mercoledì 18 gennaio 2017

Tentativo alla Torre dei Quattro Cantoni: un bastone duro come il granito!

Investire troppe aspettative in un progetto, spesso è un buon metodo per farlo fallire. Avevo atteso tutta l'estate di andare in Brenta ad arrampicare... ma l'estate è corsa via alla svelta, e con lei buona parte dell'autunno; e alla fine l'occasione buona si presenta soltanto alle porte di novembre.


Cima Tosa Crozzon di Brenta e Cima d'Ambiez al tramonto, dalla val d'Amola


Mario ha il weekend a disposizione, il meteo è perfetto, con sole e temperature gradevoli in quota; in più io ho un'ulteriore motivazione per andare in val Rendena: le scarpette dimenticate al rifugio Segantini quando ero stato sulla Presanella, custodite dal rifugista a casa sua a Madonna di Campiglio! L'idea è arrampicare un giorno su granito, l'altro su dolomia, sempre over 2000!

Torre dei Quattro Cantoni e Brenta

Partiamo belli carichi sabato mattina verso le 6, e scegliamo di dedicare l'ultimo giorno di ora legale alla Seconda Torre dei Quattro Cantoni (2780), chiamata anche Campanile di San Giusto, in alta val d'Amola. Questa montagna, di cui online non si trova nulla, la avevamo scoperta insieme ad Alberto scendendo dalla Presanella: ci aveva meravigliati l'aspetto monolitico delle pareti, di granito chiaro inciso da lunghe fessure, simile a certe zone del Monte Bianco.

Torre dei Quattro Cantoni

Documentandomi poi alla biblioteca del CAI, trovai la relazione dello spigolo sud: circa 150 metri massimo IV grado, con entusiasmanti tiri in fessura... proprio quello che faceva per noi! Alle 10 ci incamminiamo dal parcheggio sotto Malga d'Amola, diretti al Rifugio Segantini. L'aria è ancora fresca, Presanella e Monte Nero coperti dalla neve, che comincia circa dai 2500 metri... quindi più in basso rispetto alla montagna verso cui siamo diretti, già ben riconoscibile per le forme squadratissime.


A sinistra la Torre

Di buon passo raggiungiamo il rifugio, e iniziamo a risalire il sentiero 219 puntando direttamente alla torre. Presto cominciamo a pestare neve, purtroppo non portante: la grande pietraia che si attraversa, rende la progressione particolarmente scomoda e faticosa.

Rifugio Segantini

Abbandoniamo il sentiero seguendo radi ometti che ci portano alla base dello spigolo est della torre. Con un delicato traverso arriviamo a imboccare un canaletto di roccia sfasciumosa che ci fa guadagnare il primo spalto alla base della parete sud.

Verso l'attacco dello Spigolo... che in realtà era lì a destra!

La via inizierebbe da queste parti, ma lo verremo a scoprire soltanto dopo... un insieme di circostanze ci spinge a proseguire sul traverso, puntando a quello che battezziamo come lo spigolo sud. Le pareti alla nostra destra poi sono ancora bagnate e soprattutto non sembrano permettere alcuna linea di salita facile!

Dubbi!


Eccoci dunque sul filo dello spigolo, ancora piuttosto abbattuto; alla nostra sinistra il canale che separa la seconda torre (su cui ci troviamo) dalla prima, di poco più alta. Risaliamo su terreno finalmente senza neve, superando roccette più o meno facili, fino a un nuovo spalto dove lo spigolo si impenna verso il cielo. A sinistra del filo uno spit nuovissimo luccica sotto una bellissima fessura.


Sotto la grande lama di granito

Tutto lascia credere che questo sia l'attacco. La relazione, molto vaga e soprattutto antica, non aiuta a orientarci: in verità siamo sul terrazzo ben oltre metà via, e sopra di noi c'è il blocco sommitale della torre, con il tratto più difficile. Non ci guardiamo troppo attorno: le altre linee di salita sembrano tutte ben più difficili rispetto alla fessura con lo spit alla base, quindi decidiamo di provare lei.

