mercoledì 24 agosto 2016

Adamello, via normale lombarda dal Rifugio Prudenzini

In certe giornate limpide, le stradine della campagna parmense sembravano puntare dritto dritto verso una gigantesca nuvola bianca e grigia; bianca d'inverno, bianca anche d'estate, almeno fintanto che non avremo annichilito le migliaia e migliaia di tonnellate di ghiaccio che la formano: è l'Adamello, un'immensa pianura di neve affacciata sulla pianura padana.

Pian di Neve, sullo sfondo il monte Fumo

Quando ancora l'alpinismo era per me un concetto sconosciuto, salire l'Adamello era già un piccolo sogno: da bambino, l'immancabile gita col prete in val di Genova: tutte quelle cascate gonfie di potenza dovevano scaturire da una fonte inesauribile, chissà quanto lontana, quanto in alto! Cominciando ad andare in montagna via via più spesso, porzioni di Adamello sempre più grandi e più vicine mi si presentavano, allettanti: salire lassù non sembrava impossibile.

Vetta dell'Adamello, 3554 m

Finché un giorno di metà luglio l'occasione si presenta: dopo tante uscite su roccia, con Mario abbiamo voglia di un po' di alta quota; il meteo sulle Alpi è troppo incerto per affrontare salite impegnative, che pure avremmo in mente; meglio una bella via normale. Subito puntiamo alla Presanella, ma i rifugi sono pieni... così ripieghiamo qualche metro più in basso, a quel tanto a lungo sognato Adamello che si ritrova bellamente declassato a ripiego!

Alta val Salarno

Partiamo sabato mattina comodi: all'orizzonte, lungo le stradine della bassa, solo nuvole e pioggerella. L'Adamello sbuca soltanto dopo l'ennesima galleria del Lago d'Iseo, illuminato da un timidissimo sole. Risaliamo la val di Saviore ancora sotto la pioggia; ho la tentazione di acquistare un ombrello da un vucumprà nel mercato del paese, ma il prezzo non mi convince e proseguiamo confidando nella bontà delle nostre giacche a vento.

Adamello dal metano in val Camonica

La pioggia, per fortuna non fitta, ci accompagna per tutta la prima parte del sentiero 14, che da Fabrezza risale la lunga valle del Poia. Ci fermiamo a mangiare velocemente sotto la tettoia di una baita, occupata da un pastore evidentemente non troppo raffinato né amichevole viste le scritte incise sulla porta: per fortuna non è in zona!

Pioggia leggera sul sentiero 14

Passata la torbiera del lago di Macesso e i laghi artificiali di Salarno e Dosazzo, smette di piovere, e dalla nebbia cominciano a sbucare incombenti prue di granito. La carrozzabile si trasforma in una mulattiera dove è difficile destreggiarsi tra fango e merda: i miei scarponi nuovi di zecca sono piuttosto recalcitranti a lasciarsi pocciare in un tale intruglio biologico, ma li consolo all'idea che domani pesteranno finalmente un po' di neve.

Sterco pesante sul sentiero 14

Il tempo migliora
Arrivo al rifugio Prudenzini
Arriviamo al rifugio Prudenzini nel primo pomeriggio: qualche chiacchiera con il cordialissimo gestore (guida alpina) e gli altri rifugisti, un'occhiata al librone con le tante vie di roccia dei dintorni, poi ecco che dalla finestra comincia ad entrare il sole. Vale la pena andare a giocare un po' in una falesia attrezzata su un gruppo di enormi massi al centro della valle, nei pressi dell'ex rifugio.


Falesietta della val Salarno

Il granito ruvidissimo, con le sue forme grossolane e squadrate, propone linee di grande eleganza; il tutto in un contesto ambientale grandioso, con la lingua di ghiaccio del Pian di Neve che si affaccia 1000 metri più su e grandi cascate che piombano a valle. Peccato non avere le scarpette né i rinvii, ma forse è meglio così: ci siamo risparmiati un po' di bastonate!

Esteti in azione...

Rientriamo in rifugio in tempo per la cena, piuttosto affollata: al mattino sveglia per tutti - o quasi - alle 4: l'Adamello è facile ma lungo! Facciamo colazione velocemente, e siamo fra i primi a lasciare il rifugio. Appena iniziamo a salire verso il passo Salarno, nella piana al fondo della valle comincia  a dipanarsi un lungo serpente di lampade frontali.

