sabato 18 aprile 2015

Tentativo (poco) invernale al monte Legnone, dietrofront panoramico

Dammi tre parole: voglia di cima. Questo lo stato d'animo con cui siamo giunti alla vigilia del primo weekend di primavera vera, dopo varie uscite invernali fra cascate e canali senza raggiungere alcuna vetta... la nostra educazione classica, due corsi Cai a testa, fa sentire qui tutto il suo peso. Passando in rassegna le montagne più ultra-super-mega-panoramiche delle Alpi a portata di escursione in giornata, la scelta cade sul Legnone.

Il versante ovest del monte Legnone

Questo pilastro di 2609 metri si innalza all'angolo fra Valtellina e Lago Maggiore, inizio e fine delle Alpi Orobie: già ci aveva ammaliati guardandolo dalla val Codera un paio di mesi fa. Nella fase di ricerca informazioni sbuca una perla: la relazione della prima salita invernale al Legnone da parte della sezione Cai di Como, conservata nell'archivio del Rifugio Loccoli Lorla; un bellissimo e interessante reportage datato 1891, traboccante di quella retorica descrittiva un po' decadente che mi piace tanto.

Fra inverno e primavera *

Lo spettacolo comincia già in autostrada, specialmente a Milano, con le Alpi innevate che fanno da quinte a grattacieli palazzi e scheletri di palazzi mai terminati. Risaliamo il lago di Como fino a Dervio, dove abbandoniamo la super-strada sotto-strada che risale la val Varrone. Un tornante dopo l'altro guadagniamo quota fino ai 1463 metri del rifugio Roccoli Lorla, tanto contorto da pronunciare quanto da raggiungere!

Lago di Como e monte Rosa *

Ci incamminiamo che sono le 9, un po' tardi forse vista la lunghezza dell'escursione. Imbocchiamo l'Alta Via della Val Sassina, attraversando un bellissimo bosco di larici alternati con qualche faggio; c'è già caldo, e la neve è discontinua. Seguiamo abbastanza fedelmente la linea spartiacque fra Val Varrone e Valtellina, e man mano che saliamo il bosco lascia spazio a praterie panoramiche sempre più ampie.


Raggiunta quella di Agrogno, con al centro una vecchia stalla, avvistiamo tre persone che stanno scendendo: subito pensiamo che i local devono essere davvero forti e mattutini, se già stanno rientrando dalla cima! Poi però scambiandoci due parole veniamo a sapere che in cima non ci sono arrivati, ma si sono fermati ben prima, scoraggiati da una neve instabile su traversi pericolosi.

Agrogno (si vedono i tre alpinisti in discesa)

Poco dopo incontriamo un altro trio in retromarcia, e poi un ulteriore quartetto, questi ultimi con tanto di corde: dai brevi racconti sembra proprio che il Legnone oggi sia off limits. Perdiamo buona parte dell'entusiasmo: forse siamo partiti un po' troppo alla leggera per questa salita, sottovalutando un po' il racconto pomposo dei nostri antenati di piccozza comaschi, che tanto avevano tribolato per conquistare il Legnone innevato.


Torta Grivel

Decidiamo comunque di andare a dare un'occhiata, e senza difficoltà raggiungiamo un ampio pianoro con un ulteriore alpeggio: qui gli alberi terminano e comincia la parte severa dell'itinerario. Il versante ovest del Legnone è abbastanza articolato, con al centro un lungo canale attraversato dal sentiero, e almeno due creste ben distinte. Gli alpinisti in ritirata ci hanno detto di aver trovato pessima neve già sul traverso, e ciò ci induce a optare per la cresta a sinistra, un po' più pelata.

