domenica 30 giugno 2013

Quelli che... la Punta Buffanaro: escursione sui Groppi di Camporaghena

Allarme! Pianificare un'escursione all'ultima ora: da partire al mattino non troppo presto e tornare al pomeriggio non troppo tardi. Cervello attivati! Apuane? no; Appennino modenese? no. Alpe di Succiso e dintorni? sì!
Cartina alla mano, un giro bello l'ho già in mente, calcoli improvvisati dei tempi: Succiso-Monte Alto? 3 ore; sentiero dei Groppi di Camporaghena? 2 ore a esagerare; rientro a Succiso dal rifugio Sarzana? Un'altra ora e mezza. Bene, meno di 7 ore: riducendo le soste e accelerando il passo possiamo farle diventare 5 e mezza. Aggiudicato. Via!

Scavato (dal Barbarossa?) fra Alpe di Succiso e Monte Alto: il passo di Pietra Tagliata
Ce la prendiamo comodissima; sono ben le 10,30 quando appoggiamo gli scarponi sull'asfalto di Succiso Nuovo: un agglomerato illogico di case prefabbricate degli anni 70, dipinte con colori diversi per non sembrare tutte uguali.
Un paese a prima vista senz'anima, che invece si rivela cuore pulsante del Parco Nazionale: la comunità Valle dei Cavalieri, che fa perno sull'agriturismo/centro visite di Succiso Nuovo, è una delle realtà più attive nella promozione del turismo sostenibile sul nostro Appennino. Da un paese che stava per morire con le alluvioni dei primi anni 70, è nato un possibile modello di futuro della nostra montagna.

Agriturismo Valle dei Cavalieri


Fra la chiesa e una fontana, imbocchiamo il sentiero 653, che costeggia il torrente Liocca fino alle sue sorgenti ai Ghiaccioni. E' un percorso comodo, in leggera salita, all'ombra del bosco decorato dai fiori gialli dei maggiociondoli e... dai ronzii insopportabili delle zanzare, compagne costanti del nostro percorso nel bosco: mai visto niente di simile!

Sentiero 653 lungo la valle del Liocca

Maggiociondoli, sullo sfondo Punta Buffanaro
Teniamo un buon passo, per rispettare i tempi: non ci fermiamo nemmeno un attimo ai Ghiaccioni, e saliamo decisi sul 673 verso il passo di Pietra Tagliata. E' il tratto più faticoso del giro, per fortuna allietato dal panorama maestoso e selvaggio del vallone, dove può capitare di incontrare le marmotte.

Conca dei Ghiaccioni


Vallone dei Ghiaccioni verso il passo Pietra Tagliata

sabato 29 giugno 2013

Punta Buffanaro (1878)

Sopra il paesino di Torsana, in Lunigiana, incombe con uno strapiombo sorprendente; verso Succiso e la valle dell'Enza presenta invece due insolite placche di roccia liscia poco inclinate, come uno scivolo colossale. La cima presenta, come unico manufatto umano, un ometto essenziale di pietra con scritto a indelebile il nome e la quota: un caso unico sul nostro crinale pieno di croci, cartelli, pietre di confine... nei dintorni di Punta Buffanaro si dipartono quattro sentieri, ma non è certo una
montagna molto frequentata. E' piuttosto il culmine panoramico della zona più selvaggia dell'Appennino Settentrionale.

Escursioni:
Sentiero attrezzato dei Groppi di Camporaghena e ferrate di Monte Alto e Alpe di Succiso

Rifugio Città di Sarzana (1580)

Il rifugio più isolato dell'Appennino Tosco Emiliano sorge in una bella posizione, vicino al Lago di Monte Acuto; non arrivano qui strade né impianti: il sentiero più breve per raggiungerlo parte dal Passo del Lagastrello, e richiede almeno un'ora e mezza di cammino. Costruito dal Cai di Sarzana, è stato recentemente ristrutturato e si presenta come una bella costruzione in legno, in sintonia con il bosco che la circonda. Interessante e aggiornato il sito: http://www.rifugiosarzana.it/


Escursioni:  Sentiero attrezzato dei Groppi di Camporaghena e ferrate di Monte Alto e Alpe di Succiso

I Groppi di Camporaghena e il Lago del Monte Acuto, anello da Succiso

Punto di partenza: Succiso (980)
Punto più elevato: Monte Alto (1904)
Dislivello in salita: 1000 circa
Tempo totale di percorrenza:  7 ore
Grado di difficoltà: EE
Segnaletica: Ottima
Punti d'appoggio: Rifugio Città di Sarzana, Bivacco Ghiaccioni; acqua alla partenza, fontane e sorgenti lungo il percorso
Note: Il percorso aggira i tratti attrezzati più difficili, che richiedono tassativamente l'uso del set da ferrata. In un paio di passaggi si incontra comunque il cavo, ma le difficoltà e l'esposizione sono davvero limitate.

