mercoledì 26 giugno 2013

Benvenuti in (Gran) Paradiso, primi passi sopra i 3000 col Cai

Alla fine della mia prima escursione in alta montagna, la sensazione più forte è stata il dolore alle ginocchia: una discesa di 1700 metri con uno zaino di 15kg in spalla non la avevo mai fatta, e di certo non la rifarei volentieri domani mattina!


Ma le emozioni provate lungo tutto il percorso, quelle hanno fatto dimenticare il peso e la fatica! Cascate fragorose e lucidi meandri di ruscelli, stambecchi assuefatti alla presenza dell'uomo e rapaci silenziosi, marmotte e amici: tutto in una cornice di montagne meravigliose, sempre diverse fra loro.
Non per nulla un posto simile si chiama Gran Paradiso, ed è il più antico parco nazionale italiano.


 
Durante il giro siamo stati assistiti con attenzione dagli istruttori e aiuto-istruttori del Cai di Parma, sempre preparatissimi e alla mano. Talvolta verrebbe da pensare che eccedano in prudenza, che mantengano un passo troppo lento, oppure troppo veloce e senza soste... ma alla fine le circostanze danno sempre ragione a loro. La prudenza non è mai troppa in montagna, come le tragedie ci insegnano ormai ogni fine settimana; e adeguarsi al passo del gruppo è un segno di maturità.




Certo, personalmente penso di avere rotto non poco gli schemi (per non dire i coglioni!) andando ora davanti, ora in mezzo, ora dietro il gruppo per scattare più foto possibile, facendo rallentare gli altri e dovendo io accelerare per riprenderli dopo... ma che angoscia al pensiero di perdere gli scorci meravigliosi che si presentavano ogni due passi! La fotografia aiuta a imprimere nella memoria i momenti più belli, e in questo caso valeva davvero la pena fare i giapponesini.



La sera di sabato, nel notevole  Rifugio Vittorio Sella (2584), ci siamo concessi la solita parentesi loc-al-colica: la specialità qui è la Grolla, cioè caffè alla valdaostana (con grappa, Genepì, zucchero e scorze) servito in fiamme entro una caratteristica brocca di legno, cosparsa di zucchero caramellato e munita di tanti boccali quanti sono i bevitori. Ci siamo comunque andati piano, siccome il mattino seguente la sveglia è stata severa!

 
 
Il progetto originale prevedeva di salire al Col du Loson (3296) per poi scendere in Valsavarenche e farsi venire a prendere lì dal pullman; ma la presenza di scariche di sassi e neve lungo il percorso, ha fatto ripiegare gli organizzatori su un percorso alternativo, più sicuro: il Col della Rossa (3195), che sbuca in due valloni diretti verso Cogne. Abbiamo così potuto completare un quasi-anello, essendo partiti il sabato da Valnontey.




Sorprendente la quantità di neve ancora presente sopra quota 2500: la discesa dal Colle della Rossa sul versante nord si è rivelata faticosa, siccome la neve spesso cedeva facendoci sprofondare anche fino alle cosce! Comunque ho potuto sperimentare metodi di discesa sulla neve, tipo appoggiare prima il tallone poi il resto del piede... Anche nei tratti più ripidi, mi riusciva di scendere come in una corsetta leggera, un po' goffa ma efficiente!




L'aspettativa ora è quella di rifare giri del genere, magari raggiungendo finalmente una cima... se possibile con uno zaino più "umano"!

 
 
 
 

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