martedì 23 settembre 2014

Assalto ai Cairngorms: tentativo Ben Macdui, Chalamian Gap e Glenmore Forest

Lunedì, sveglia presto dopo essere andato a letto prestissimo: pensavo di non riuscire a dormire in ostello e con la smania del giro, invece a quanto pare avevo veramente bisogno di sonno! La sala della colazione apre alle 7, il primo autobus per Cairngorm Mountain passa alle 7.20 dalla stazione, a 10 minuti di cammino dall'ostello. Riesco in qualche modo a trangugiare due biscotti con mezza tazza di "caffè", giusto per sentirli ballare nello stomaco mentre percorro di corsa la strada deserta di Aviemore. Non perdo l'autobus, semi-deserto anche lui, e in una ventina di minuti sono alla base delle piste da sci (500 metri circa).



La giornata sembrava iniziata coi migliori auspici meteorologici, giusto un poco di nebbia a coprire i Munro ("Munro" è il nomignolo affibbiato alle cime scozzesi che superano i 3000 piedi, cioè 914 metri); ma già nell'arco di tempo del viaggio in bus e le nuvole basse si sono fatte più consistenti, e un'atmosfera umida e grigiolina è andata coprendo il cielo azzurro anche tutto attorno, verso la pianura.


Ho tutta la giornata davanti, sono carico, un'ultima occhiata alla cartina e parte l'assalto ai Cairngorms. Passo sotto a un paio di skilift preistorici, poi seguendo un ottimo sentiero comincio ad allontanarmi dalla zona delle piste. Riesco a intravvedere fin dall'inizio buona parte del mio itinerario: la traccia taglia lungamente prati sterminati verso est, per poi rimontare un crinale che si va a perdere nella nebbia, via via più bassa.


Il lungo tratto pianeggiante termina dopo aver guadato facilmente un paio di ruscelli, provenienti dal bel circolo glaciale del Cairn Lochan (1215) , con il suo versante nord roccioso che ancora ospita un piccolo nevaio (il 15 settembre!). Per la salita devo scendere a compromessi col mio pile, che finisce nello zaino; ma con solo maglietta e smanicato patisco decisamente freddo, specialmente quando in terreno più esposto si alza il vento e comincia la nebbiolina umida.

Resisto finché posso, ma presto devo coprirmi di nuovo; per fortuna la salita lascia spazio a tratti pianeggianti, attraverso un ambiente sempre più spoglio e sassoso. La visibilità è davvero ridotta, ma c'è di buono che il sentiero è ampio e ben battuto, pur non essendo segnato. Vado avanti nutrendomi della speranza che da un momento all'altro la nebbia cessi, ma nulla sembra lasciare presagire qualcosa di simile.

Man mano che procedo, mi avvicino al cuore dell'altopiano al centro dei Cairngorms, di fatto un calderone in cui la nebbia ha tutta l'aria di ristagnare volentieri. Il mio progetto prevedeva di raggiungerne il cuore, salendo il Ben Macdui (1304, seconda cima più alta del Regno Unito) per poi scendere al Loch Etchachan (il lago più alto in UK) e tornare alle piste con un ampio giro ad anello.

Pernice rossa





Naturalmente un itinerario simile era fattibile con meteo favorevole, mentre in queste condizioni, su montagne a me sconosciute, coi sentieri non segnati, da solo e col cellulare senza ombra di linea (non prendeva neanche giù ad Aviemore!) diventa puro azzardo.

 Per una questione di onore, proseguirei almeno fino al Ben Macdui, seguendo la buona traccia di sentiero in cui mi trovo, ma comincio a patire sempre più freddo alle mani... non aspettandomi temperature così rigide, ho deciso di non comprare un paio di guanti (che pure mi sarebbero tornati utili anche a Parma).


Una stupidaggine; ora mi ritrovo a dover muovere le dita in tasca fingendo di suonare il pianoforte, ma ogni volta che mi fermo per consultare la cartina o mangiare un po' di frutta secca, tempo pochi secondi e le dita sono di nuovo rigide. Supero alcuni grandi ometti di pietra, chiamati appunto Cairn: loro danno il nome a queste montagne.

Il sentiero subito dopo comincia a scendere; riesco ad individuare grosso modo sulla cartina il punto in cui mi trovo, a circa 1150 metri: il Ben Macdui è ancora lontano e io sono piuttosto provato... l'allenamento non è soltanto fisico: in 3 mesi a Ramsgate ho camminato, corso, fatto giri anche impegnativi in mountain bike, ma non sono mai stato in montagna; e la montagna in condizioni difficili richiede un allenamento anche mentale. Quindi meglio non rischiare di mettermi nei pasticci: Cairngorms, avete vinto voi, io giro i tacchi e vado a prendermi un bel tè caldo col latte, da bravo inglese!

Nel tornare indietro, incrocio qualche escursionista che sale, alcuni addirittura in maglietta, altri in tenuta prettamente invernale... io rimango imbacuccato con maglia pile smanicato e guscio praticamente fino al punto di partenza! La nebbia sembra diradarsi, qualche Munro si riaffaccia, già temo di dovermi mangiare le mani (non per scaldarle...), ma sono solo falsi allarmi: la giornata ormai è compromessa. Ma forse non alle basse quote.