Cercando la via di salita migliore

Avendo letto le relazioni, sappiamo bene che la pacchia durerà poco, ma ormai abbiamo già rinunciato ad arrivare in cima, per l'ora tarda oltre che per il caldo spropositato. Passiamo all'assetto alpinistico, e saliamo su per pendii via via più ripidi con alle spalle il blu del lago. Intercettiamo il sentiero e andiamo a esaminare il traverso dalla parte alte, che ci appare subito poco sicuro: lo strato superficiale di neve è apparentemente duro, ma non ben consolidato con quello sotto: il rischio, sul ripido, è di scivolare giù insieme al lastrone!

Testando traversi poco invitanti *

Torniamo così sulla cresta, dove i tratti più ripidi si possono superare con un po' di misto-erba e facili roccette, ed eccoci sbucare su una bella selletta vicino a un evidente gendarme roccioso: ora possiamo apprezzare in primo piano il versante nord-ovest del Legnone, percorso da canali lunghi e senz'altro molto difficili. Apprezziamo anche un paio di paretine rocciose che interrompono bruscamente la comoda cresta da noi percorsa, di fatto fuori dalla nostra portata. Fine del gioco!


Mario fa notare che siamo a quota 2017, il che è emblematico: forse avremmo dovuto salire sull'Alpe di Succiso oggi? Ci godiamo lo scenario severo che ci circonda, accentuato dal vento e addolcito dal lago di Como e la piana finale della Valtellina, 1700 metri più giù. Con la dovuta attenzione, facciamo retrofront fino all'alpeggio dove ci eravamo ramponati, e qui ormai fuori dalle difficoltà mangiamo con la dovuta calma.


La neve in discesa nel primo pomeriggio è marcia, ma marcia veramente, come uno di quei soldati giapponesi pazzoidi che credono non sia ancora finita la Seconda Guerra Mondiale e continuano a presidiare qualche isolotto sperduto nel Pacifico. All'auto sono le 14.30, ci sembra presto per tornare, così ci alleggeriamo degli zaini e saliamo ravanando per il bosco sul monte Legnoncino, vetta che domina buona parte del Lago di Como.


Ci si può arrivare anche con una stradina sterrata, quasi tutta sgombera dalla neve, adatta alle persone normali che oggi pomeriggio stanno salendo abbastanza numerose, qualcuno un poco meno normale addirittura con le ciaspole. Alla macchina un ragazzo trafelato appena arrivato con la moto ci chiede quanto ci vuole per andare sul monte Legnone... vabbé, potevamo consigliargli la parete nord.

Caldo!

Ripartiamo verso le 16.30, ma siccome non ci capita tutti i giorni di venire in Val Varrone, decidiamo di prolungare la via del ritorno passando dal paese più alto della valle: Premana. Gli alpinisti più informati sapranno di certo che la sigla CAMP sta per Concezione Articoli da Montagna Premana; infatti la nota ditta di attrezzatura alpinistica nasce e continua a vivere proprio qui, nel cuore delle Prealpi Lecchesi.

Panorama sul lago dal Legnoncino

La strada normale per Premana (che faremo a ritorno) sale dalla Valsassina, ma ci si può arrivare anche da Dervio, risalendo appunto tutta la Val Varrone. La provinciale, ufficialmente chiusa, da Aveno in poi diventa un percorso di difficoltà classificabile AEE (automobilisti estremamente esperti). Mi ricorda un po' la mulattiera per Codera asfaltata: rupi a picco sopra e sotto, tornanti a gomito di contorsionista, protezioni che fanno paura anche a piedi... una bella avventura!



Poi d'un tratto sbuca Premana, e mai ti aspetteresti di trovare un paese così grande in fondo a una valle del genere. Parcheggiamo vicino al Centro Ricerca e Sviluppo della Camp, e facciamo un salto allo spaccio aziendale, dove i prezzi sono particolarmente buoni. Fa piacere pensare che quando acquisti un moschettone o che ne so, un paio di ramponi (così a caso) di questa marca sostieni indirettamente gente che continua a produrre qui!

Il ripido versante NO del Legnone: torneremo!


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