Itinerario
Questo percorso, adatto agli escursionisti esperti e allenati, permette di immergersi in scenari selvaggi: le tracce dell'uomo sono pochissime e ben integrate con l'ambiente; i valloni, le montagne, i risalti rocciosi presentano un'imponenza quasi alpina.

La partenza è Succiso Nuovo, dove si possono ottenere informazioni e materiale all'Agriturismo Valle dei Cavalieri, centro visite del Parco Nazionale. Di fianco alla chiesa comincia il sentiero 653, che risale dolcemente nel bosco la vallata drittissima del torrente Liocca, fino all'amena piana dei Ghiaccioni (1375).  Occorre qui passare sul 673, in direzione del Passo di Pietra Tagliata. La salita si fa decisa, e usciti dal bosco ci si trova in mezzo a un vallone sterminato, compreso fra Alpe di Succiso e Groppi di Camporaghena, chiuso dalla cresta dentellata dove sorge il passo (1750).

I Ghiaccioni
Poco prima di affacciarsi sul versante della val Secchia, si stacca sulla destra il sentiero per il Monte Alto, che aggira sulla destra i torrioni rocciosi dove sale la ferrata. Sulla cima (1904) si incontra lo 00, che va imboccato a destra, verso Punta Buffanaro. Un tratto attrezzato con il cavo supera un risalto roccioso in discesa: la roccia è ottima, gli appigli numerosi e l'esposizione davvero ridotta; gli escursionisti arrivati fino a qui non dovrebbero avere alcun problema a proseguire.

Il tratto attrezzato poco sotto il monte Alto
Con alcuni salicendi, sempre sul filo del crinale, si guadagna la sommità della notevole Punta Buffanaro (1878), per poi scendere su sentiero abbastanza esposto fino a una forcella: lo 00 prosegue sulla cresta, con un nuovo tratto di ferrata per affrontare il quale sarebbe necessaria l'attrezzatura (nulla di difficile, ma i primi passaggi sono un po' esposti); conviene invece scendere a destra verso il Lago del Monte Acuto, che si raggiunge in circa mezzora dopo essersi congiunti con il ripidissimo sentiero 659 che sale dai Ghiaccioni.

Il Lago del Monte Acuto, a pochi passi dal Rifugio Sarzana
Proprio dietro al Rifugio Città di Sarzana (1580) scende il 657 (indicazioni per Miscoso e Succiso): un sentiero ripido e poco battuto, che rimane tutto il tempo nella faggeta, passando vicino alle due torbiere dei laghi Gora e Gorella. Presso una spianata si incontra il bivio con il 653, che va imboccato in direzione di Succiso Nuovo.  Un'altra ripida discesa e si incontra una carrareccia, dove si tiene ancora la destra; guadato il torrente Liocca, ci si ricongiunge con il sentiero percorso all'andata e in 15 minuti circa si rientra a Succiso.

La valle del Liocca vista dai Groppi di Camporaghena

Sentiero attrezzato dei Groppi di Camporaghena e ferrate di monte Alto e Alpe di Succiso

Il percorso: evidenziate in verde le varianti
per non percorrere le ferrate
Difficoltà tecniche: Facile il tratto di crinale, medi gli altri
Dislivello: Circa 150 metri; molti sali-scendi
Durata: 3 ore dal Passo Pietra Tagliata alla Sella del monte Acuto
Stato segnaletica e attrezzature: Cavo nuovo, segnaletica assente solo nel tratto fra il passo Pietra Tagliata e il Monte Alto

Itinerario
La zona fra Alpe di Succiso e Groppi di Camporaghena presenta diversi tratti di vie ferrate, che si sviluppano su robusti blocchi di arenaria/macigno. I tre percorsi attrezzati sono vicini e si possono facilmente concatenare in percorsi che richiedono tutti un discreto impegno fisico. L'itinerario più logico è partire da Succiso, raggiungere il Lago e dunque la Sella di Monte Acuto con i sentieri 653 e 657, per poi rientrare dal passo di Pietra Tagliata ai Ghiaccioni e dunque a Succiso con il 653. Sentieri più impegnativi risalgono dai borghi di Camporaghena e Torsana, affrontando gli scoscesi versanti meridionali di queste montagne.

