giovedì 5 dicembre 2013

Gruppo di Carega, il fascino invernale delle Piccole Dolomiti, Parte 1

Il massiccio, enigmatico castello di Illasi domina la parte bassa dell'omonima valle, coperta da una dolce distesa di vigneti. L'orizzonte è chiuso a sud dall'opaca pianura veronese, a nord dai contrafforti dell'altopiano dei Lessini e dalle cime scintillanti di neve del Gruppo di Carega: è là che siamo diretti, verso il primo assaggio di Dolomiti che si incontra dalla Pianura Padana.


Ormai in capo alla valle incontriamo Giazza, aggrumato sul fondo di una buca stretta e freddissima, uno degli ultimi paesi dove sopravvive la parlata germanica dei Cimbri; la strada si fa ora più tortuosa e innevata, ma procediamo senza problemi fino alla località Lago Secco (1100 circa), poco sotto il rifugio Boschetto, dove parcheggiamo e ci attrezziamo per partire.


Dopo un primo tratto pianeggiante sul sentiero E5 (tratto del sentiero europeo fra Costanza e Verona) imbocchiamo sulla destra il 276, diretto al Passo Tre Croci. Risaliamo a zig zag il versante sempre più ripido della montagna, in un bel bosco di abeti, e abbiamo modo di trovare diverse condizioni di innevamento: neve ghiacciata prima, fresca dopo; per cui indossiamo via di seguito ramponi e - il fortunato Mario scelto come batti-traccia- le ciaspole (se ne poteva anche fare a meno, ma non conoscendo il sentiero e avendo l'attrezzatura l'abbiamo usata).


Salendo di quota il bosco alterna larici faggi e abeti, e il panorama inizia ad aprirsi sopra di noi sul Gruppo Tre Croci e il monte Plische (l'obbiettivo fallito della giornata...), e dall'altra parte della valle sul marcato spacco del Passo Pertica, col suo rifugio (l'obbiettivo raggiunto del giorno dopo!). Ultime fatiche sui facili traversi in salita con la neve crostata e siamo al Passo Tre Croci o di Lora (1717), contrassegnato da un bell'accumulo di neve ventata.


Qui possiamo apprezzare il motivo del nomignolo "Piccole Dolomiti" di cui si fregiano queste montagne, che sul versante vicentino precipitano con guglie ardite ed eleganti di dolomia. Dietro, in un singolare contrasto, si distendono le colline riposate di Valdagno e Val d'Astico e la pianura veneta, mentre più lontano si riconoscono i profili delle "Grandi" Dolomiti, le Pale di San Martino e la Schiara.


Un gruppo di scialpinisti scende dal ripido fianco del monte Plische, verso il rifugio Battisti; mentre noi, pur tentati di proseguire verso il rifugio Scalorbi, dobbiamo tornare indietro per l'ora ormai avanzata. Incontriamo un simpatico escursionista veronese che ci fa compagnia durante la discesa, svolta sullo stesso sentiero dell'andata. Puntavamo a dire il vero a scendere con il 190 per fare un anello, ma non riusciamo a trovarne l'imbocco...


Lungo la discesa, il sole del pomeriggio dona meravigliosi colori caldi alla coltre nevosa, e crea un'atmosfera fumosa e surreale fra gli abeti: questo incantesimo a quanto pare si rivelerà maligno, siccome poco dopo scendiamo a "culone" facendo le prove di arresto con la piccozza (avendo portato anche lei...), e in una di queste operazioni a Marco si sfila la giacca dallo zaino: sfortuna vuole che in quel momento fosse ultimo di fila, e ci accorgiamo così dell'imprevisto soltanto alla macchina, con ancora 30 minuti scarsi di luce a disposizione per tornare indietro a cercarla. Marco (che nella giacca aveva anche documenti e telefonino) è costretto a tornare il giorno seguente per la ricerca, e io decido di accompagnarlo...


...Continua!

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