domenica 16 dicembre 2012

Tramonto infuocato sul monte Prinzera

Il monte Prinzera (736 m) è un imponente affioramento di ofioliti, rocce eruttive abbastanza diffuse nell'Appennino parmense e piacentino: si trova a circa 30km da Parma, presso l'antica via Francigena e la moderna statale della Cisa. Dà il nome a una riserva naturale orientata, volta a preservare la grande varietà di piante e fiori di questo ambiente: tutta l'area è percorsa da sentieri ben tenuti con gradini e staccionate in legno, aree di sosta, pannelli esplicativi, percorsi per disabili, e un centro visite poco prima di Boschi di Bardone.

Case Prinzera




La zona è ricca di fascino, ma non può certo dirsi idilliaca: il passo della Cisa è oggi meta di pellegrinaggio di tanti motociclisti, il cui rombo vicino può infastidire; guardando a valle balza all'occhio la ciminiera di Fornovo con la sua colonna di fumo; e in cima al Prinzera, nel cuore della riserva, svetta un ripetitore alto decine di metri.

Cippo sulla Cima


Cippone poco lontano!

La prominenza di questa montagna sulla pianura fu sfruttata già durante la Seconda guerra mondiale: da qui partivano le comunicazioni radio dirette a Parma quando arrivavano da ovest gli aerei alleati carichi di bombe; e le antenne restano ancora oggi, con altri scopi per fortuna! come sul vicino monte Cassio, sul Molinatico, sul monte Canate.



Il Prinzera si può raggiungere con vari sentieri, sempre facili, da due zone principali: lungo la strada della Cisa, presso il centro visite della Riserva, partono tre itinerari sulla sinistra; da Boschi di Bardone comincia la stradina per raggiungere il ripetitore, chiusa al traffico; ulteriori itinerari salgono dall'altro versante, la valle di Terenzo, dove si trova la splendida pieve romanica di Bardone. Lungo i sentieri ci sono alcuni pannelli con mappe, non facilissime da decifrare, ma i percorsi sono relativamente brevi e sicuri.





Si passa da boschetti e piccole brughiere alla zona brulla degli affioramenti rocciosi. Sconsigliato salire in piena estate per la quota bassa e il caldo; in primavera si possono ammirare i fiori rari che crescono sulle rocce vulcaniche; in autunno inoltrato la grande varietà di piante regala piacevoli incroci di colori.



Ma forse la stagione più affascinante qui è l'inverno: poche auto e soltanto i motociclisti più temerari lungo la strada vicina; sulla neve le tracce dei numerosi animali che frequentano la zona; mentre la luce radente del sole accende il rosso delle ofioliti. Quando la pianura e le valli sono coperte di nebbia si godono panorami straordinari, e se il cielo è limpido si può vedere una bella fetta di arco alpino. Conviene davvero aspettare il tramonto, con le rocce infuocate e il mare di nebbia tutto intorno, mentre spuntano le prime stelle!





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