giovedì 20 marzo 2014

Cresta ovest Orsaro e canalino Marmagna: erba neve e roccia in Appennino!

La cresta ovest dell'Orsaro alle nostre spalle si spicca in un ultima lingua elegante di neve, prima di sprofondare nel cupo dei boschi della Valdantena. Di fronte a continua a salire ripida verso il crinale, metà all'ombra e metà al sole, impennandosi in risalti scuri di roccia.

La parte centrale della cresta

E' la mia prima esperienza su terreno schiettamente alpinistico. Federico, mentre sbrogliamo la corda, mi spiega come fargli sicura col secchiello, il senso dei vari segnali dalla distanza, dei nodi, delle soste. Appena parte, lo sento lanciare grida di gioia non previste dal codice comportamentale alpinistico: ha trovato un chiodo arrugginito ficcato nel cuore dell'arenaria macigno del primo risalto roccioso!

Il Braiola visto dalla parte centrale della cresta

Veniamo così a scoprire che altri prima di noi hanno percorso e attrezzato questa cresta, nascosta in una delle zone più selvagge dell'Appennino. Troveremo altri chiodi, per fortuna più recenti e solidi, utili per assicurare le soste. Se il primo tiro non ci dà grossi problemi, il secondo si dimostra subito il punto chiave della cresta: una placca di 6 o 7 metri, appoggiata ma non troppo, con uscita leggermente in strapiombo sull'erba misto neve, rigata di venature e con qualche appoggio poco affidabile.





Uscita primo tiro (foto Federico)
Federico procede con cautela, ficcando qua e là friends e cordini, calibrando i movimenti e provando diverse soluzioni... cerco di tenergli la corda il più tesa possibile, pur supponendo che non sarebbe salito di lì se avesse messo in conto l'eventualità di cadere; forse è per questo che ci pensa tanto, salendo da primo rischia di più e vuole essere sicuro al 100%! Facendo queste considerazioni, mi prefiguro che la mia salita da secondo sarà più facile del previsto.

Il secondo tiro dall'alto (foto Federico)




E invece no... con le punte dei ramponi sfrutto le vene dell'arenaria e sui primi passaggi non ho grosse difficoltà, ma una volta sotto l'uscita le mani hanno perso sensibilità per il freddo e anche le braccia sono un po' a corto di benzina! Per fortuna Federico si è avvicinato alla paretina per farmi sicura e darmi sostegno, siccome mi tocca prendere in considerazione un'ipotesi da lui scartata: non quella di cadere, ma quella di appendermi per recuperare energie e smorzare la tensione ormai alle stelle!

Fiatone dopo il terzo tiro, foto Federico






Non mi infastidisce tanto l'esposizione, quanto l'idea di avere la vita attaccata a una mezza corda legata a una sosta che non ho ancora visto... ma mi fido del Red Climber, mi tocca, spero non voglia neutralizzare così il suo blogger rivale parmense! Re-infilati i guanti e ripreso un minimo di fiato, metto il piede nel posto suggerito da Federico, che blocca la corda al momento giusto permettendomi di superare quest'ultimo passaggio da lui valutato come quarto grado generoso... una stupidaggine da Pareti, al chiuso e al calduccio con sotto i materassi!


Tutta la parte alta della cresta ovest

Rossetti è gasatissimo, questo è il suo terreno, il suo mondo... si vede che si sta divertendo come un bambino pur mantenendo una sicurezza e un controllo della situazione degni di una guida alpina: <<Piaciuta la tua prima uscita alpinistica!?>> Sì e no, queste cose preferirei tornare a farle d'estate senza i ramponi e con un minimo di gradualità! I successivi tiri sono ancora ripidi ma più semplici, con qualche roccetta e il misto-erba tipico dell'Appennino primaverile. Sbuchiamo sul crinale dopo aver superato un bel cornicione, ci sleghiamo e in breve siamo in vetta all'Orsaro dove tira un vento fortissimo.


