Data uscita: 10 Agosto 2015
Punto di partenza: San Lorenzo Dorsino (758)
Punto più elevato: Rifugio al Cacciatore (1820)
Dislivello in salita: 1100
Tempo totale di percorrenza: 3 ore
Grado di difficoltà: E
Punti d'appoggio: Ristoro Dolomiti
Note segnaletica: Ottima Cai su tutto il percorso
Accesso stradale: Si può raggiungere San Lorenzo con le linee bus provenienti da Trento o meglio ancora da Mezzolombardo
Note: La quota modesta e l'esposizione a sud rendono particolarmente calda la salita nei mesi estivi, specialmente la prima parte; poi il percorso si snoda prevalentemente all'ombra nel bosco.
Stazione di Mezzolombardo, una tarda mattinata d'agosto: due paia di scarponi e uno di sandali, tre zaini uno più panciuto dell'altro, aspettano su una panchina che passi la corriera a condurli in un luogo più consono. Eccolo il bus, ecco le cime del Brenta che si sporgono a darci il benvenuto mentre saliamo verso Molveno, il lido delle Dolomiti.
Mezzolombardo |
Qui cambiamo corriera, e in breve raggiungiamo San Lorenzo Dorsino (758), dove oggi si festeggia - o meglio si festeggerebbe - il santo patrono. E' l'una: il sole batte a picco, i negozi sono chiusi, le fontane sono chiuse pure loro per un'ordinanza comunale dovuta alla siccità straordinaria. Ci incamminiamo sull'asfalto incandescente verso la graziosa borgata di Senaso (792), entrando a cercare un po' di fresco nella chiesetta dedicata ai santi Rocco e Sebastiano, adornata da affreschi del 400: espressione colorita di una semplice fede contadina.
Ultima cena con aragoste! |
Mangiamo i nostri panini presso un lavatoio, e ci tocca andare a cercare l'acqua per riempire le borracce da un villeggiante, che gentilmente ci fa entrare in casa. Intrusione abbastanza inutile, visto che presso il ristorante Dolomiti (798), a 20 minuti scarsi da Senaso, troviamo una fontanella ancora viva e freschissima. Qui l'asfalto finalmente termina, e comincia la stretta carrozzabile - un po' lastricata un po' cementata - che risale la valle. Una jeep attende un gruppo di tedeschi in ritardo da accompagnare in quota, ma noi non ci lasciamo indurre in tentazioni!
Si bivacca! |
Ripartiamo in salita, e prima del Ponte alle Scale (913) lasciamo la strada per un sentierino che si mantiene a destra del Rio d'Ambiez. Non resistiamo a pocciarci, chi più chi meno, nelle acque del torrentello, che forma interessanti scivoli, polle e cascatelle; fa impressione notare quanta poca sia la sua portata, pensando anche che nasce da vedrette glaciali!
Presso Malga Laon (1099) riattraversiamo il rio su un bel ponte di legno, circondato da una vegetazione lussureggiante; dopodiché il sentiero comincia a salire deciso nel bosco fino a immettersi di nuovo nella carrozzabile, ora particolarmente ripida. Dopo circa 10 minuti incontriamo a destra una traccia che scende verso il fiume, supera un brevissimo tratto attrezzato e ci conduce ai piedi di un sottilissimo salto d'acqua, alto una ventina di metri: sarebbe stato meglio fare qui il bagno!
Riprendiamo la salita; dopo Pont de Broca (1304) la valle si restringe in un caratteristico orrido, senz'altro spaventoso da percorrere in jeep! Appena la valle si riapre, e cominciano a sbucare timide sopra il bosco le cime che la coronano, abbandoniamo ancora la strada, superiamo l'ennesimo ponticello e risaliamo nel bosco sulla destra orografica del fiume (sempre segnavia 325).
La vegetazione arborea assume ora lineamenti più montuosi, con larici e faggi a fare da padrone. Al termine della salita ci affacciamo su un meraviglioso alpeggio, con al centro la Malga Prato di Sotto (1638): mentre scattiamo alcune foto incontriamo il gestore, che trasporta sulle spalle un pesantissimo tronco di larice ma si ferma ugualmente a fare due chiacchiere; anche noi ci fermeremo volentieri a comprare due formaggi, con cui arricchire i nostri panini nei giorni successivi!
A questo punto il grosso della salita è fatto, e su stradina comoda e all'ombra raggiungiamo il rifugio Cacciatore (1820), al centro di una maestosa cornice di bastioni dolomitici. Siamo giusto in tempo per la cena, abbondante e servita con simpatia; al termine, non possiamo perderci la gara della panna cotta, consistente nel succhiare in un colpo solo dal piatto il dolce gommoso lasciando meno tracce possibili. Il cuoco è un campione riconosciuto in questa disciplina, ed è riuscito a ciucciarsi ben sette panne cotte... con avversari tanto temibili e allenati, non riusciamo certo a fare un'ottima figura, ma ce la caviamo!
Tra una grappa e l'altra, scambiamo qualche chiacchiera con i rifugisti: si tratta di un gruppo di giovani, quasi tutti alpinisti, che ha preso in gestione il rifugio proprio da questa stagione; Matteo viene da Lecco, dove era istruttore nella palestra dei ragni, ed è pieno di progetti per rendere speciale il rifugio e godersi le montagne che lo circondano, dove ancora c'è qualcosa da scoprire. Sicuramente l'atmosfera amichevole che abbiamo respirato, il cibo buono, il prezzo a dir poco competitivo daranno i loro frutti. Buona fortuna ragazzi!
Continua:
Secondo giorno: dal rifugio Cacciatore all'Alimonta per Sentiero Brentari e Bocchette centrali
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