Ci ero sempre e soltanto passato sotto, al monte Bianco: risalendo la valle d'Aosta sembrava giocare a restare nascosto... lo vedi soltanto dopo l'ennesimo tunnel, innalzarsi all'improvviso per quasi 4000 metri sopra il fondovalle. Un gigante che abbaglia e fai fatica ad inquadrare tutto intero dentro il parabrezza!
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Val Veny |
Dalla Francia, tutto un altro discorso. Ricordo una serena giornata d'estate, scendendo verso sud lungo
l'Autoroute du Soleil: appena dopo il valico oltre il quale inizia la piana del fiume Saone, o bassa Borgogna, qualcosa compare all'orizzonte: sembra un grande cumulo, ma è immobile, anzi mano a mano che ci avviciniamo sembrano comparirne altri vicini... Poi capisco che non è una nuvola, bensì proprio lui,
le Mont Blanc, e la sua mole continua a sorvegliare l'autostrada da lontano - lontanissimo! - fino alle porte di Lione. Poi risulta ovvio che i francesi lo sentano come roba loro...
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Alba sul massiccio del Biano |
Finalmente si presenta l'occasione per arrivare in auto fino a Courmayeur senza dover proseguire in Francia per lavoro. All'arrivo presso la partenza della nuova funivia Skyway ci accoglie un sole magnifico, con un caldo più da 23 di marzo che non di gennaio. Ci incamminiamo lungo la stradina/pista di rientro dalla val Veny, che si mantiene all'inizio più a fondovalle rispetto al tracciato estivo (quello che passa dalla chiesetta).
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Partenza da Entreves lungo la "pista" di rientro |
Un rombo rintrona nella valle: si tratta di un elicottero pronto a partire. Subito pensiamo male, della serie sole > valanghe > soccorso alpino; invece poi ne parte un altro, e un altro ancora... possibile che ci siano state tutte queste emergenze? Soltanto dopo ci ricordiamo che da queste parti ci sono persone che possono permettersi (e alle quali è stranamente permesso) di salire sulle montagne volando e scendere sciando.
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Tracce di sci lungo la Dora di Veny |
Del resto 230 anni sono parecchi: Michel Gabriel Paccard e Jacques Balmat, i primi a calpestare la cima più alta d'Europa dopo essere partiti da Chamonix con abbigliamento e attrezzatura degni del 1786 (ma con tempistiche che ancora oggi fanno venire i brividi: 11 minuti per salire gli ultimi 110 metri prima della cima, ormai sul far della sera) non avrebbero mai immaginato che l'andar per monti prendesse una piega simile.
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Stazione di arrivo della Skyway, punta Helbronner |
Passiamo sotto alla grande massa bianca del ghiacciaio della Brenva, schiacciato fra pareti di cui si fatica a cogliere le reali dimensioni; le proporzioni ingannano, un po' come fra le navate di una grande chiesa rinascimentale, o al centro di una metropoli dove sorgono soltanto grattacieli, per cui non si riesce a misurare l'immensità di ciò che ci circonda.
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Ai piedi del Ghiacciaio della Brenva; sullo sfondo il Bianco |
Superato il ponte sulla Dora di Veny, iniziamo a guadagnare quota con qualche curva; sotto di noi appare finalmente il meraviglioso pianoro sul fondo della valle, solcato da poche tracce di sci, costellato di baite coi tetti carichi di bianco. Sentiamo come un fruscio di sottofondo, che poi si fa sempre più forte...
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Scarica di neve in val Veny |
Guardando le pareti, assistiamo in diretta a un paio di scariche nei canali, piuttosto prolungate... sembrano quasi cascate di neve, e abbiamo tutto il tempo di fotografarle. Riprendiamo il cammino e in breve, su pendenze dolci, raggiungiamo il rifugio Cai Uget Monte Bianco. E' l'ora giusta per il pranzo, non abbiamo fretta e decidiamo di sistemare subito alcune cose in camera e levarci un po' l'appetito.
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Vista verso i ghiacciai a ovest del monte Bianco |
Ripartiamo comodi, con l'intenzione di avvicinarci più possibile al ghiacciaio del Miage. Ci troviamo dentro l'area sciistica di Courmayeur, versante Val Veny, e il sentierino da noi percorso (un taglione nel bosco) attraversa la pista nera Zerotta. L'operazione si rivela tutt'altro che facile, siccome a bordo pista ci sono muri di neve ghiacciata spostata dai gatti, e nella pista la neve è dura sotto e riportata sopra... roba da tirare fuori la corda rischiando il linciaggio da parte degli sciatori!
