lunedì 26 maggio 2014

Sporno, Montagnana, Cavalcalupo: il crinale sacrificato a fuoristrada e metanodotti

Non molto tempo fa sulla pagina Facebook di montagnatore sono entrato in polemica con alcuni enduristi, non essendomi fatto problemi a dichiarare che rovinano i sentieri di montagna. All'inizio pensavo di non inserire nel blog i racconti delle mie uscite estemporanee nella media montagna, ma ora intendo farlo, anche per mostrare a tutti i segni di una devastazione irrispettosa e prepotente.


Chi scrive all'età di 14 anni non possedeva il motorino, ma il "cinquantino" da trial a miscela; poi è passato all'enduro con un 125 cc, e ha esplorato molti dei sentieri in val Parma e dintorni; in seguito si è stancato di fare fuoristrada e fino a un paio di anni fa amava compiere giri di centinaia di km in giornata con la moto da strada; alla fine ha capito che camminare costa decisamente meno ed è molto più gratificante. Al di là di quello che è stato il mio percorso, intendo chiarire che quando parlo di fuoristrada so a cosa mi riferisco.

Non voglio vedere!

Un pomeriggio della scorsa settimana, non avendo l'auto a disposizione, ho deciso di andare in montagna con la motina da trial di mio padre, un 250 cc che non ama troppo l'asfalto, per cui mi sono dovuto dedicare alle montagne più vicine a casa: subito dopo Marzolara, sopra Felino, ho imboccato alcune carraie che con qualche deviazione ingannevole mi hanno portato in cima al monte Sporno (1058), proprio quello al centro della disputa su Facebook.

Cippo in cima allo Sporno

Sono dunque sceso a Fragnolo, sopra Calestano, e per carraie più grandi e facili ho raggiunto Montagnana (1305), dove ho parcheggiato per proseguire a piedi. In Appennino non piove da giorni, i sentieri sono in buona parte asciutti, ma non mancano i soliti pozzangheroni e le tracce piene di fango, difficili da evitare; negli ultimi tratti in salita prima dello Sporno inoltre una grande quantità di pietre smosse ha reso più difficile la mia progressione.

Scorci sulla pianura

Prinzera e cumuli
Moto da trial come il Beta Alp sono "muletti", leggerissime e note per andare piano piano dappertutto, anche sui sentieri più erti; mentre le moto da enduro sono fatte per andare forte. Diffidate degli enduristi che dichiarano di andare piano: se andassero piano non supererebbero tratti ripidi e sassosi, e rimarrebbero piantati dentro i solchi infangati; se andassero piano non avrebbero 450 di cilindrata sotto il sedere.

Molti enduristi inoltre non si limitano al sentiero, ma tagliano per i campi vicino in modo da andare più forte ancora: lo testimoniano numerose tracce, transenne e filo spinato lasciati dai contadini per chiudere i passaggi. Sarebbe inoltre rispettoso andare via quando c'è asciutto (come in genere fanno i contadini col trattore, interessati a non distruggere i sentieri che devono percorrere per campare), ma i solchi onnipresenti sulle sterrate anche in zone non naturalmente umide dimostrano che molti motociclisti non lo fanno.

Segni di ruote nel prato (il sentiero è in basso a destra)

Ma le moto da enduro sono nulla in confronto a quad e soprattutto jeep: un fuoristrada a quattro ruote fa un danno doppio rispetto alla moto, e andare via col bagnato è un must per molti appassionati, autentici feticisti del fango: scene di jeep bloccate nel pantano e tratte fuori a forza di sgasate con il verricello legato a una pianta non sono rare dalle nostre parti.

La chiesetta di Montagnana

Infine i raduni di jeep e quad e le moto-cavalcate hanno sui sentieri un effetto simile a quello di una frana: il passaggio di centinaia di mezzi tutti in una volta modifica profondamente l'assetto del terreno, creando enormi mucchi di terra e solchi in cui poi la pioggia si incanala facendo il resto del lavoro. I sentieri ne escono distrutti e l'acqua, passando dove non dovrebbe, rischia di alimentare frane e smottamenti a tutto danno dei paesini a valle, i quali magari pensano di avere un tornaconto economico da queste manifestazioni!