 
Arrivo al passo Salarno

Il sentiero è ripido e faticoso, su sfasciumi, morene, zolle d'erba martoriate dal peso degli elementi. Dopo un po' compare la neve: aspettiamo a metterci i ramponi, e forse sbagliamo, siccome ci sono alcuni pendii un po' a rischio scivolata, anche se mai esposti. Siamo i primi fra quelli partiti dal Prudenzini ad affacciarci sul Pian di Neve dal balcone privilegiato del Passo Salarno.

Bivacco Giannantonj

Non avevo mai visto una superficie di neve perenne così ampia, così sfacciatamente piana: il monte Fumo a destra ci si siede sopracon i suoi grandi crepacci, mentre a sinistra l'Adamello si affaccia con una parete rocciosa un po' rotta. Verso sud, quasi alle nostre spalle, il Caré Alto se ne sta in disparte superbo, come un re in esilio: gli fa da contraltare, altissima in fondo alla pianura di neve, la Presanella, con tutto il suo seguito di ancelle di roccia e di ghiaccio. Non un'anima viva in tutto questo spazio.

Pian di Neve e Carè Alto

Per indossare piccozza e ramponi ci dirigiamo al piccolo bivacco Giannantoni, una goccia di colore giallo finita per caso in mezzo a questo immenso quadro bianco e grigio. Nel frattempo arrivano altre cordate, non c'è fretta, la giornata è grigia ma sembra tenere. Ci leghiamo in conserva per attraversare il ghiacciaio, dove comunque i crepacci sono ancora tutti ben coperti.

Si parte!

Seguiamo una linea diretta verso la parete dell'Ademello, muovendoci prevalentemente su terreno piano e sicuro. Nel frattempo altre cordate, partite dal rifugio Gnutti, sbucano dal Passo Adamello, mentre altri due puntini avanzano da nord, partiti forse dal Garibaldi: il pian di Neve comincia a popolarsi!

In conserva verso il Passo Adamello

Raggiungiamo finalmente le pendici dell'Adamello, più lontane di quanto sembrassero per via delle proporzioni, e con un breve traverso (35 gradi circa) ci portiamo sulla cresta, ricongiungendoci con la via normale dallo Gnutti. Qui, una gran quantità di ramponi appoggiati sulle rocce ci convince che è il caso di proseguire anche noi solo con gli scarponi.

Crestone sud-ovest dell'Adamello

La progressione è semplice, non si sfiora il primo grado, ma la fatica e la quota cominciano a farsi sentire... ma ormai la vetta è vicina e il panorama sui ghiacciai che ci circondano da ogni lato ci ripaga del fiatone! Tanta gente sulla vetta, e tanta altra si avvicina... le nuvole non sembrano concedere troppa tregua, così scendiamo, speranzosi di arrivare al rifugio in tempo per il pranzo.

Traffico sulla via normale

La discesa, specialmente dopo il passo Salarno, si rivelerà lunga e disagevole... del resto ce lo aspettavamo! Un bel piatto di pasta e polenta al Prudenzini, dove siamo i primi a rientrare dall'Adamello, e via che si riparte verso la pianura. Una sosta alla malga sopra il lago Salarno per comprare una "formaggina" locale, si rivela decisamente azzeccata!

E formaggio sia!

Data uscita: 23-24 Luglio 2016
Punto di partenza: Fabrezza, Saviore dell'Adamello (1456)
Punto più elevato: Adamello (3554)
Dislivello: +800 il primo giorno; +1350, -2050 il secondo giorno
Tempo totale di percorrenza: 2,30h il primo giorno, 10 h il secondo giorno
Grado di difficoltà: F+
Punti d'appoggio: Rifugio Prudenzini (2226), Bivacco Giannantonj (3169), recentemente risistemato (presenti coperte)
Periodo consigliato: Estate
Note segnaletica: Cai fino al rifugio Prudenzini, buona traccia con ometti fino al Passo Salarno, poi traccia su ghiacciaio. Ometti sulla cresta finale
Accesso stradale: Dalla strada statale 42 della val Camonica prendere l'uscita per Barzo / Demo, dopo un lungo tunnel. Da Demo seguire le indicazioni per Saviore dell'Adamello. Fare attenzione una volta entrati nel paese a un bivio sulla sinistra (indicazioni per rifugio Prudenzini), dunque ad un altra svolta secca a destra. Dopo circa 7 km di strada asfaltata (un solo guado verso la fine può risultare disagevole dopo forti piogge o a inizio stagione) si raggiunge il rifugio Stella Alpina in località Fabrezza, dove si parcheggia.