mercoledì 1 ottobre 2014

No funghi, esplorazione: Lago Frasconi e Lago Verde

I montanari a volte mi soprendono: trovi copertoni di trattore a una manciata di km di sentiero dalla carrozzabile più vicina, forme disegnate sui sassi in luoghi insospettabili e difficili da raggiungere, auto di fungaioli parcheggiate di prima mattina all'inizio del sentiero che poi si volatizzano nel pomeriggio dopo che nei boschi non hai incontrato nessuno, o quasi. Misteri d'Appennino.

Nel bel mezzo di una puntata decisamente fallimentare in cerca di porcini nei boschi sopra Valditacca, io e Matteo - nipote d'arte alpinistico con velleità speleologiche decisamente fuori luogo qui a Parma - decidiamo che vale più la pena di fare un giretto al di sopra degli alberi. Non conosco benissimo la zona, il che dà un tocco di esplorazione alla nostra ravanata.

Dalle coste a est del Rio Frasconi, avanziamo in direzione di un crinaletto facendoci spazio con fatica fra i rami e i tronchi dei faggi contorti: sono ansioso di trovare il Lago Frasconi, che ho sempre visto segnato sulla cartina e qualche cartello senza mai capirne perfettamente la posizione. Diamo fede al nome, sfrascando come dei cinghiali; e come per magia ecco che, spostato l'ennesimo ramo con le foglie ormai rosse, appare luccicante l'acqua del lago misterioso.

Dopo una breve sosta, cominciamo a risalire il costone d'erba e mirtillaie in direzione del crinale. Alla nostra destra il vallone dei Laghi Gemelli, con la strana forra scavata nelle rocce dal Rio Grotta e il Sillara che si svela un po' alla volta dietro a nuvolette ancora innocue, ma annuncio del peggioramento previsto per domani.

Raggiunto un punto dominante a quota 1750, la vista si apre sui Laghi Compione e sulla conca del Lago Verde, circondato da faggete rosseggianti. Ci congiungiamo con il sentiero per il Passo Giovarello, e passando sul versante nord del crinale ci danno il benvenuto grossissimi mirtilli ormai in stato avanzato di maturazione, ma adatti ancora a riempire una vaschetta e finire in un bel gelato a casa.



A questo punto valutiamo un taglione direttamente verso il Lago Verde: altre volte sono stato tentato di compierlo, ma sapevo che in mezzo doveva esserci qualche ostacolo e ho sempre evitato... ma oggi la giornata è all'insegna del ravanaggio e dell'esplorazione, quindi scendiamo! Come sospettavo, la strada è presto sbarrata da lunghi filoni di macigno coricati lungo la linea di pendenza: su alcuni sono presenti stranissime linee e figure geometriche, che sembrano quasi geroglifici... mai visto nulla di simile qui intorno!


Superare questi bassi salti di roccia è semplice, ma dobbiamo fare attenzione alle fessure che ogni tanto si spalancano fra uno e l'altro. Superato un dosso rivediamo il lago, ma ancora piuttosto in basso e preceduto da una stranissima balconata di sfasciumi, una sorta di frana in perenne ricerca di forme architettoniche sensate... viste dal lago sembrano soltanto sassi, volgarmente "giaroni".


Intuiamo che scendere di lì non è possibile, quindi dobbiamo aggirare gli speroni e scendere per una scomoda sassaia, fino a entrare in un bosco scosceso e finalmente raggiungere la riva del lago, dove ci aspetta una bella paninoteca in perenne ricerca di esistere. Passiamo il primo pomeriggio a sondare i boschi attorno al lago, dove almeno troviamo qualche porcino, dopodiché scendiamo per il 709a: sentiero interessante, che passa sotto alla diga del Lago Verde, supera alcune vecchie capanne nella faggeta fino a ricongiungersi con il 709 percorso al mattino.

Veloce sosta a Monchio per una birretta, rallegrata dalle voci di un gruppo di bambini che gioca in piazza... fa piacere fantasticare che forse i soldi regalati alla Comunità Montana con il nostro permesso per la raccolta funghi serviranno a finanziare loro un banco di scuola ed evitare che al di fuori dell'estate questo paese diventi un dormitorio per 92enni al pari di altre realtà della nostra montagna. Cosa mai si va ad immaginare per 15 euro digeriti male!

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