martedì 19 novembre 2013

Molveno e valle delle Seghe, miraggi di dolomia sopra la nebbia

Rifugio Selvata
Volendo fare un bilancio superficiale, quest'ultima uscita è stata un mezzo fallimento in confronto alle tre autunnali perfette che l'hanno preceduta: abbiamo camminato in una valle sommersa quasi tutto il tempo da nubi basse; sbagliato sentiero allungando il giro al mattino e dovendolo accorciare il pomeriggio; mangiato al sacco dei panini miseri e tiragni raccattati nell'unico bar disponibile a Molveno e Andalo insieme...

Ma proprio quando tutto sembrava farci sprofondare nella nebbia e nella rassegnazione, ecco che il Brenta ci ha regalato un'emozione sconfinata, come se avessimo conquistato una cima: e questo è quello che conta alla fine del giro, insieme all'ottima compagnia - amici che amano la montagna fino al midollo - e naturalmente al fatto di tornare a casa interi.

Miraggi al Brenta
Il Brenta dunque, per la terza volta in due mesi e mezzo: prima in alta quota (Bocchette alte), poi a metà strada (Val Brenta e Vallesinella) e stavolta ancora più in basso, nella valle delle Seghe che parte da Molveno (864). La bassa quota, col senno di poi, è stata quella che ci ha imbrogliati: i meteo davano sole, e sole c'è stato: ma sopra i 1500/1600 metri, dove si stendeva uno strato densissimo e impenetrabile di nubi, che non si è abbassato o diradato nel corso della giornata come speravamo.





Verso Baita Pineta
Al di sopra di quelle quote poi cominciava ad esserci molta neve (ghiacciata), e proprio questo ci ha spinti a non salire troppo, oltre alle ore di sole limitate e all'attrezzatura che mancava. Considerato tutto questo dunque ci  incamminiamo da Molveno paese, ormai alle 10 del mattino, in cerca del sentiero per il Pradel.

Una segnaletica un po' ingannevole (in collaborazione con la mia cartina inattendibile), ci conduce fino alla Chiesetta degli Alpini e dunque, per strada cementata, alla Baita Pineta (1304). Sempre sotto la nebbia, che ci illude di diradarsi da un momento all'altro, raggiungiamo la radura di Pradel con le sue piste da sci, e possiamo soltanto immaginarci il panorama che si godrebbe.

Sentiero 340
Il bosco mostra in compenso grande fascino in queste condizioni, con le cime degli abeti che si confondono nella nebbia e il tappeto di foglie dei faggi sul terreno. Dietro all'Albergo Pradel (1367) imbocchiamo finalmente il 340 (chiuso con una transennata che segnala pericolo), che inizia a traversare in costa il ripido pendio del Croz dell'Altissimo. Sulla sinistra troviamo il sentiero che sale direttamente da Molveno, di cui in paese non c'era segnalazione: ci avrebbe risparmiato mezz'ora comoda di cammino.

Sentiero 340 sotto la parete del Croz


Presto il bosco lascia spazio a una spettacolare parete di roccia, attraversata arditamente dal sentiero con ponticelli e gallerie, aereo ma ampio e poco pericoloso (se non per la caduta di massi dall'alto). La nebbia dà l'idea di camminare sospesi sul vuoto, anche se avrei preferito godere della vista sul Brenta... guardando in alto, i 1000 metri di roccia verticale che ci separano dalla vetta del Croz Altissimo (2338)  sembrano avvolti totalmente dalla nebbia; questo ci fa abbandonare quasi ogni speranza di vedere il sole!

Arriviamo all'una passata al Rifugio Croz dell'Altissimo (1430), naturalmente chiuso, e mangiamo sui tavoli i nostri panini. Decidiamo di salire, per pura scaramanzia, al vicino rifugio Selvata, per vedere se cambia qualcosa. Saliamo, sempre lungo il 340, ma la nebbia rimane: in certi punti sembra assumere un lieve tono azzurrino, ma poi torna a farsi fitta... a un certo punto l'azzurrino sembra prevalere, e alla mia sinistra scorgo all'improvviso una sagoma luminosissima, di altezza impressionante, solida di dolomia ma dai contorni ancora confusi del miraggio. Penso di aver rovinato questo momento di pura magia con un "Sì, cazzo, guardate!!"


Croz dell'Altissimo

Era giusto che il Brenta ci desse il buongiorno - ormai buon pomeriggio... - con la poderosa parete ovest del Croz Altissimo, la stessa sotto cui eravamo passati un paio d'ore prima, 200 metri più bassi. La nebbia progressivamente si dirada, e una dopo l'altra compaiono altissime guglie, separate da canali pieni di neve.

 
Purtroppo siamo sul versante est, e il sole si è già nascosto dietro i grandi bastioni di Massodì... troviamo dunque il rifugio Selvata (1657) già del tutto all'ombra, e coperto di neve. Qui ci salutano anche i Campanili Basso e Alto, che sbucano agilissimi dietro la teleferica del rifugio Tosa-Pedrotti.

Cima Brenta Alta e Campanili

Purtroppo la valle è chiusa, e riusciamo a goderci solo un tratto del mare di nebbia sotto di noi incamminandoci sul sentiero Donini per Malga Andalo: avevamo in programma passare di qui, ma l'ora ormai tarda e la solita nebbia, ferma e inamovibile alla stessa quota, ci fanno propendere per il più semplice e breve 319, che con ripidi tornanti raggiunge la strada sterrata fra rifugio Croz e Molveno, dove rientriamo alle 16 passate concludendo l'anello, naturalmente sotto le nuvole.

Molveno sotto il mare di nubi
 
Resta il piacere dell'emozione, ma anche l'amarezza di pensare che se quelle stesse nuvole si fossero posizionate solo 200 metri più in basso, sarebbe stato il giro più spettacolare dell'anno!

Il mare di nubi sopra il Trentino

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