lunedì 3 febbraio 2014

Massese, interventi stradali e dissesto idrogeologico sull'Appennino Parmense

L'ex strada statale 665 Massese collega Parma ad Aulla attraverso il Passo del Lagastrello: un valico storico, chiamato anticamente Malpasso (toponimo conservato da un monte vicino) per la presenza dei briganti o forse dei monaci risiedenti nell'abazia di Linari, ora in rovina: entrambi chiedevano con ogni probabilità un pedaggio ai viandanti.

Passo del Lagastrello visto dal crinale parmense
I viandanti di oggi diretti al mare lo pagano ancora il pedaggio - e salato - ma sull'autostrada A15, che passa sotto un altro valico di antica memoria: la Cisa. Chi va al mare passando dal Lagastrello evidentemente ha voglia di fare curve o vedere montagne! Ciononostante la Massese resta la principale via d'accesso ai comuni di Tizzano, Palanzano e Monchio: zone di produzione del crudo di Parma e del Parmigiano, di turismo estivo e invernale (si scia - ancora per poco - a Schia e Pratospilla).

Fra 2008 e 2013 la Massese è stata oggetto di importanti lavori, per una somma di 20 milioni di euro finanziati da Provincia di Parma e Regione Emilia Romaga. Gli interventi sono cominciati con la tangenziale di Pilastro per poi proseguire con la rotonda di Pastorello, la variante di Ranzano, quella di Lugagnano, il nuovo ponte di Groppo e altre due rettifiche stradali.

Inaugurazione Variante Ranzano, al centro Bernazzoli
Certo, Palanzano e Monchio sono ancora lontani da Parma; ma in termini di tempo e soprattutto di sicurezza gli interventi hanno avuto una loro indubbia utilità, sostituendo tratti curvosi e stretti con ampi rettilinei, due incroci pericolosi e trafficati con una tangenziale e una rotonda. Il punto è che nell'ultimo anno la Massese e vari paesi che attraversa sono stati letteralmente disastrati dalle frane, e tutto questo a pochi passi dalle nuove varianti.




Fa sorridere amaramente guardare le foto degli anni scorsi con il presidente della provincia Bernazzoli e l'assessore Fellini che tagliano i nastri sotto il sole, mentre oggi devono badare a mettere le transenne sotto la pioggia.

La frana di Boschetto, staccatasi nell'aprile 2013
Dopo il nevosissimo inverno 2013, una piovosissima primavera si è infatti portata via la strada a Boschetto, insieme a una casa; fra Capriglio e Pianestolla una frana di dimensioni enormi ha minacciato (oltre ai due paesi) un ponte della Massese a valle; attorno a Schia sono cadute altre frane che hanno costretto a chiudere le strade di accesso alla località sciistica; e nelle valli vicine si sono contati numerosi altri danni a strade e abitazioni . Un bollettino di guerra insomma.

Per fortuna, dopo 4 mesi di chiusura, è stata completata lo scorso agosto in tempi record una nuova bretella di 500 metri in un campo sopra a Boschetto, rendendo possibile percorrere di nuovo la Massese per fine estate e autunno.

Veduta aerea della frana di Capriglio 
Purtroppo negli ultimi due mesi, al posto della neve, sta cadendo pioggia sull'Appennino. E poco sopra a Boschetto e alla nuova variante, precisamente in località Cisone, si è risvegliata una vecchia frana, che non solo rischia concretamente di fare chiudere ancora la Massese, ma minaccia a monte anche la provinciale per Tizzano. Appena di là dalla valle un'altra frana sta erodendo il pendio che sorregge il paesino di Pietta, il quale rischia di scomparire. Essendo poi ancora a inizio febbraio, il prolungarsi di un inverno e di una primavera piovosi potrebbe anche rimettere in moto la grande frana di Capriglio.


Ormai le frane ci sono e lamentarsi non serve a nulla, però non si può nemmeno invocare la fatalità. Gli eventi meteorologici sono il responsabile principale di questi disastri, ma anche l'uomo ci mette del suo: ieri si è costruito dove non si doveva, oggi la montagna si spopola e ci si prende poca cura della pulizia dei canali e dei boschi.

pietta3
Frana in atto a Pietta
Azzerare il rischio idrogeologico probabilmente non è possibile, ma con volontà e risorse si potrebbero migliorare le cose: invece di spendere tutti gli anni 10 per riparare i danni, sarebbe meglio investire 100 tutti in una volta per prevenirli. Nel caso della Massese non regge nemmeno la scusa che le risorse mancavano, siccome 20 milioni sono stati stanziati per un progetto provinciale: importante e funzionale certo, ma alla luce dei fatti attuali non prioritario.

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