lunedì 29 giugno 2015

Via Erik alla parete ovest del Monte Corchia. Il piacere di fare multipitch sulle Apuane

Delle vie lunghe in Alpi Apuane, Erik è da annoverare fra le più facili: se ne apprezzano soprattutto l'avvicinamento comodo, i bei panorami anche sul mare, l'arrampicata varia, divertente, mai troppo sostenuta ma con passaggi tecnici. Va comunque considerata una via alpinistica a tutti gli effetti: si risale una parete di 200 metri, dove è facile cadano pericolosi sassi mossi da altre cordate; la chiodatura non è proprio da falesia, ci sono tratti di 5 metri o più senza spit (anche su difficoltà di IV), spesso in placca e dunque improteggibili. Delicata infine l'uscita.

Mario sul quinto tiro di Erik (non è neanche così storta la foto!)

Data uscita: 30 maggio 2015

Punto di partenza: Passo Croce (1149)

Durata: 3,5 / 4 ore (0,15 avvicinamento, 2,5 / 3 ore la via, 40 minuti la discesa a piedi)

Dislivello in salita: 200 metri (50 circa di avvicinamento)

Grado di difficoltà: D+

Chiodatura: A spit, un po' arrugginiti e talvolta distanti

Punti d'appoggio: Alimentari e bar a Levigliani

Esposizione della via: Ovest

Periodo consigliato: Tarda primavera, estate (parete a ovest in ombra al mattino), autunno

Accesso stradale: Salendo da Seravezza lungo la strada per la Galleria del Cipollaio, svoltare al primo bivio per Levigliani e l'Antro del Corchia. Appena entrati in paese sale una strada sulla destra, che subito si biforca (a destra si va all'Antro, strada chiusa al traffico): svoltare a sinistra, e con una serie di tornanti raggiungere il Passo Croce. Da qui in poi la strada ha tratti sterrati e dissestati, si può arrivare fino a Fociomboli ma per Erik conviene parcheggiare ad uno spiazzo sulla sinistra in prossimità di un evidente tornante.

Avvicinamento: Si prosegue sulla strada sterrata e poi di nuovo asfaltata superando un ponte; sulla destra si incontra un prato e lo si risale su traccia fino alla base della parete.

Parete ovest del Monte Corchia


Dopo la visita alle Guglie della Vaccareccia, è rimasta tanta fame di buon calcare apuanico; stavolta decido di dividerlo con Mario, reduce da un'unica esperienza semi-arrampicatoria piuttosto friabile, lo scorso novembre sul Contrario. Partiamo da Parma, autostrada fino a Pietrasanta, ci riforniamo a Levigliani e poco dopo le 10 siamo già sotto la bella parete ovest del Corchia. L'avvicinamento stradale e a piedi è davvero un lusso paragonato a quelli sul versante nord delle Apuane (Vinca, val Serenaia, rifugio Rossi...).

Parcheggio comodissimo

C'è un'altra cordata da tre qualche tiro sopra di noi, che sembra piuttosto in difficoltà... la giornata è buona ma molte nubi basse si annidano fra le cime attorno. Comincio io: primo tiro (4c) su placca appoggiata, qualche passo su placchette: sarà il liet motiv della via.

Primo tiro

Bella e comoda sosta su cengia: il secondo tiro parte leggermente a sinistra aggirando un masso sporgente (4c), poi di nuovo placca facile fino alla sosta, che Mario salta. La via torna a salire verso destra, sempre su placca (IV), spit molto lunghi qui... necessaria fiducia nell'equilibrio! Eccoci al quarto tiro, tocca di nuovo a me, e decido a mia volta di concatenarlo col successivo. Nel frattempo è scesa un po' di nebbia, che rende lo scenario molto più severo.

Terzo tiro

Si parte sulla solita placca (IV), con i passaggi un po' più delicati isolati, fino alla sosta molto scomoda che salto. Quinto tiro, quinto grado: si cambia musica! La via traversa a destra su placca liscia verso uno strapiombino (5c): faccio fatica a fare un cambio piede per traversare, mi tocca azzerare per rinviare la corda, non fidandomi degli ormai 3 metri e rocce che ho sotto il sedere... lo strapiombino lo aggiro a sinistra e proseguo poi senza più barare su una breve fessura e traverso in placca fino alla sosta.

Quinto tiro

Il tiro dopo (il sesto) sono contento di lasciarlo fare a Mario da primo! Si parte anche qui con uno strampiombo, un po' più maniglioso, poi il tiro prosegue su una placca parecchio liscia, che si supera più facilmente mantenendosi a destra... spit piuttosto lontani anche qui, sul 5b si apprezzerebbero! Sosta un po' scomoda per Mario, sotto un tetto; lo raggiungo e riparto io sul tiro dopo, con breve pausa erbosa in traverso a sinistra, nuova sosta (migliore della precedente come visibilità) e poi una nuova bella placca (5b).

Placca sul settimo tiro

L'ultimo tiro con del V (cioè l'ottavo) è per Mario, ed è proprio bello: inizio con marcato tetto a scaglie (5b), poi camino, anche lui ben appigliato ma esposto (IV+). A me l'onore e l'onere di terminare la via, con quella che già prevedo essere una ravanata. All'inizio si arrampica: placche di III e qualcosina di IV, un lunghissimo tratto senza ferro fino all'ultima sosta su marmo bianchissimo.

Il camino dell'ottavo tiro

Qui rinvio e decido di proseguire legato sulla parte finale della parete, un ripido pendio erboso dove mi cimento nella famosa disciplina della Paleo-Traction in veste estiva. Meno male che quest'erba è robusta! Arrivato in cresta faccio sosta su un albero e recupero Mario. Purtroppo la nebbia ormai è inamovibile, e ci nasconde la vista delle belle montagne tutto attorno, e persino dei canali ripidissimi sotto di noi.
Emersione dal paleo alla fine della via

La discesa avviene sul versante nord, con un buon sentiero nel bosco: lo si trova facilmente una volta in cresta, va imboccato a sinistra, si traversa la parte alta di un canale per poi scendere nella faggeta fino a incrociare la sterrata fra Fociomboli e il rifugio del Freo. Prendendola a sempre a sinistra, in 15 minuti siamo di nuovo all'auto, soddisfatti della bella salita ma un po' stufi di arrampicare per la nebbia e il fresco! Gente da Verdon...

Nebbia in cresta

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