lunedì 21 marzo 2016

Ferrata Ferrari al monte Roncalla, alpinismo invernale in val d'Aveto

Data uscita: 6 Marzo 2016
Punto di partenza: Strada Passo del Tomarlo, secondo spiazzo versante val d'Aveto (1450 circa)
Punto più elevato: Monte Maggiorasca (1804)
Dislivello in salita: 450 circa
Tempo totale di percorrenza: 5 ore
Grado di difficoltà: PD la cresta (le difficoltà possono aumentare nel caso in cui il cavo sia tutto sommerso). MCA/EI il resto dell'itinerario.
Punti d'appoggio: Vari bar a Rocca d'Aveto, Rifugio Monte Bue (aperto quando gli impianti sono in funzione)
Periodo consigliato: Pieno inverno
Note segnaletica: Ottima. Ci sono fin troppi sentieri!
Note: Volendo soltanto ciaspolare, la cresta può essere aggirata sia con il sentiero 103, che sale direttamente al Roncalla dal passo di Bocco, prima della valle Tribolata.

Tracce nella valle Tribolata; sullo sfondo la Ciapa Liscia

Sembra che il sole abbia in simpatia le ruvide montagne dell'alta val d'Aveto. Dopo le perturbazioni, mentre sulle cime parmensi e reggiane ancora si attardano le nubi basse, qui il cielo è già sereno; e il pomeriggio le rocce rossastre affacciate sul mare sono le ultime a spegnersi.

Discesa dal Maggiorasca

Ho questa immagine solare stampata in testa mentre la pioggia scroscia sul parabrezza della Panda; via Spezia direzione Collecchio, 10 di mattina, confuse intenzioni di fermarsi, bere un caffè e tornare a casa... eppure nella webcam sembrava di scorgere sprazzi di cielo azzurro, perché non tentare? Poco oltre Fornovo la nebbia si dirada, e già prima di Borgotaro sbuca il sole: sulle vette si intravvede la spruzzata di neve freschissima sopra i 1400 metri; l'ovest non tradisce nemmeno stavolta.
 
Faggi innevati verso il Monte Bue

Parcheggio al secondo spiazzo sotto il passo del Tomarlo, e mi incammino sulla pista da sci di fondo, facile e già battuta. Begli scorci si aprono sul ripido versante sud del monte Croce Martincano, e poco più avanti sulla complessa bastionata della Rocca del Prete. Se un tale insieme di pareti e torrioni fosse formato da roccia un po' più bella, avrebbe certo maggiore fama fra gli alpinisti, non soltanto appassionati dell'Appennino!
 
Rocca del Prete
 
In bilico sul verticale scintilla pure una bella cascata quasi ghiacciata: l'Acquapendente. Proseguo sulla pista da fondo, ripromettendomi di tornare un'altra volta da queste parti con le scarpette, e raggiungo la caotica Rocca d'Aveto: oggi gli impianti sono aperti, dopo quasi tre mesi a secco finalmente si può sciare anche qui e la gente giustamente ne approfitta.

Inverno o primavera?

Mi defilo velocemente dalla confusione, seguendo per un breve tratto la strada asfaltata fino a una deviazione a destra; supero alcune case di villeggiatura, dopodiché mi ritrovo su un sentiero che costeggia il versante sud del Sasso Rosso; salendo raggiungo il passo di Bocco, e dopo un tratto a mezza costa nella faggeta mi ritrovo di fronte la valle Tribolata.

Valle Tribolata: da dentro...

Luogo di un fascino surreale, costellato da centinaia di pietre franate dal monte Ciapa Liscia; alcune sono enormi, e si ergono verso il cielo come tombe di ciclopi. Il bianco della neve addolcisce in parte le sensazioni invocate dalla grande frana; a inizio estate, quando ci venni per la prima volta ormai tre anni fa, mi aveva impressionato di più per i potenti contrasti cromatici.

...valle Tribolata dall'alto

Oggi come allora intendo percorrere il sentiero attrezzato Adolfo Ferrari. Le condizioni sono ovviamente ben diverse; ora la neve non addolcisce il percorso, anzi lo rende decisamente più severo. Mi ricordavo una via ferrata breve e facile, e oggi sono venuto con una sola piccozza; mi aspettavo anche di trovare un po' meno neve, e invece impiegherò quasi due ore per venire a capo della cresta.
 
Cresta Ovest della Roncalla

Non seguo i bolli del sentiero, ma punto direttamente alla cresta salendo dal pendio affacciato sulla Valle Tribolata. Guadagno dislivello velocemente con le ciaspole, ma presto la pendenza mi costringe a indossare piccozza e ramponi. Comincia la ferrata, e quasi subito mi tocca grattare la roccia con le punte dei ramponi, per superare un camino corto ma non proprio banale.
 
Lungo il sentiero attrezzato Adolfo Ferrari

La cresta si fa affilata, con un paio di piccoli risalti aguzzi: il cavo scompare sotto la neve per poi uscirne sospeso in aria. Un traverso esposto (45 gradi, cavo in parte coperto) conduce alla base di una placca ugualmente ripida, ricoperta da una crosta non portante. Il cavo è totalmente sommerso e non ho voglia di faticare per liberarlo... sgattaiolo con passo leggero fuori dalle difficoltà, che in verità non sono ancora finite.

Il passaggio chiave!

Dopo un breve boschetto mi trovo infatti di fronte un pendio in parte erboso, dove non vedo più tracce del cavo; sto sulla sinistra, puntando agli alberi più vicini. Lo affronto (un paio di saltini sui 50 gradi) scolpendo con la paletta della piccozza gradini per i piedi e acquasantiere per la mano, talvolta cercando l'erba ghiacciata che mi procura più sicurezza rispetto a questa neve.

Neve mare e nuvole
 
Ormai sono fuori: seguendo un boschetto sempre sulla sinistra mi risparmio l'ultimo tratto verticale e un po' gratuito di ferrata, sbuco sull'ampia vetta erbosa del monte Roncalla. Qui il vento ha tirato e la neve è in parte ghiacciata. Nel bosco, ormai a quote alte, si supera il metro. Rimetto le ciaspole, anche se la traccia per Prato Cipolla è abbondantemente battuta.
 
Panorama verso le montagne pavesi dal Roncalla

Non mi dirigo però alla torbiera con lo skilift e il rifugio/ristorante, ma seguo il sentiero invernale diretto per il monte Bue, che risale il crinale boscoso fra val d'Aveto e val Nure con un bel colpo d'occhio sul Dente della Cipolla. Avvicinandomi alla vetta si apre la vista anche sulla valle del Ceno, con la sagoma lontana di Bardi e del suo castello.

Bardi e il monte Barigazzo
 
Caffè volante nel piccolo rifugio di vetta e riparto alla volta del vicino Maggiorasca. La seggiovia ha appena chiuso, la luce si fa calda, le nuvole creano effetti suggestivi... in vetta ci sono solo io, e ho il piacere di constatare che i fiori recuperati tre mesi fa nel canalone sono ancora fissati con il filo di ferro sotto la statua della Madonna di Guadalupe. Uno sguardo al mare, all'Appennino e alle Apuane ormai liberi anche loro dalle nubi, e giù di volata verso l'auto, concludendo un bel giro ad anello.

Panorama dal Maggiorasca
 

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