martedì 26 gennaio 2016

Canalino ovest del monte Scala: roccia ghiaccio e neve nell'Appennino parmense

Data uscita: 16 gennaio 2016

Punto di partenza: Cancelli di Lagdei (1100)

Durata: 1 ora e mezzo di avvicinamento, 2 ore il canale, 1 ora e mezzo il rientro

Dislivello in salita: 600 circa

Grado di difficoltà: D+

Chiodatura: A spit; anello di calata prima del passo chiave

Punti d'appoggio: Nessuno

Esposizione della via: Ovest

Prima salita: Alberto Rampini e Andrea Saccani, 17 febbraio 1977

Periodo consigliato: A inizio inverno il canale è più secco e difficile; a stagione avanzata, se ha nevicato molto, risulta meno ostico

Nel vivo dell'azione in mezzo al canale

Dopo la terza nevicata dell'inverno, rieccoci puntuali all'appuntamento con il nostro Appennino. Il freddo e il vento previsti ci spingono a non salire sul crinale; vogliamo comunque tentare una salita impegnativa: il canalino ovest del monte Scala. Dei cinque che compongono il gruppo, tre persone lo hanno già fatto, in condizioni comunque diverse da quelle in cui ci si presenterà oggi. Io faccio parte dei novizi.

Avvicinamento al canale, sullo sfondo Roccabiasca

Siamo fra i primi a parcheggiare ai Cancelli di Lagdei, anche se non è certo presto... sono le 8.30. Ci incamminiamo sulla strada per i Lagoni in un ambiente finalmente invernale, e svoltiamo per il Badignana seguendo le tracce di un fuoristrada curiosamente salito e risceso senza fare manovra!

Badignana

Dopo le prime due curve in salita, prima che la carraia punti a destra, seguiamo una traccia con bolli rossi che non avevo mai percorso prima: sbuchiamo dalla faggeta nel punto più basso della cosiddetta Piana delle Antiche Pietre, proprio ai piedi della parete ovest del monte Scala. Si tratta di salire giusto pochi metri sui prati, ed ecco comparire il canalino, al centro della parete.

Il profilo dello Scala oltre i faggi
 
In vari punti le rocce affiorano, ma la cascata di ghiaccio è formata e basta questo a rassicurarci... nel pendio di avvicinamento (sui 35/40 gradi massimo) la neve è solo in parte trasformata: io che sono molto leggero riesco a non sfondare, gli altri fanno più fatica. Arriviamo alla base del canale dove attrezziamo una sosta su uno spit: partono Alberto e Federico, li segue Mario in cordata da tre con me e Pietro.
 
Federico attacca il canale


Nel primo tiro la neve fresca unita alla pendenza fanno parecchio tribolare: sia Fede sia Mario sprofondano, faticando a uscire dalle fosse che loro stessi si sono create. Un salto di un paio di metri sbarra il canale e costringe a usare le mani (la neve oggi non dà grossa fiducia, almeno a me...). Sono presenti spit che in queste condizioni danno un certo sollievo psicologico.

Pietro nel primo tiro
La seconda sosta è comoda e protetta fino a un certo punto da eventuali scariche nel canale, che qui si impenna in un paio di sbarramenti verticali. Si segue inizialmente una colata che fa una sorta di S, di cui la prima parte è coperta dalla neve, per poi ritrovarsi alla base di una vera e propria cascatella di ghiaccio verticale alta almeno 3 metri.

La cascatina del secondo tiro
 
Saliamo tutti aiutandoci più o meno con la parete a destra: il ghiaccio è molto duro, non sempre affidabile, Alberto e Mario sono bravi a superare da primi l'ostacolo... Pietro e io facciamo un po' più fatica ed entrambi finiamo per testare la bontà delle mezze corde rimanendoci un po' appesi dopo aver piantato con troppa poca convinzione gli attrezzi nel ghiaccio.

Il canalino dall'alto

Il tiro prosegue su terreno sempre ripido alternato a rocce affioranti, generalmente buone come appigli ma da saggiare con cura. Un diedro con uscita affatto banale (III+ su roccia) seguito da nuovi saltini dove l'erba ghiacciata dà più garanzia di tenuta per le picche rispetto alla neve, e siamo alla seconda sosta. Le difficoltà possono dirsi finite!

Terzo tiro

Giusto un passo in traverso sopra il canale, poi un ampio pendio sui 40 gradi con neve sfondosa ci porta sulla selletta fra la cima e l'anticima dello Scala. Il panorama lo conosciamo bene, e il vento si dimostra meno fastidioso rispetto alle aspettative. Per scendere seguiamo la cresta nord (attenzione nella pietraia appena dopo l'anticima a una sorta di fessura/crepaccio).

Cresta nord dello Scala

Un bosco inizialmente ripido e fitto, poi via via più semplice (puntare in direzione nord est), ci riaccompagna brevemente alla strada del Badignana. La lunga passeggiata di rientro ci lascia tutto il tempo per scambiarci le impressioni della salita, sicuramente affrontata in condizioni poco favorevoli ma non inopportune. Le difficoltà per quanto mi riguarda erano un po' sostenute, e ho lasciato senza remore i più esperti a fare da capicordata.

Monte Scala fotografato il giorno seguente: sono visibili le nostre tracce sopra il canale

Consiglio spassionato e fin troppo ovvio ai lettori che volessero ripetere il canale: non salire nell'ottica di idee "tanto ci sono spit e anelli di calata, proviamoci"... di spit lo Scala è pieno zeppo su tre versanti, ma il canalino ovest comporta rischi oggettivi maggiori rispetto a una via multipitch. Evitare le giornate calde e risolvere la salita prima che il sole batta direttamente sulla parete al pomeriggio. Valutare bene anche condizioni e quantità della neve, che possono variare sensibilmente le difficoltà.

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