mercoledì 21 agosto 2013

Into the wild Lagorai: Montalon e cima Stellune

Nessuno attorno, solo le rocce: un'infinita distesa di rocce rossastre, nere, grigie. Tutto l'essere concentrato nello sforzo di un nuovo passo, un nuovo gradino quasi naturale sul sentiero che non dà tregua né punti di riferimento; il cervello vede le nubi basse che avanzano e protesta timidamente, ma per il cuore manca poco, non si può tornare indietro dopo tanta fatica. Dopo un ultimo bastione, ecco finalmente la croce: ecco finire le rocce, la montagna, la terra e cominciare le nuvole e il cielo.


La mia prima vetta impegnativa sulle Alpi si chiama Cima Stellune, e fa parte della Catena del Lagorai: montagne meravigliose e incontaminate, caratterizzate da lunghe valli boscose, rocce vulcaniche e numerosi laghi in alta quota che con ogni probabilità hanno dato loro il nome. Ero già venuto qui con il Cai, i primi di giugno (vedi Val Campelle, nel cuore del Lagorai); ma il maltempo e la neve ancora abbondante ci avevano impedito di apprezzare fino in fondo questi luoghi: così ho deciso di tornarci in giornata a estate inoltrata e con un buon allenamento, per fare un giro il più possibile completo.

 
Il viaggio è lungo, e arrivo al rifugio Sat Lagorai (1310) poco prima delle 10. Risalgo in un bel bosco di larici la valle del Montalon, con il sentiero 362 - percorso in parte in discesa nella scorsa uscita - e in un'ora raggiungo la malga di Montalon (1868).


Qui la valle si è ormai aperta a mostrare un ventaglio di splendide cime, e decine di mucche pascolano nei dintorni, insieme a due splendidi cavalli bianchi: uno, vedendomi mangiare, si avvicina con non-chalance e allungando il collo oltre la staccionata dà una frugata veloce al mio zaino che non faccio in tempo a spostare... per fortuna non lo ruba insieme al panino che c'è dentro!


Abbandono presto questo luogo bucolico, siccome ho le ore contate. Continuo a salire fino al bel lago di Montalon (2089), sormontato dall'omonima forcella (2133) che si affaccia sulla valle delle Stue e la val di Fiemme.


 Imbocco qui sulla destra il sentiero 322, parte della Translagorai, il famoso e impegnativo trekking di più giorni che cavalca tutto il crinale fino al passo Rolle. Incontro ora vari escursionisti, probabilmente saliti dal "vicino" passo Manghen; insieme alle solite mucche al pascolo, spesso in mezzo al sentiero, ma comunque mansuete come solo le mucche sanno essere!

Di fronte a me svetta un'elegante montagna, che subito scambio per cima Stellune: si tratta invece del Cimon di Busa Grana (2510); la "mia" montagna appare poco dopo, ben più massiccia e rocciosa, lambita da nuvole basse.


Attraversando una grande pietraia color violetto ai piedi del monte Montalon, mi accorgo del meraviglioso lago delle Stellune (2091) in basso alla mia sinistra, dal quale sale una miriade di scampanellii di mucche.

Terrazzamenti e sentieri ciottolati testimoniano un faticoso lavoro di pastori o di soldati durante la Grande Guerra.

Al bivio scendo a sinistra, avvicinandomi al lago, e al successivo incrocio salgo verso la forcella di val Moena (2294). In un ruscello incontro una vipera, che mi rivolge soffi non proprio amichevoli: giusto il tempo di un paio di foto (venute male, col mio grandangolo) e giro alla larga, peace and love sister, veditela con le aquile... Alla forcella arrivo alle 13 e mi concedo un nuovo pezzo di cioccolata, mentre una mucca più allenata delle altre salita fin qui non mi leva lo sguardo di dosso: non si può proprio mangiare in pace!