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Tentativi di superare la pista Zerotta di Courmayeur |
Comunque tutti e otto superiamo indenni la prova e proseguiamo nel bellissimo bosco di abeti, in leggera discesa. Ci concediamo pure un po' di fuori pista per raggiungere rapidamente il fondo valle presso una caserma, dove alcuni cani fanno più casino degli elicotteri e sembra vogliano spaccare il mondo.
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Free-ciaspola in val Veny |
Cani a parte, sembra di essere in mezzo a una cartolina: guardando verso valle si apre una distesa pianeggiante coperta di neve, su cui batte l'ultimo sole scaldando i colori; le baite, gli abeti ancora verdi, i fianchi giganteschi del monte Bianco con i suoi ghiacciai incombenti e le sue
aguille scure che si avvitano verso il cielo.
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Pian Veny |
Purtroppo si tratta dell'ultimo sole, anche se è ancora presto, così il fondo valle piomba in ombra. Saliamo comunque lungo la comoda strada bianca, dove incontriamo molti sciatori scesi forse dagli entusiasmanti fuoripista che partono dalla cresta di Arp. Quasi tutti senza zaino, dunque senza pala,
sonda e verosimilmente ARTVA. Lasciatemi rosicare e fare un po' di sano moralismo...
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Baita innevata in val Veny |
Arriviamo fino alla località la Visaille, a circa 1700 metri di quota. Stappiamo una bottiglia di Vernaccia faticosamente portata fino a qui, e riflettiamo sul da farsi... io volevo proseguire fino al lago del Miage e tornare indietro con il chiaro di luna, ma dopo qualche sorso di Vernaccia cambio decisamente avviso... così scendiamo tutti insieme arrivando al rifugio con un po' di anticipo prima della cena, ma con ancora la luce.
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Tramonto sulla Punta Walker, massima elevazione delle Grandes Jorasses |
Spendo due parole per pubblicizzare il rifugio Cai Uget, una struttura relativamente nuova e per molti aspetti più simile a un hotel; la grande sala da pranzo è sovrastata da un mirabile sistema di travi in legno, capaci di reggere metri e metri di neve accumulata sul tetto; le camere sono riscaldate, con lenzuola armadietti e lavandino; sono a disposizione le docce, il servizio è impeccabile (abbiamo chiesto se potevano riempirci il thermos e ce l'hanno riportato al tavolo in un vassoio!) ma si respira ugualmente un'atmosfera di famiglia e di rifugio. E in linea con tutti i rifugi di media montagna, particolare importante a Courmayeur, sono i prezzi...
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Alba su Dente del Gigante e Grandes Jorasses dal rifugio Cai Uget Monte Bianco |
La domenica ci separiamo: io, Giancarlo e Francesco ci concediamo una sciata sulle piste, gli altri una salita sulla Skyway e un giro in paese. Scopriamo con piacere - siccome sul sito non era affatto chiaro - che nello skipass giornaliero è compresa anche la salita con la nuova funivia del Bianco. Quindi smettiamo di sciare entro le 15 per concedercela anche noi.
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Piste da sci di Courmayeur, versante Checrouit |
Erano più di due anni che non indossavo gli sci, e nel frattempo non ho certo imparato a sciare; comunque nella mia maniera rozza riesco a scendere un po' tutte le piste, godendomi in particolare quelle al sole con una neve davvero ottima; peccato solo per il traffico e la coda interminabile in attesa della funivia Youla... valsa senz'altro la pena per la vista spettacolare sul ghiacciaio del Miage, più che per la pista rossa di rientro.
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Il ghiacciaio del Miage visto dalla cresta Youla |
Al pomeriggio ci spostiamo in val Veny, dove ci sono piste più tecniche in gran parte nel bosco, con il Bianco che giganteggia sempre davanti agli occhi. Una volta soddisfatti, percorriamo per la terza volta la stradina di rientro a Entreves, ci cambiamo e saliamo per tempo sulla Skyway. In circa 10 minuti ci ritroviamo catapultati a quasi 3500 metri, in un mondo di ghiaccio perenne; pensare che magari nella stessa cabina rotante ci siano persone che poco più di due ore fa erano nel caos di Milano o Torino, mette le vertigini più che superare gli altissimi piloni.
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Il famoso "pilone sospeso" (tratto di funivia per la traversata attualmente chiuso) e l'Aguille du Midi |
L'esperienza è indubbiamente elettrizzante, l'infrastruttura avveniristica, i panorami sterminati, con tutto l'orizzonte verso sud-ovest occupato da vette e ghiacciai. Insomma, uno si convince che i 40 euro del biglietto siano ben spesi. Ma si guarda con occhi ben diversi un orizzonte di montagne guadagnato con la fatica da uno pagato coi soldi.
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Mostra permanente di cristalli presso la stazione di arrivo della Skyway |
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