Provando a gustare il mio white tea nel bar alla base della funicolare, studio un possibile itinerario per tirare al pomeriggio; sono ancora le 11.30 e non voglio buttare subito il prete nella merda (è la traduzione letterale di un modo di dire scozzese). Mi sono ripreso, ho abbandonato il rancore come una pietra sopra quei cairn lassù immersi nella nebbia, riesco a ritrovare la giusta carica per ripartire.

E riparto in discesa, facendo un lungo giro che mi porta ad attraversare la profonda forra scavata dal fiume Allt na Ciste presso il limitare della foresta di Glenmore, per poi risalire dall'altra parte e ritrovarmi nei campi aperti, costeggiando un lungo filo spinato. Dall'altra parte della valle riconosco il lungo taglione percorso al mattino, mentre il mio sentiero punta dritto all'intaglio del Chalamian Gap.


Il cielo tutto attorno è ormai scuro, ma un ultimo sprazzo di sereno proprio sopra di me mi regala qualche istante di vivi contrasti con l'erba luminosa; dopodiché mi viene regalata solo una fastidiosa pioggerella. In queste condizioni attraverso la bella pietraia del Chalamian Gap, un valico alto circa 700 metri che mi permette di sbucare sulla valle del Lairig Ghru.



Mangio il mio iper-essenziale sandwich con un po' di frutta secca e riparto, sono curioso di vedere da vicino l'aspetto di uno dei più celebri passi scozzesi. E lo spettacolo vale tutta la (poca) fatica: due ripidi versanti ghiaiosi, che le nuvole fanno sembrare ancora più alti, precipitano nel solco della valle in uno scenario grandioso, degno... non dirò delle Alpi, ma almeno degli Appennini! La memoria corre subito ai ben noti valloni dell'Alpe di Succiso, per molti aspetti simili.


Con una ripida discesa raggiungo il torrente, immettendomi nel sentiero principale diretto al Lairig Ghru. Volendo avrei tempo per raggiungere il passo, ma il maltempo incombente mi porta a più miti consigli, e senza troppo pensarci scendo a valle: la strada è ancora lunga, e più che una strada è un sentiero di quelli poco adatti a farli di corsa, con tanti passaggi su pietre per aggirare il terreno fangoso. Qualche ardito compie questa discesa in Mbk: se si divertono senza ammazzarsi buon per loro!


Scende una pioggerella quasi invisibile, ma tanto basta per il guscio; poi raggiunti i primi alberi la temperatura si fa più gradevole. Prendo un sentiero a destra, diretto al Rothiemurchus Lodge, un bel villaggio di casette di legno circondato dalla foresta. Non intendo tornare alle piste da sci, ma riprendere l'autobus per Aviemore alla fermata precedente, posta a Glenmore Village.


Sulla cartina vedo un sentiero che nella realtà non c'è: beh dai, almeno uno ci vuole, se no sai che noia? Scendo da una strada sterrata abbastanza nuova, ma la direzione non mi convince, così imbocco una traccia di boscaioli; e si sa che le tracce di boscaioli presto o tardi finiscono... Pensando di essere vicino a Glenmore e al Loch Morlich, decido che posso permettermi di ravanare un po' nella splendida foresta: in fondo sono da poco passate le 15!


Non vedo più tracce, quindi prendo come riferimento un fiumiciattolo; finché domina il sottobosco dei larici non ci sono problemi, ma quando il terreno cambia la progressione diventa più faticosa; il rivolo ha un andamento illogico, scompare e ricompare, di tanto in tanto devo sincerarmi del giusto scorrimento dell'acqua... trovo un laghetto, una labile traccia che si perde presso alcune piante tagliate dove riesco a guardarmi intorno: ma non ci sono punti di riferimento!


Sento il rumore delle auto alla mia destra, sento che la direzione è quella giusta. Mi tocca passare attraverso altissime felci bagnate, ma per fortuna prima che il ravanaggio si faccia amazzonico trovo una bella carrozzabile, la seguo nella direzione che mi ispira e cammina cammina finalmente raggiungo il Loch Morlich, oppresso dall'umidità.


Purtroppo Glenmore Village è più lontano di quanto sperassi, o forse sono io che comincio ad avere troppa voglia di cioccolata calda e il tempo si va dilatando... strade sterrate che sembrano non finire mai, il sentierino lungo il lago, il fiume che non si attraversa e tocca cercare un ponte, infine un enorme campeggio pieno di camper con stranieri che non sanno nemmeno dove si può prendere l'autobus e una cioccolata calda.


Il bus passa ogni ora alle mezza, ora sono le 16.45 quindi ho tutto il tempo per cercare un bar e un telefono pubblico per chiamare a casa: non ho linea da due giorni! Il telefono pubblico però non funziona, e anche il bar non è affatto semplice da trovare...  qui chiude tutto alle 17. Alla fine comunque riesco a trovare il posto giusto, e ad aspettare la corriera con una bella cioccolata fumante in mano. Ad Aviemore riesco a chiamare a casa dove mi credevano morto: per così poco... ho rischiato molto di più con il chicken tikka d'asporto dal ristorante indiano alla sera!

Itinerario: in giallo il giro del mattino, il arancione il proseguimento

Prima e ultima parte del giro in arancione
Il progetto originale del giro

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