venerdì 4 settembre 2015

Traversata Brenta 2. Dal rifugio Cacciatore al rifugio Alimonta per Sentiero Brentari e via delle Bocchette Centrali

La via delle Bocchette può considerarsi di buon diritto uno dei percorsi d’alta quota più spettacolari delle Alpi. Una successione logica di cenge, creste, scale vertiginose permette a ogni buon escursionista di godere scorci e scenari solitamente riservati agli alpinisti. Nella nostra traversata abbiamo deciso di spezzare in due la lunga cavalcata nel cuore del Brenta: una giornata dedicata a sentiero Brentari e Bocchette Centrali fino al rifugio Alimonta; un’altra alle più difficili Bocchette Alte fino al Graffer.


Ferrata delle Bocchette Centrali e Campanile Basso

Data uscita: 11 Agosto 2015
Punto di partenza: Rifugio Cacciatore (1820)
Punto di arrivo: Rifugio Alimonta (2580)
Punto più elevato: Sella della Tosa (2845)
Dislivello in salita: 1400 circa
Dislivello in discesa: 700 circa
Tempo totale di percorrenza: 8,5 ore
Grado di difficoltà: EEA
Punti d'appoggio: Rifugio Agostini (2410), Rifugio Pedrotti (2439)
Note segnaletica: Da buona a ottima su tutto il percorso (segni CAI, qualche bollo rosso)
Note: I tempi di percorrenza dipendono molto dal traffico sulle ferrate e dal fatto di legarsi sempre o meno (noi ne abbiamo impiegate quasi 11)

Tramonto sulla Presanella dal rifugio Alimonta

Ci incamminiamo dal rifugio Cacciatore non proprio di buon’ora: il sole già batte sulla salita verso il rifugio Agostini, esposta a est. L’alta val d’Ambiez ci si mostra passo dopo passo in tutto il suo fascino selvaggio, con prati e rocce che conservano le tracce dell’antico ghiacciaio; pareti imponenti svettano da tutti e quattro i lati.

La testata della val Ambiez

In un’ora circa siamo al rifugio Agostini (2410), tetto e scuri delle finestre colorati rosso vivo. Da qui comincia l’ultimo lembo della valle, con faticosa salita su ghiaie e sfasciumi fino al limitare della vedretta. Il sentiero si mantiene sul lato sinistro con un facile tratto attrezzato; noi invece puntiamo al centro della vedretta seguendo un’ampia cengia.

Rifugio Agostini e Cima d'Ambiez

E’ ben visibile un lungo traverso sulla neve poco sotto alle pareti: si tratta del sentiero dell’Ideale, che scende dalla Bocchetta dei Camosci (2784): lo stretto intaglio che riconosciamo alto sulla sinistra. Noi tagliamo il pendio salendo in diagonale verso destra, superando una stretta crepacciata; ci ritroviamo così alla base della parete, dove una scala parte poco sopra alla neve (attenzione anche qui al crepaccio): è l’inizio del Sentiero Brentari.

Vedretta d'Ambiez: visibile il taglione e l'inizio del Sentiero Brentari

Il percorso è abbastanza semplice, e guadagna rapidamente quota con scale un po’ esposte nella prima parte, poi un lungo zig zag fra le roccette. Alle nostre spalle l’imponente parete della Cima d’Ambiez. Raggiungiamo una prima bocchetta, affacciata sulla val di Ceda; poi uno spettacolare traverso ci conduce in breve alla Sella della Tosa (2845), punto più alto del sentiero e della giornata di oggi.

Attacco del sentiero Brentari, sulla sinistra la Bocchetta dei Camosci

Eccoli, finalmente, i pezzi da novanta: i due Campanili Alto e Basso con la cima degli Sfulmini, a formare un autentico trio delle meraviglie; mentre a sinistra incombe Cima Tosa, massima elevazione del Brenta, raggiungibile con una via normale tutt’altro che facile proprio da questo versante. Da qui fino al rifugio Pedrotti non troveremo più tratti attrezzati, ma il sentiero scende per brevi roccette di I grado e traversi su neve da affrontare con attenzione. Procediamo comunque più spediti rispetto alla ferrata.

