domenica 15 dicembre 2013

Passo Croce Domini, anticima del monte Frenone: con la piccozza sull'erba

Passo Croce Domini, punto di confine: a ovest val Camonica, a est val Sabbia; a sud Prealpi, a nord Alpi. Non più montagnoni erbosi e tondeggianti, che a stento superano i 2000 metri; bensì valloni glaciali, pareti ombrose, gli imponenti bastioni meridionali dell'Adamello.

Monte Frerone
In una meravigliosa e mite giornata di sole, con la neve ormai in sofferenza per l'anticiclone persistente, decidiamo con Mario e Alessandro di salire un po' più in alto del solito, e parcheggiamo in località Bazena (1800): qui termina il tratto di strada normalmente percorribile in inverno salendo da Bienno (il passo è sbarrato, anche se una traccia evidente taglia per il campo: con le catene probabilmente si può fare).

La conca di Bazena
Il clima è godibilissimo, alle 10,30 ci mettiamo in marcia senza le ciaspole e saliamo di buon passo fino a Malga Valfredda (2045), col suo laghetto ghiacciato. L'orizzonte è chiuso da una bella corona di cime dominata dal monte Frerone (2664). Proseguiamo sempre sul sentiero 1, sulla carta una mulattiera, nella realtà un traverso costantemente a nord-ovest, con neve dura e diversi passaggi da fare con cautela.

Malga Valfredda
Mano a mano ci rendiamo conto di stare compiendo un amplissimo semicerchio attorno alla val Fredda, perdendo di fatto molto tempo utile; raggiunta una prima forcella ci affacciamo sulla valle di Cadino, con una strada molto più diretta verso quello che ormai era il nostro obiettivo: il lago della Vacca. Dopo aver indossato i ramponi, sempre su infinito traverso (la gamba sinistra ormai è diventata più lunga della destra!), raggiungiamo finalmente il Passo Valfredda (2321).

In terzo piano Cima Laione e Cornone di Blumone

Erba fredda!
Sono le 13 passate, e avremmo ancora un'ora abbondante di sentiero per raggiungere il lago; così decidiamo di tentare il più vicino monte Frerone, abbandonando il sentiero 1 e proseguendo sempre a sinistra sull'instancabile traverso. Nel frattempo però abbiamo cambiato versante, siamo a sud e la poca neve rimasta è marcia; presto inoltre ci troviamo a dover affrontare un passaggio attrezzato non banale, con alcuni canali pieni di neve che ci rubano altri minuti preziosi.

Sono ormai passate le 14 e la vetta del Frerone, oltre un vallone, è ancora lontana. Il tempo chiaramente stringe, e non sappiamo nemmeno in che condizioni troveremmo il sentiero in alto; così ripieghiamo su una cima erbosa più vicina: pensavamo di risalirla in pochi minuti, ma il terreno ripido e scivoloso ci richiede una mezz'oretta. Mario (che mi ha gentilmente prestato i bastoncini) nell'ultima parte è addirittura costretto a piccozzare, alla faccia delle zolle! Non avendo nome, ci ripromettiamo di battezzarla: sarà Cima dell'Erba Fredda (2500 circa), appunto in Val Fredda.

Uno sguardo verso le Alpi Retiche


Il panorama è uno dei più vasti che abbia mai visto: una successione infinita di cime altissime, meravigliose, che purtroppo non abbiamo il tempo di ammirare abbastanza: riconosciamo Disgrazia, Bernina, Pizzo Badile, Monte Rosa, Monviso lontanissimo; mentre i nostri Appennini che sbucano a sud oltre la nebbiolina fredda della pianura li riconosciamo bene! W Cima dell'Erba Fredda!




Val Camonica e Alpi lombarde
La mole del Frenone ci copre la vista a Nord-est, ma vediamo bene come la via per la cima sarebbe stata oltre i nostri limiti: rocce, neve e versanti troppo ripidi. Trangugiati i nostri panini - neanche il tempo di un bell'autoscatto! -  scendiamo: Mario e ancor più Alessandro sono preoccupati di arrivare col buio alla Malga Valfredda, dov'eravamo quasi 4 ore prima: ma li rassicuro che tagliando per la valle/altopiano ci metteremo molto meno tempo.


Ci impegniamo così a improvvisare un itinerario, seguendo i versanti meno ripidi e prendendo punti di riferimento precisi: alcune tracce e la giornata limpidissima naturalmente aiutano molto; se ci fossimo trovati con la nebbia a vagare da queste parti sarebbe stato davvero un problema! Attorno alle 16, senza aver fatto le corse, siamo così a Malga Valfredda, ormai vicini all'auto: e ci godiamo una meritata pausa con gli ultimi raggi del sole sulla valle che abbiamo prima aggirato e poi tagliato.


Sopra il lago ghiacciato di Valfredda
Il tramonto è strabiliante, con il sole che scende a vista d'occhio dietro la montagna di fronte a noi, e uno spicchio di Alpi in direzione Val d'Aosta che ancora mostrano i loro profili, dominate da strisce vivissime di rosso... una giornata meravigliosa, dove abbiamo potuto sia saggiare condizioni diverse della neve, sia sperimentare come d'inverno, più che seguire fedelmente il sentiero, sia importante saper bene leggere e interpretare il territorio; e nei luoghi che si conoscono soltanto dalla mappa (magari 1:50000 e come se non bastasse pure Kompass...), l'operazione non sempre è facile, ma è sempre bellissima.

Itinerario: in arancione la salita, in verde la discesa (approssimativa)

 

Nessun commento:

Posta un commento