Primi passi un po' aleatori

Mario supera i primi metri, poi si rende conto che non è possibile proteggersi adeguatamente: la fessura è troppo larga, e i nostri due friend gialli ci ballano allegramente dentro... quindi sceglie di tornare giù. Allora provo io: in qualche maniera mi arrangio, salendo in duelfer e poi incastrandomi nella fessura fino a raggiungere il primo chiodo a circa 8 metri.

Sotto il passaggio chiave, rimasto chiuso!

Da qui in poi la fessura si impenna, offrendo qualche possibilità di protezione in più. Le difficoltà sono ora superiori al IV, e il sospetto di non essere sulla via giusta diventa sempre più una certezza... dopo circa 25 metri raggiungo un terrazzino con tre chiodi vicini, di cui uno ballerino: più che una sosta sembra il preambolo a un passo duro. Infatti sopra i chiodi la fessura diventa cieca, costringendo a spaccare in diedro senza appigli validi.

Veduta d'insieme del tiro

Assesto qualche colpo al chiodo e provo il passaggio, aiutandomi con il più in alto dei tre chiodi, ma le difficoltà continuano anche dopo e non mi sento di azzardare: l'unica protezione sulla quale mi fiderei di volare è lo spit a cui è legato Mario, 25 metri più giù! Il passaggio potrebbe essere di VI, anche di più senza azzerare... difficoltà sulle quali mi muovo più volentieri con gli spit non troppo sotto il sedere.

Lasciati un po' di rifiuti sotto il passo chiave!

Decido così di attrezzare una sosta fissa collegando i tre chiodi e lasciando una maglia rapida: mi faccio calare da Mario in moulinette, cercando di scaricare più peso possibile siccome la sosta non è a prova di bomba. Recupero l'abbondante materiale lasciato sul tiro e finalmente rimetto i piedi sull'erba. Ormai sono le 16, la Torre dei Quattro Cantoni ci ha bastonati a sufficienza, meglio andarcene!

Ci si cala!

Per scendere seguiamo la cengia a destra, raggiungendo lo strabiliante spigolo est... una lavagna patagonica di 100 metri piomba sul versante nord, mentre noi ci caliamo da quello sud, su un solido spit. Quasi 60 metri poco meno che verticali (possibile sosta intermedia - probabilmente quella dello spigolo sud!) e siamo sul traverso innevato percorso prima.

Lavagnone liscio a nord - est

Per scendere tagliamo su una pietraia lasciandoci a sinistra il Segantini, e intercettando il sentiero 211B. Da qui riusciamo a vedere nel suo insieme il versante sud della Torre, e capiamo grosso modo dove saliva la via: al centro della parete! Dove poi ci fosse del IV non saprei dirlo. L'ultima parte era una fessura a destra rispetto a quella da cui abbiamo provato a salire noi, più stretta e verticale... Misteri che spero torneremo a svelare con qualche friend grosso in più!

La fessura di IV grado (!?)

Scendiamo a Sant'Antonio di Mavigliola dove abbiamo prenotato un alberghetto comodo. Le alternative per domani sono la Detassis Vidi alla Corna Rossa e la Kiene al Castelletto Inferiore. La prima è un po' più difficile ma più breve e con discesa comoda e veloce... la seconda è globalmente più impegnativa, di fatto un'ascensione su una montagna tutt'altro che banale.


Tramonto sul Brenta con il Sacra d'Amola

Volete sapere quale sarà stata la scelta dei nostri eroi? Naturalmente quella sbagliata... Lo scoprirete nel prossimo episodio!


Alba sul Carè Alto dall'albergo Posta
  
Continua: Vagando in autunno fra le creste del Brenta: tentativo alla via Kiene


Nessun commento:

Posta un commento