Mi aspetta ora il tratto più impegnativo della giornata, 300 metri di salita (con già 1000 sulle gambe) su terreno severo fino a cima Stellune (2605). Imbocco il sentiero 321 e incontro quasi subito il bivio, segnalato con la vernice su un masso. Il primo tratto è una ripidissima scalinata, mai troppo esposta ma comunque dove non conviene scivolare (e specialmente in discesa la ghiaietta può risultare antipatica). Successivamente si sbuca su una sorta di grande altopiano-pietraia, da dove la cima appare ancora lontana.

 
La vista sul lago delle Stellune a destra e sulla drittissima e verde val Moena alle spalle è meravigliosa; mentre all'orizzonte, coperte dalle nuvole, riconosco le Dolomiti fassane.


Il sentiero risale a zig zag la grande pietraia, privo di segnali al di fuori degli ometti ma comunque ben tracciato. In prossimità di un ripiano con resti di strutture di guerra, comincia un nuovo tratto molto ripido, ma per fortuna breve, e al termine si risale l'ampia cresta sommitale fino alla croce. Purtroppo le nubi in avvicinamento mi impediscono la vista verso sud e ovest, ma riesco ugualmente a immaginarmi la grande mole di Cima d'Asta e la lunga sfilata di montagne fino al Brenta.


Giusto il tempo di fare qualche foto e scaricare la tensione e torno sui miei passi, non voglio rischiare di trovare il nebbione: così sono di nuovo alla forcella val Moena alle 14: è bastata un'ora per salire e scendere, ma ora le gambe cominciano a patire la fretta... decido ugualmente di proseguire con il 317, che senza perdere quota taglia il versante ovest di Cima Stellune (una grande pietraia) fino alla forcella di Valsorda (2256), dove si congiunge con il 318. Mi riaffaccio così sul versante della Valsugana, e faccio finalmente la pausa pranzo sopra il primo lago delle Buse Basse (2193).


Compare finalmente cima d'Asta, coperta in buona parte dalle nubi che lasciano intravvedere canaloni ancora innevati; alla sua destra la dentellata Cresta Ravetta, e più lontano i profili sempre frastagliati dell'Ortigara. Alle mie spalle invece Cima Stellune mostra il suo imponente versante sud.


Rifocillato, riprendo la discesa incontrando presto il secondo lago delle Buse Basse (2135), più grande di quello precedente.


Incontro poco dopo un bivio, dove scendo a destra con il 317 fino alla malga Valsorda seconda (1901). Qui è davvero un trionfo di "tutti i sereni animali che avvicinano a Dio": mucche a decine, muli, cavalli, pecore, capre, agnelli, escursionisti ai tavoli che assaporano uno yogurt prodotto e venduto alla malga. Ne avrei portati a casa dei chili, ma avevo il dubbio che potesse resistere 5 ore fra zaino e macchina...

Presto torno una volta per tutte nel bosco, sotto larici altissimi. La discesa non è mai troppo ripida, e il tappeto di aghi sembra un cuscino dopo quello di pietre trovato in alto! Un bel ponte di legno mi fa attraversare il rio Valsorda, e con calma arrivo alla strada (chiusa al traffico non autorizzato) che sale al passo Cinque Croci.

Il sentiero taglia un paio di tornanti fino a Ponte Conseria (1468), dove possono arrivare tutte le auto. Costeggio per un breve tratto la strada asfaltata, poi la abbandono per il Sentiero dell'Acqua, che costeggia il rio Campelle in un bel bosco di larici quasi pianeggiante, con tavoli da picnic, spazi per campeggiare e purtroppo anche tante cartacce: per fortuna gli stronzi hanno quasi sempre poca voglia di camminare!

Il sentiero sbuca proprio di fronte al rifugio Carlettini (1386), recentemente restaurato; qui taglio con un po' di intuito per boschi, campi e malghe isolate fino al vicino rifugio Sat Lagorai, dove mi concedo uno struedel e una birra facendo due chiacchiere con delle persone di Bolzano, che hanno snobbato le Dolomiti per venire in vacanza qui (ci sarà qualche motivo?). Poi altre 3 ore e mezza di macchina, per fortuna con poco caldo e in compagnia di buona musica: rientro a casa stanco e soddisfatto per il giro, forse non il più bello ma di certo il più impegnativo che abbia fatto finora!