Ultima neve sull'Alpe di Succiso

Naturale che con ciò non voglio generalizzare: ci saranno sicuramente motociclisti rispettosi, raduni organizzati con cognizione di causa e immediata sistemazione dei danni... purtroppo non sempre è così. Personalmente non vieterei in modo assoluto il transito dei fuoristrada sui sentieri per motivi di svago, se non in aree con emergenze ambientali certificate, nelle quali potrebbero andare più escursionisti di quanti ce ne vadano ora sapendo di trovare tutto infangato e rovinato.

Panorami da media montagna (a destra il monte Cervellino)

Il crinale che separa la val Parma dalla val Baganza, e ha nel monte Cervellino (1492) la sua massima elevazione, avrebbe potuto costituire una di quelle aree, avvalorata dalla vicinanza alla città; al di là dello Sporno, di fatto una palestra per moto ormai irrecuperabile, le praterie sopra Montagnana, Cavalcalupo e monte Polo sono luoghi bellissimi, con fioriture rigogliose, vasti panorami, scorci da alta quota... peccato abbiano deciso di farci passare il metanodotto, proprio sulla linea del crinale!


Il sentiero Cai 741, da Montagnana in poi di fatto lo segue, concedendo ogni tanto qualche tratto all'ombra sulle vecchie carraie in parte ancora esistenti. Le tracce di moto e jeep sono ovunque: sulle carraie, lungo il metanodotto, nei campi adiacenti e potenzialmente ancora integri. Quella che potrebbe diventare d'inverno una pista da sci di fondo (forse c'è qualche saliscendi di troppo, ma quota ed esposizione sono favorevoli) è diventata una pista per fuoristrada, con tanto di salti!


Pippano pure qui?
Sole radente
Per fortuna all'andata ho trovato un sentiero intatto, segnato con cartelli del Tartufo Trial (una gara di corsa immagino), che scende leggermente sul versante della val Baganza nel fresco delle faggete. Sbucato in una piccola radura con i pini, sono risalito seguendo vecchie tracce nel bosco, solcato da profondi ruscelli, ritrovando il metanodotto del crinale presso il Monte Scarabello (1341)

Le Alpi Apuane da Montagnana
Qui, vista l'ora ormai tarda per salire sul Cervellino, ho girato i tacchi seguendo il metanodotto fino alla moto, godendo alle spalle di splendidi panorami garantiti dalla giornata tersa: Cimone, Cusna, Alpe di Succiso, persino un paio di Alpi Apuane oltre il passo del Lagastrello: la Tambura ancora innevata e il Pisanino. Sicuramente se avessi percorso il metanodotto con la moto avrei fatto fatica a riconoscerle!


2 commenti:

  1. Belle sopracciglia !! Allora, uno che fa un articolo come il tuo è solamente un personaggio con un'ignoranza storica senza precedenti, oltre ad essere il resoconto di un CRETINO che prima dice di essersi stancato della moto e poi va in moto specificando che quella del papi non rovina e non inquina ma quelle di tutti gli altri sì. Sei il classico ipocrita sfigato probabilmente nerd da mancanza di passera con un profondo senso di frustrazione verso tutti quelli che a differenza delle tue incapacità riescono a divertirsi in modo diverso da te che evidentemente sai usare solo i piedi. Fai un favore all'umanità, quando arrivi sulla cima di un monte, buttati giù o se proprio non ce la fai, vai sulla via Emilia, investi cinquanta euro ogni tanto così scopi un po' di più e smetti di rompere i coglioni alla gente che ha una vita normale.

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  2. Ciao carissimo sconosciuto, grazie del tuo prezioso contributo! Puoi dirmi dove hai letto che la moto di mio padre non inquina e non rovina? dipende come dove e quando le usi le moto. A differenza tua ci metto la faccia e le sopracciglia e scrivo facendo argomentazioni invece che offendere. Buona caccia in via Emilia!

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