, comincia il sentiero per Roffi; passato questo secondo gruppo di case si comincia a risalire la selvaggia valle del torrente Lardana, che si guada in corrispondenza dell'alta Cascata dell'Aquila. Si sale ora decisi fino al Lago Bino (1295), dove occorre seguire per un lungo tratto la strada inghiaiata fino a Prato Grande (1400 circa).


Se si ha tempo e buon passo, per completare l'anello consiglio qui di dirigersi verso il passo dello Zovallo, per poi salire sul Ragola dalla ripida cresta sud/ovest; altrimenti occorre raggiungere l'incrocio in prossimità del recinto per salire in cima dal versante opposto, decisamente più dolce, per poi tornare sui propri passi.
Dal suddetto incrocio si riprende a salire verso il monte Camulara, noto per i fiori e i funghi; poi si prosegue a lungo sul crinale, ormai nel bosco, fin quasi a Pian delle Fugazze; all'ultimo incrocio prima del passo, a quota 1000 metri, si volta a sinistra e si scende a Cassimoreno.

sabato 28 maggio 2011

Monte Ragola (1712)

 

Il Ragola è una montagna dal grande fascino: fra le sue rocce aspre e rossastre in primavera è facile incontrare splendide fioriture, mentre nei pratoni più in basso pascolano spesso mucche o cavalli. Dalla vetta si apre un ampio panorama sulle valli del Ceno e del Nure, e nessuna montagna di altezza paragonabile ostacola lo sguardo verso la pianura. La zona circostante offre splendidi percorsi.

Escursioni: Monte Ragola, Lago Bino e Cascata Lardana: grande anello da Cassimoreno