Il sentiero attrezzato dei Groppi di Camporaghena è il tratto dello 00 fra la Sella di Monte Acuto e il Monte Alto. Percorre un crinale particolarmente aereo e panoramico, sconsigliato in caso di maltempo. Partendo dalla Sella, si incontra dopo 20 min un primo brevissimo tratto attrezzato che supera delle facili roccette, seguito poco dopo da una lunga placca in leggera discesa, tutta in cresta, che scende verso il reggiano con pendenze contenute mentre precipita sulla Lunigiana.

Veduta della cresta su cui si sviluppa il primo tratto

mercoledì 26 giugno 2013

Benvenuti in (Gran) Paradiso, primi passi sopra i 3000 col Cai

Alla fine della mia prima escursione in alta montagna, la sensazione più forte è stata il dolore alle ginocchia: una discesa di 1700 metri con uno zaino di 15kg in spalla non la avevo mai fatta, e di certo non la rifarei volentieri domani mattina!

domenica 23 giugno 2013

Anello da Cogne al Col della Rossa, per il Rifugio Vittorio Sella

Punto di partenza: Valnontey (1667)
Punto più elevato: Colle della Rossa (3195)
Punto di rientro: Cogne (1534)
Dislivello in salita: 1532
Tempo totale di percorrenza: 9 ore
Grado di difficoltà: E (in mancanza di neve)
Segnaletica: Buona
Punti d'appoggio: Rifugio Vittorio Sella (2584); acqua presso Cretaz
Accesso stradale: Da Cogne è possibile raggiungere Valnontey in pochi minuti con i trasporti pubblici






Rifugio Vittorio Sella (2584)

Il rifugio Vittorio Sella, risalente alle battute di caccia di Vittorio Emanuele II, sorge in un soleggiato ripiano, ed è circondato da una corona di montagne possenti.
Consta di tre edifici distinti: il rifugio vero e proprio, con la sala pranzo; un edificio con solo camerate e il bar: può dunque ospitare un grande numero di escursionisti diretti alle meraviglie del Gran Paradiso fra marzo e ottobre.
Gli interni sono puliti e hanno un bell'arredamento tradizionale; cena e colazione nella norma. Mi ha sorpreso soprattutto la qualità
del pane, ottimo anche il giorno seguente quando ha contenuto panini di quelli con la P maiuscola, valsi tutti i loro 5 euro che sono costati!

Escursioni:
Anello da Cogne al col della Rossa per il Rifugio Vittorio Sella

domenica 16 giugno 2013

Alla ricerca della valle Tribolata: due ferrate in val d'Aveto extra Cai

E' una vera gioia raccontare una giornata di montagna perfetta, dove tutto va per il verso giusto, ti diverti tu e chi era con te e avresti voglia di ripartire subito.

 

sabato 15 giugno 2013

Anello delle ferrate Ferrari e Mazzocchi fra alta val d'Aveto e Nure

Punto di partenza: Rocca d'Aveto (1280)
Punto più elevato: Groppo delle Ali (1690)
Dislivello in salita: 600
Tempo totale di percorrenza: 6 ore abbondanti (con le due ferrate)
Grado di difficoltà: EEA
Segnaletica: Ottima
Punti d'appoggio: Bivacco Sacchi, Rifugio Prato Cipolla; sorgenti a Fontana Gelata e fontane lungo la discesa da Prato Cipolla a Rocca d'Aveto
Accesso stradale: Parcheggiare a Rocca d'Aveto su uno spiazzo a destra della strada, poco prima del piazzale della seggiovia
Note: Informarsi sul sito http://www.montebue.com/ per gli orari di apertura delle seggiovie (il secondo troncone d'estate è quasi sempre chiuso per ora).

Ferrata Ferrari del GAEP


Primo tratto
Difficoltà tecniche: Facile
Dislivello: 100 m circa
Durata: 50 minuti
Stato segnaletica e attrezzature: Discreto: avvicinamento alla ferrata non troppo intuitivo, con qualche sbiadito segno rotondo giallo; cavo spesso dondolante (non comunque nei pochi passaggi delicati).

Descrizione
Questa breve e facile via ferrata si sviluppa in cresta, senza mai risultare troppo esposta, e attraversa un ambiente unico nel suo genere: chi sale, sulla propria sinistra, ammira la distesa disordinata e frastagliata di rocce rossastre della Valle Tribolata, mentre a destra lo sguardo spazia sull'alta val d'Aveto verso il mare. Non sono presenti altre attrezzature oltre il cavo. È un percorso da sconsigliare nelle giornate più calde.

