sabato 15 agosto 2015

Sasso Piatto per ferrata Oskar Schuster, anello da Passo Sella

Data uscita: 1 Agosto 2015
Punto di partenza: Passo Sella (2180)
Punto più elevato: Sasso Piatto (2958)
Dislivello in salita: 800
Dislivello in discesa: 1100
Tempo totale di percorrenza: 6 ore
Grado di difficoltà: EEA
Punti d'appoggio: Rifugi Dementz, Vicenza, Sasso Piatto, Pertini, Federico Augusto
Periodo consigliato: Estate autunno
Note segnaletica: Ottima lungo la ferrata e i sentieri, attenzione alla discesa dalla vetta del Sasso Piatto
Note: Ovovia dal Passo Sella alla Forcella di Sassolungo consigliata, prezzo adulti 14 euro. Parcheggio a pagamento (5 euro) presso la partenza.

Cima del Sasso Piatto

La ferrata Oskar Schuster al Sasso Piatto è un percorso vario e di soddisfazione, grazie al quale si può raggiungere una cima panoramica di quasi 3000 metri, l’unica accessibile agli escursionisti nel gruppo del Sassolungo. L’avvicinamento risulta addolcito salendo con la cabinovia fra Passo Sella e Forcella Dementz (2685) o del Sassolungo, che permette di risparmiarsi un faticoso ghiaione di 500 metri.

Discesa verso il rifugio Vicenza

Dal trafficato Passo Sella ci aspettano le vecchie cabine bianche biposto, così veloci che gli addetti alla cabinovia devono letteralmente spingerci dentro al volo. Sotto di noi l’ampio ghiaione popolato da marmotte, le pareti che si avvicinano sempre di più, nuove montagne che compaiono con velocità innaturale all’orizzonte.

Nella nebbia, la parete est del Sasso Piatto

Purtroppo la giornata non è delle migliori, il cielo è grigio e nebbioso; raggiunta la forcella cade persino qualche goccia. Ci mettiamo in moto velocemente, si comincia con la discesa nel poderoso vallone nord-ovest del Sassolungo. Ai nostri lati la nebbia gioca ad avvolgere guglie slanciate di dolomia, mentre in fondo alla valle si stendono i prati verdi dell’Alpe di Siusi, in contrasto nettissimo col terreno su cui ci troviamo.

Al rifugio Vicenza

Dopo mezzora dalla forcella raggiungiamo il Rifugio Vicenza, dal quale si stacca sulla sinistra un nuovo vallone, dominato dalla parete est del Sasso Piatto. E’ di qui che sale il sentiero, portandosi alla base delle pareti dopo aver guadagnato faticosamente quota per le ghiaie. La ferrata inizia nei pressi di una cascatella, ma il cavo termina dopo breve. Quasi tutta la prima parte della salita risulta infatti non attrezzata, con passaggi di I e II grado mai troppo esposti ma da affrontare con attenzione (rocce umide e non sempre stabilissime).

Prima parte della ferrata

Al termine di un canale comincia un nuovo lungo tratto di cavo, prima in traverso poi su divertenti placchette ricche di appigli; laddove questi si fanno scarsi, troviamo comodi pioli e un’intera scala di ferro. La ferrata segue un percorso logico, lasciandosi a destra un ripido canale ghiaioso; vi sale una traccia segnata con bolli rossi, forse una via di fuga.

Scaletta esposta

Nuovi salti di roccia, un passaggio un po’ atletico sotto un masso e un breve traverso esposto segnano la fine delle attrezzature, ma non della salita: rimane infatti un ripido (I grado) canale di circa 100 metri che sbuca direttamente sotto la cima, al nostro arrivo purtroppo è già coperta dalla nebbia.

Uscita in cresta dall'ultimo canale

 La discesa sul versante ovest, celebre fra gli sci-alpinisti, è su buon sentiero, ma la scarsa visibilità ce lo fa perdere quasi subito… così ci ritroviamo ad errare fra gli sfasciumi seguendo tracce malcerte, puntando a raggiungere per la via meno peggiore gli invitanti alpeggi dell’alta val Duron, con il rifugio Sasso Piatto (2300).

Dopo tanti sassi, un po' d'erba!

In qualche modo ci leviamo dalle difficoltà, e per pura beffa ritroviamo il sentiero proprio appena raggiunti i prati! Dal rifugio, con sotto il naso una ciotola di canederli affogati nel brodo caldo, osserviamo il versante disceso, che terminava in ripidi dirupi poco sotto al punto in cui abbiamo cominciato a traversare… decisamente meglio fare attenzione ai segni quando si scende!

Al rifugio Sasso Piatto

Finiti i canederli, una sgradita sorpresa: fuori ha iniziato a piovere, e tutta la prima parte del comodo sentiero Federico Augusto, fino al rifugio Pertini (2300 precisi pure lui!), ci tocca farcela sotto l’acqua. Dopo la pioggia, è il fango a rovinare questa passeggiata dolce e panoramica sui prati, apprezzatissima dopo ore passate sui sassi. Superato anche il rifugio Federico Augusto (2298, accidenti), con il suo enorme yak di plastica, scendiamo a sinistra del Col Rodella e torniamo alle auto. La sera in campeggio dimenticheremo le fatiche e la pioggia scrosciante sulle tende il tavolino e i borsoni, sciallandoci nell’acqua calda della piscina coperta con idromassaggio. Siamo pur sempre in vacanza!

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