martedì 11 giugno 2013

Val Campelle, nel cuore del Lagorai col Cai: secondo giorno

Dopo un sonno ristoratore di ben 5 ore, ci rimettiamo in sesto per una nuova giornata in cammino. Il tempo sembra promettere bene, ma le previsioni meteo dicono tutt'altro; già dalla sera prima, gli istruttori hanno così deciso di cambiare itinerario, restando più bassi: dal Rifugio Sat Lagorai (1310), invece di salire verso il Passo Cinque Croci, percorriamo la strada asfaltata a tornanti verso Malga Cenon di Sopra, dove termina l'asfalto.


 
 

Proseguiamo con un lungo traverso nel bosco, sul versante opposto della val Campelle rispetto a quello percorso il giorno prima, fino a raggiungere l'incantevole radura di Primalunetta (1772): fra campi tosati quasi fossero da golf, baite e chiesette, godiamo di una vista meravigliosa sulla corona di cime soprastante e i paesi della Valsugana in basso.




Alcuni "contadini" ci consigliano gentilmente un possibile percorso: il tempo sembra ancora reggere, così risaliamo con ottimo sentiero la vallatina davanti a noi fino a sbucare nell'ambiente più aspro e roccioso di Malga Primalunetta di Sopra.



Ritroviamo una carrareccia, ma la abbandoniamo presto per salire alla Forcella del Dogo (1972): mantenendoci sulla spartiacque in uno scenario ormai scabro e del tutto privo di piante, guadagniamo la sommità del monte Cima (2032).




Caratterizzato dalla presenza di cave di quarzo, il 2000 della nostra giornata è l'ultima elevazione significativa della dorsale che si stacca dalla cima d'Asta, separando le valli Campelle e di Grigno. Potremmo godere di un ampio panorama, ma purtroppo attorno è ormai tutto coperto e il tempo sta cambiando a vista d'occhio: nuvole basse cavalcano da sud la Forcella del Dogo, e insieme alle prime gocce giungono echi di tuoni sempre più vicini.



Ci conviene abbandonare velocemente questa zona iper-esposta alle intemperie, così torniamo sui nostri passi fino alla carraia abbandonata dopo Malga Primalunetta di Sopra. Raggiungiamo la Cappelletta di San Bortolo (1722), dove ci attende una ripida e lunghissima discesa nel bosco, quasi 1000 metri di dislivello fino ai paesini sopra Strigno.

Oltre tutto comincia a piovere a dirotto, rendendo il percorso viscido e insidioso... se non altro possiamo testare l'impermeabilità dei nostri capi! L'arrivo a Samone è una piccola liberazione, peccato non ci sia neanche un bar dove prendere qualcosa aspettando il pullman... ci accampiamo così nella piccola piazza sopra la chiesa, fornendo ai paesani uno spettacolo insolito di giacche e zaini appesi ovunque e gente in mutande o ciabatte da hotel!
 (Tutte scene che ovviamente la mia macchina fotografica si è rifiutata di immortalare, ma aspetto immagini da chi di dovere per testimoniare le ultime gesta eroiche della lotta con l'Alpe.)

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