Sella di Tosa

I due campanili si nascondono dietro altre pareti, un tratto in costa lungo e un po’ noioso ci conduce al rifugio Pedrotti (2491) a un’ora e mezzo dalla sella. Dal rifugio Agostini i cartelli davano 3 ore, ma ci abbiamo messo decisamente di più, e nemmeno senza andare troppo piano… attenzione quando pianificate le escursioni, da queste parti i tempi sono piuttosto “performanti”.


Chiesetta del rifugio Tosa

Pranziamo comunque con calma, è necessario raccogliere le forze per il tratto più grandioso della giornata, e forse di tutta la traversata: le Bocchette Centrali. Con questo nome è in genere identificato il tratto compreso fra la Bocca di Brenta e la Bocchetta degli Armi, vicine rispettivamente ai rifugi Pedrotti e Alimonta. Tre ore di percorso attrezzato in quota, senza vie di fuga, prevalentemente su cenge orizzontali piuttosto larghe; ma non mancano passaggi verticali, talvolta senza ferro.

Inizio delle Bocchette Centrali

Dalla Bocca di Brenta scendiamo qualche metro verso il rifugio Brentei, e vediamo l’inizio della ferrata sulla nostra destra. Seguiamo una prima, regolarissima cengia, e girato l’angolo ci si presenta in primissimo piano, imponente più che mai, la guglia del Campanile Basso (2883). Numerosi arrampicatori, piccolissimi, cercano i punti deboli di questa parete, dove a inizio 900 sono state scritte pagine importanti dell’alpinismo: italiani e tedeschi, qui, si sono dati battaglia senza fucilarsi a vicenda, come sarebbe invece avvenuto di lì a breve su tante altre montagne nei dintorni.

Scorcio improvviso su sua maestà il Campanile Basso

Con questi 300 metri verticali sopra la testa (e altrettanti che sprofondano a valle) superiamo una serie di roccette e un traverso fino a raggiungere la notevole Bocchetta del Campanile Basso; bizzarre guglie svettano sul versante di Molveno, mentre passaggi faticosi non sempre attrezzati ci portano ancora più in alto, alla base della parete degli Sfulmini.

Marco e la parete del Campanile

Comincia una nuova cengia, più stretta ed esposta di quelle percorse finora: è il “Ferro di cavallo”, uno dei passaggi più celebri del Brenta; la cengia compie un vero e proprio tornante attorno a un canale profondissimo che solca la parete, e nella parte centrale è coperto da un verdissimo, morbido muschio. Praticamente sempre in cengia ci portiamo fino alla Bocchetta degli Armi (2749): uno degli intagli più profondi lungo la cresta principale del Brenta.

Il "Ferro di cavallo"

Precipizi da tolgiere il fiato si gettano sul versante di Molveno, mentre in quello della val Rendena si distende ciò che resta della vedretta degli Armi, con il ghiaccio in bella vista. La via delle Bocchette, dopo la lunga cengia, perde quota fino al passo con una successione di scale molto ripide; la discesa verso il rifugio Alimonta (2580) è veloce e comoda grazie alla neve molle.


Tramonto sulla Bocchetta degli Armi

Il rifugio è pieno zeppo di persone che iniziano a cenare, ma aspettiamo volentieri il nostro turno, scolando prima una birra sotto il sole ancora alto, e concedendoci poi un’inderogabile doccia. Tra il primo e il secondo l’enrosadira dà spettacolo sulle pareti a ovest, mentre dopo la grappa ci attende una stellata mozzafiato ad alta quota, con la volta del cielo contornata su tre lati da montagne.

Precede:
Traversata, giorno 1: da San Lorenzo in Banale al rifugio Cacciatore lungo la val d'Ambiez

Continua
Traversata, giorno 3: dal rifugio Alimonta al Graffer per le Bocchette Alte

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