Il primo tratto supera un affioramento con qualche passaggio verticale; si prosegue fra placche poco inclinate e semplici camini, giusto con un paio di passaggi atletici. La roccia è vulcanica, e seppur generalmente buona, presenta qualche appiglio poco affidabile. L'ultimo tratto, isolato e aggirabile, supera un camino verticale un po' umido: all'uscita l'ambiente cambia improvvisamente, con i dolci prati sommitali del monte Roncalla (1683), ideali per una sosta rilassante.

Ferrata Mazzocchi al Groppo delle Ali

L'ultima scala
Difficoltà tecniche: Media
Dislivello: 100
Durata: 1 ora
Stato segnaletica e attrezzature: discreto: buona segnaletica ma cavo non sempre ben teso; trovato un fittone staccato in un traverso per fortuna facile.

Descrizione
La ferrata Mazzocchi o del Groppo delle Ali si trova in alta val Nure: l'esposizione a nord e la quota mediamente alta non la rendono percorribile in inverno e per buona parte della primavera. Si tratta di un percorso breve ma con passaggi tutt'altro che banali. Poco oltre il bivacco Sacchi (1580), comincia il percorso attrezzato, con un primo facile traverso e un secondo più esposto e impegnativo, munito anche di catena; una bella scala in corda e legno aiuta a superare un camino sempre umido.



Dopo un facile camino e un breve tratto nel bosco, troviamo a sinistra l'indicazione per una via di fuga, che conduce al vicino sentiero 007; proseguendo, si costeggia un alta parete senza mai esporsi troppo, per poi incontrare una diramazione: la variante difficile sale in verticale su buona roccia per poi compiere un non facile traverso, da superare con un po' di agilità (scarsi appigli); quella semplice rimane nel canale sottostante, con tracce di sentiero.

Pinnacolo presso il Bivacco Sacchi
 Dopo pochi metri i cavi si ricongiungono sotto una scala di ferro, che supera una parete verticale; poco dopo troviamo una nuova scala, più lunga ed esposta, che supera almeno 20 metri. Gli ultimi tratti sono su buona roccia, non esposti, e permettono di sbucare sui prati fioriti sopra il Groppo delle Ali (1690), non lontano dal Rifugio monte Bue.

Uscita dalla ferrata
 

Monte Roncalla (1683)


Sulla spartiacque fra Aveto e Nure, questa montagna è sovrastata da ampi pratoni panoramici, fioriti in primavera. Rispetto al vicino Groppo Rosso, vero balcone sulla conca di S. Stefano, il Roncalla è più esposto a ovest, dove precipita con una scarpata sulla valle Tribolata: l'enorme frana si è staccata in tempi remoti proprio dalle sue pendici. Diversi i sentieri che qui convergono, sia da Prato Cipolla sia dal passo della Crociglia; ci sono anche due percorsi impegnativi e di grande soddisfazione: la cresta della Ciapa Liscia e la via ferrata Adolfo Ferrari.


Itinerari: Anello delle ferrate Ferrari e Mazzocchi fra alta val d'Aveto e Nure
 

martedì 11 giugno 2013

Val Campelle, nel cuore del Lagorai col Cai: secondo giorno

Dopo un sonno ristoratore di ben 5 ore, ci rimettiamo in sesto per una nuova giornata in cammino. Il tempo sembra promettere bene, ma le previsioni meteo dicono tutt'altro; già dalla sera prima, gli istruttori hanno così deciso di cambiare itinerario, restando più bassi: dal Rifugio Sat Lagorai (1310), invece di salire verso il Passo Cinque Croci, percorriamo la strada asfaltata a tornanti verso Malga Cenon di Sopra, dove termina l'asfalto.


 
 

lunedì 10 giugno 2013

Val Campelle: nel cuore del Lagorai... col Cai: primo giorno

Porta d'ingresso naturale della catena del Lagorai, la Val Campelle ha accolto per la prima volta un gruppo di escursionismo del Cai di Parma.
A dire il vero non è stata troppo cortese! Appena scesi dal pullman lungo la strada del Passo Manghen (provocando qualche Cristo fra gli automobilisti!), il sole batte forte e caldo; per fortuna la salita è tutta in un bel bosco, e fra una pausa e l'altra gli istruttori ci insegnano a distinguere larici, pini cembri, abeti bianchi e rossi.

