lunedì 2 febbraio 2015

Rocca Pumaccioletto, spigolo sud invernale. Quando i ramponi fanno gneec

Era stato più ricercato di Bin Laden, più raro del Black Lotus, poi un bel giorno l'inverno 2014/2015 ha deciso di farsi trovare in Appennino. L'incredulità, la gioia, l'indecisione su come sfruttare al meglio il sabato imminente: ciaspole? Bocciate; canali? A rischio per neve fresca; una cresta sembra la soluzione migliore, e la scelta cade su Rocca Pumaccioletto, col suo spigolo sud già percorso la scorsa primavera.

Lo spigolo, sullo sfondo il crinale

Non potendo raggiungere i Lagoni in auto, optiamo per un avvicinamento dal vago sapore himalayano, con partenza da Valditacca. La più alta valle della provincia di Parma ci accoglie coperta di bianco, pochi camini fumanti dei paesini grigi, il cielo ancora coperto. Risaliamo senza ciaspole la lunga sterrata diretta al Passo della Colla, osservando la nostra estetica meta che chiude l'orizzonte.

Strada della Colla, sullo sfondo Rocca Pumaccioletto

Al passo, dopo quasi due ore di cammino, il manto nevoso è ormai abbondante; alcune motoslitte sono salite dai Lagoni battendoci almeno l'ultimo tratto di strada, ma una volta entrati nel bosco col ripido sentiero 737 sta a noi battere la traccia, fra i faggi autografati da spruzzi verticali di bianco.


Matura la decisione di affrontare la via in un modo insolito, cioè raggiungendo prima la cima per poi calarci dall'alto in corda doppia; diversamente dovremmo scendere con il sentiero per poi risalire, perdendo molto del tempo che già scarseggia. L'ultimo tratto del sentiero prima della cima si fa spazio come un viale fra faggi contorti dal vento, che la neve rende ancora più stregati.


Usciti dal bosco il sole fa capolino: eccoci circondati dalle cime erbose del crinale, e dalle Alpi lontane ma nitide all'orizzonte. In cima Alberto e Federico attrezzano la calata, mentre la temperatura sale a picco e sorge qualche dubbio sulla fattibilità dello spigolo... alla fine prevale la voglia di scendere e provare.

Pronti per la calata

Per coincidenza è proprio qui che ho fatto la mia prima calata in doppia, in versione primaverile; ora le condizioni sono del tutto diverse, e anche l'attrezzo con cui mi calo, cioè il reverso; forse per il nodo machard, forse per i denti che frenano la corda, forse per il mio peso insignificante, la calata si dimostra faticosissima... dovrò lavorarci su!

Mario sul secondo tiro

Siamo in sei, e ci dividiamo in due cordate guidate da Federico e Alberto. La roccia per fortuna è pulita, e tutti gli spit sono utilizzabili; ciononostante la salita con ramponi e piccozze è molto laboriosa... sono l'ultimo a salire, e faccio una fatica notevole sul primo tiro, quello dove tra l'altro ci sono i passi più tecnici (IV grado).

Federico sul primo tiro

Già nel secondo comincio a concedere più fiducia sia nelle punte dei vetusti ramponi, sia soprattutto nella bella piccozza ricurva che Federico mi ha gentilmente prestato, pronta ad agganciare la roccia e a piantarsi con forza nelle zolle erbose! Il lavoro grosso lo fanno i due primi di cordata, già abituati a salite del genere anche in versione alpinistica; ma la tentazione di azzerare sui numerosi spit è forte!

Alberto sul secondo tiro

L'ultimo tiro è il più divertente, con bella placca e uscita in vetta sul filo dello spigolo; non rinuncio all'aiuto di una staffa per superare la placca, mentre il proseguimento del tiro me lo rovino facendo un po' di confusione con le due mezze corde nei rinvii, i bastoncini e la mia picca di 70 cm sullo zaino sempre pronti ad agganciarsi alle corde... e come se non bastasse perdo anche gli occhiali da sole!

Luca Laura sul terzo tiro

Comunque riesco ad arrivare in cima senza danni peggiori. Sono le 16 passate, mangiamo qualcosa in fretta godendo della luce calda e radente del pomeriggio sulla grandiosa sfilata di montagne attorno a noi; poi tocca scendere perché non si faccia troppo tardi; Federico ha dovuto letteralmente correre per arrivare in orario a lavoro, mentre noi affrontiamo la lunga discesa con più calma. Arriviamo all'auto al buio, facendo manovre da tetris per infilare nella Panda di Alberto i nostri cinque zaini e corpi.

Le ombre avanzano, è ora di tornare

Per concludere, una giornata lunga e avventurosa, in ampia e ottima compagnia; forse un po' al limite come difficoltà per il sottoscritto, che necessita urgentemente di imparare a procedere in cordata in maniera più fluida e tranquilla... E ora una piccola carrellata su tre dei nostri gioielli appenninici finalmente in veste invernale!

Alpe di Succiso

Roccabiasca

Monte Scala

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