Fermarsi a mangiare è improponibile, torniamo sui nostri passi fino alle rocce sopra la Bocchetta dell'Orsaro. Non le affrontiamo direttamente, c'è davvero molta neve sopra e il sole ci batte da stamattina; seguiamo il percorso del sentiero, scendendo verso la Lunigiana su pendio ripido e marcio, e proseguendo in traverso verso la bocchetta. E' un momento delicato, la concentrazione tende a calare pensando al panino nello zaino, ma mettere un piede nel posto sbagliato o scivolare per lo zoccolo che si crea sotto i ramponi è un attimo... anche il timore di suscitare una valanga su questo pendio "baciato" dal sole non è così infondato.

Scendendo verso la bocchetta

Comunque raggiungiamo il valico e possiamo mettere mano al cibo. Federico scopre con piacere fra due sassi la sua sacca dei ramponi, che aveva perso un paio di settimane prima nel suo ultimo giro da queste parti. Ora ho capito come mai tutta questa voglia di andare sull'Orsaro!

Il ritrovamento!
Il mezzo panino mi ridona l'energia persa, e quoto pienamente di andare a vedere com'è messo il canalino del Marmagna, dove non è ancora passato nessuno dopo l'ultima nevicata (circa una settimana fa).

Uscita del canalino del Marmagna

Il versante sud del Braiola
Percorriamo il crinale del Braiola, poi traversiamo in leggera discesa portandoci sotto il canale, che rimane ancora quasi tutto il giorno in ombra. La neve è polverosa, e il percorso si fa via via più ripido: la cosa non mi impressiona, è un po' come salire le scale (con neve ghiacciata sarebbe stato ben diverso!) e decido che non vale la pena di legarsi... meglio uscire prima possibile da un luogo che potrebbe rivelarsi una trappola in caso di valanga!

Il cupolotto sommitale del Marmagna


L'uscita su doppia cornice alta qualche metro sfiora i 50 gradi, e ricevo consigli utili per la progressione sul ripido: la mia piccozza lunghissima e vetusta fa il suo buon lavoro, cacciandosi nella neve in profondità e facendo ottima presa, in concomitanza col pugno sinistro che fungerebbe da seconda picca. Le paretine che chiudono il canale sono ancora coperte di neve, dando un sapore alpino a questo breve canalino nascosto sotto una delle montagne più frequentate dell'intero Appennino.


Lago Santo dall'alto
Sbuchiamo così sulla cresta nord-est del Marmagna, con un improvviso e insolito scorcio sul Lago Santo. Una salita non proprio breve ci porta in cima, dove ritroviamo la civiltà: centinaia di tracce (sci, ciaspole, scarponi, forse ramponi, forse sandali...) ricoprono i pendii a sud-est dove passa il sentiero. La notte dello scorso mercoledì, subito dopo la nevicata, la situazione era ben diversa!




Seguendo un semplice crinalotto sbuchiamo sul 723 nella Pineta del Lago Santo, e in breve siamo al rifugio (chiuso). Il ghiaccio lo troviamo soltanto sul sentiero iper-battuto che scende a Lagdei, una vera e propria pista da slittino dove tirare culate è fin troppo semplice... chissà quante ne saranno occorse i giorni successivi coi rifugi aperti!


Hanno portato la mimosa
alla Madonnina del Marmagna!
A Lagdei finiamo l'altra metà del panino; Federico ha un po' fretta siccome alle 18 deve essere al lavoro. Abbiamo camminato 7 ore comode, fatto circa 1000 metri di dislivello, la maggior parte delle soste sono state quelle per assicurarsi alle corde... e il Rossetti durante il rientro già si mette d'accordo con il Piazza per un'altra uscita ancora più pesante il giorno successivo, dopo una serata riposante di lavoro... che energia! Tra l'altro lo ringrazio per le foto 3, 4 e 5 del post che mi sono permesso di rubargli!

In rosso l'itinerario dalla Bocchetta dell'Orsaro al Marmagna attraverso il canalino

Rimando a lui per le relazioni tecniche, con info più specifiche e altre foto.

Cresta Ovest Orsaro

Canalino Marmagna

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