 
 

domenica 9 giugno 2013

Monte Cima (2032)


Il nome di questa montagna non rispecchia per nulla la sua natura di sommità arrotondata: si tratta dell'ultima elevazione significativa lungo la dorsale che si stacca dalla cima d'Asta, separando le valli Campelle e di Grigno. E' caratterizzato dalla presenza di cave di quarzo, come dimostrano alcuni attrezzi arrugginiti ancora sul luogo.

Escursioni:
Val Campelle: nel cuore del Lagorai col Cai, secondo giorno

Rifugio/hotel SAT Lagorai

Posto al centro della Val Campelle e raggiungibile su strada asfaltata, offre un servizio quasi da albergo con prezzi da rifugio. All'interno si possono consultare e acquistare riviste, libri, cartine della zona. La cucina ci ha presentato un menu fisso con ottimi canederli e strangolapreti (un po' piccoli forse...), polenta funghi e carne, e un caloroso Parampampoli servito in fiamme, in grado di fare sia da caffè sia da ammazzacaffè.

mercoledì 5 giugno 2013

Cartelli e segnali sui sentieri, il ruolo del Cai

C'è chi, passeggiando per i sentieri sulle nostre montagne, si lamenta della carenza o inadeguatezza della segnaletica; e in alcuni casi non gli si può dare torto, anche se un po' di senso dell'orientamento e una buona cartina dovrebbero sempre essere nello zaino e magari nella testa.


Poi bisogna considerare che i cartelli non crescono come arbusti, né i segnali di vernice come funghi sugli alberi; aggiungiamo i danni causati dal gelo e da qualche furbone che sempre si diverte a rompere ciò che trova sui propri passi, e avremo un quadro più sfaccettato della questione sentieristica.


Come membro di un corso Cai, ho potuto partecipare a una giornata dedicata alla manutenzione dei sentieri, nella zona fra Bosco di Corniglio e Lagdei. Il lavoro, concesso dalla provincia al Club Alpino, è più complesso di quanto possa sembrare a prima vista: non tanto per la fase manuale, dove in fondo basta piantare un palo e avvitarci i cartelli o fare due segni di vernice, quanto per tutto il progetto che la sottintende.

Palo piantato con la puntazza
 
Pulitura di un segno vecchio dal muschio
 I cartelli sono prodotti da ditte specializzate, ma occorre prima stabilire la direzione della freccia (tutto varia a seconda di dove si dispone il cartello) e la scala corretta delle tempistiche per le località segnalate: e tutto questo richiede un attento studio sulle cartine e nel caso sul posto. Ogni cartello inoltre è numerato (sulla parte posteriore), in modo da poterlo prendere come punto di riferimento per localizzare escursionisti in difficoltà.


Può capitare di trovare cartelli di natura e materiali eterogenei: legno, lamiera, plastica... quest'ultima è ormai il materiale preferito, per tutto un insieme di motivi: il legno marcisce, il ferro arrugginisce, mentre la plastica resiste bene al tempo. I luminosi cartelli bianchi e rossi di plastica sono meno in sintonia con l'ambiente rispetto a quelli in legno, ma proprio la loro natura di "pugno in un occhio" li rende funzionali e facili da individuare in condizioni di scarsa visibilità.

 

E' sempre meglio piazzare i segnali su pali, siccome gli alberi col tempo tendono a inglobarli (se sono di ferro e plastica) o a respingerli (quelli in legno). Sono poi da evitare le scritte indelebili sui sassi, antiestetiche e poco visibili, specialmente d'inverno se la neve è alta.

Verso il monte Cusna
 
Appennino Modenese
 Per quanto riguarda i segni di vernice, capita spesso di vederne troppi, oppure troppo pochi... dipende dalla data in cui è stata fatta manutenzione sul sentiero. Nei paesi, i segnali talvolta sono difficili da individuare, dal momento che i proprietari delle case potrebbero non gradirli sui propri muri o staccionate. In quota invece, dove mancano alberi e punti di riferimento, l'ometto di pietre è la soluzione migliore per non dover piantare pali ogni 4 passi.

Alpe di Succiso
Un altro problema è la compresenza di segnali eterogenei, spesso sistemati da personalità diverse dal Cai: parchi, comunità montane, semplici organizzatori di percorsi tematici... da questo punto di vista occorrerebbe un po' di pulizia: è giusto ci siano i segnali che servono e dove servono, la montagna non deve diventare uno svincolo autostradale!

Parco del Frignano
 
Passo dell'Ospedalaccio, tre generazioni di cartelli Cai