Dati tecnici:
Punto di partenza: Rifugio Sat Lagorai (1310)
Punto più elevato: Cima Stellune (2606)
Dislivello in salita: 1350
Tempo totale di percorrenza: 8 ore
Grado di difficoltà: EE
Segnaletica: Ottima (ometti sulla salita a Cima Stellune)
Punti d'appoggio: Rifugio Sat Lagorai, Rifugio Carlettini, Malga Valsorda II (fontane presso i rifugi e le malghe)
Accesso stradale: Dalla statale 47 della Valsugana uscire a Strigno e seguire le indicazioni per Spera, la Val Campelle e il rifugio Carlettini. La strada risale stretta e tortuosa la valle finché questa si apre in prati e malghe; voltare qui a sinistra per raggiungere in pochi metri il Sat Lagorai
Note: Non salendo su Cima Stellune, l'escursione diventa di difficoltà E, si risparmiano 2 ore e si compiono 300 metri di dislivello in salita in meno. Ma ci si perde anche ovviamente una bella soddisfazione!

9 commenti:

  1. Bellissima escursione, ne fai una più bella dell'altra. Complimenti, leggo sempre volentieri e con un pizzico d'invidia i tuoi giri ed appena finisco di leggere aspetto già con impazienza quando ne pubblicherai un'altra.

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  2. Grazie davvero, commenti del genere mi fanno mantenere la voglia di scrivere e condividere! quella di andare in montagna invece non mancherà mai!

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    1. I commenti sono niente rispetto a quello che fai tu col blog facendomi fare, se pur con la fantasia, escursioni bellissime! Se dovessi aver voglia, qualche volta, di portati dietro un montagnatore meno esperto ma con lo stesso amore, fammi un fischio che mi aggregò! :-)

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  3. Anche io seguo con interesse il tuo blog. Belle le escursioni che fai e come le racconti! Quest'ultima che hai fatto in giornata da Parma? Ma è fattibile? Mi sembra molto lontana come meta :)

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    1. Grazie Alessandro, da Parma è fattibile ma è una discreta sfacchinata, soprattutto per il viaggio! potresti fare due giorni soggiornando al Sat Lagorai o al Carlettini, e il secondo fai un pezzo dell'Alta via del Granito, verso Cima d'Asta!

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  4. Beh controllando la distanza non è poi lontanissimo. Ne ho fatti di più (274km) per andare in giornata al lago di Cavloc (Maloja - Svizzera) :)
    Però non ho fatto 20km a piedi!

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  5. Ciao a tutti, l'anno scorso ho fatto pure io questo itinerario ma al contrario, ovvero partendo da Ponte Conseria e in 2 giornate.. vorrei dare un piccolo suggerimento in base all'esperienza che ho vissuto... invece di percorrerlo in una giornata, suggerisco di spezzarlo in 2 e pernottare con una tendina a ridosso del lago Stellune: è un esperienza unica! Ovviamente da amante della montagna, x chi volesse provare il mio suggerimento, RACCOMANDO DI RISPETTARE RIGOROSAMENTE L'AMBIENTE INCONTAMINATO SENZA LASCIARE TRACCE DEL PERNOTTAMENTO

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  6. Ciao Gioele, grazie del commento! Giuro che di recente stavo proprio ripensando a questo giro, di un anno esatto fa... sono d'accordo con te, spezzare la camminata in due giorni concede di apprezzare con piu' calma la bellezza che ti circonda. Mi piacerebbe fare una bella Translagorai, ovviamente in tenda... e' fra i progetti futuri. Naturalmente quoto il maiuscolo finale, e' sempre tanto triste trovare rifiuti in giro!

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    1. Io ho provato la Translagorai, da Passo Rolle a Passo Manghen, ma ho dovuto interrompere dopo 2 giorni x disidratazione e insolazione -.-' Il tratto "lunare" è davvero tosto da fare con 20 kg sulle spalle e il sole a picco... Un giorno ritenterò... ps: prossimo fine settimana rifaccio cima Stellune ;)

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