Frigidolfo e Narcanello sgorgano nei dintorni del Passo Gavia, e scendono impetuosi fino a Ponte di Legno, dove si uniscono per dar vita all'Oglio. Il neonato fiume passa sotto l'alto campanile di Edolo, percorre tutta la Val Camonica stretta fra Adamello e Orobie, fino a riposarsi nel Lago d'Iseo; infine attraversa annoiato, con un lungo susseguirsi di meandri, gran parte della pianura lombarda, nell'attesa di fornire il suo contributo alla causa del Po.
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Rio e traccia |
Come tanti altri in questo periodo, percorriamo a ritroso il corso dell'Oglio: autostrada fino a Brescia, la scorrevole SS 42 del Tonale, di nuovo Edolo col suo alto campanile, dove strada e fiume scorrono vicini uno affianco all'altro. Ma al paese di Vezza d'Oglio facciamo attenzione a un piccolo cartello marrone, sicuramente ignorato da chi corre come un fiume in piena (o come una valanga...) a sciare sul Tonale: sul cartello c'è scritto Val Grande.
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La Val grande |
Non si tratta ovviamente della famosa Val Grande sopra il Lago Maggiore, la più vasta area wilderness d'Italia tutelata dall'omonimo
Parco Nazionale (che spero di visitare presto); ma anche qui ci troviamo in un Parco Nazionale di tutto rispetto, quello dello Stelvio; e pur non attraversando una valle propriamente selvaggia, possiamo comunque apprezzare un esempio di convivenza felice ed equilibrata fra le costruzioni dell'uomo e il paesaggio.
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Casetta essenziale sopra Tù |
Parcheggiamo nella piccola frazione di Tù (1201), appena sopra Vezza, e ci incamminiamo in salita sulla strada asfaltata che risale la valle. Fin da subito il tratto saliente della zona si rivelano le icone sacre: edicolette sulle case e i fienili, crocifissi, cappellette vere e proprie, spesso di pregevole fattura artistica. I casi sono due: o la montagna avvicina a Dio, o siamo noi ad avvicinarci a montagne particolarmente ostili! Fra non molto avremo una possibile risposta.
Ai lati della strada, che presto diventa sterrata, sorgono decine di baite e casette bellissime e ben curate, quasi tutte in sasso. Attraversiamo presso un mulino il torrente, ricco d'acqua per il caldo, e ci congiungiamo con la strada che risale l'altro lato della valle: ora la salita si fa più sostenuta, e anche la neve è sempre più abbondante... così possiamo indossare le ciaspole!
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Case Leggerini |
La traccia è ben battuta, ma in giro non ci sono molti escursionisti; incontriamo più che altro gente del luogo, salita per fare una passeggiata approfittando della bella giornata: la loro
passeggiata a quanto pare coincide con la nostra
escursione, infatti ci ritroviamo sorpassati allegramente da una coppia di signori ben più anziani di noi ma a quanto pare avvezzi alla loro montagna!
Dopo l'agriturismo Val Grande (1560), la vista comincia ad aprirsi sulle alte vette che fanno da testata alla valle, e culminano nella cima Pietra Rossa (3221). Abeti e larici la fanno ormai da padrone, e il paesaggio si fa spettacolare; spettacolari anche le slavine, alcune di grandi dimensioni e arrivate a ridosso delle baite: probabilmente scese ieri dopo l'abbondante nevicata, non hanno risparmiato nessuno dei due versanti.
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Grossa slavina a metà vallata |
Un lungo tratto pianeggiante ci conduce alla Malga Val Grande (1785), dove troviamo in sosta molti escursionisti. Siamo all'ultimo grappolo di baite, da qui in avanti l'unica costruzione umana sarà il Bivacco Occhi (2047): lo intravvediamo, a una distanza resa ingannevole dalle proporzioni grandiose delle montagne intorno. E' l'una passata, ma decidiamo di proseguire e puntare al bivacco, incoraggiati dalla presenza di una traccia e dalla valle sempre ampia e pianeggiante, a debita distanza dai pendii pericolosi.
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Malga Valgrande e slavine |
Oltrepassiamo l'ultimo bosco e arriviamo a un ponticello, dove possiamo ammirare senza più ostacoli la grandiosa testata della valle; capiamo ora che la traccia da noi percorsa è stata appena calpestata da un gruppo di escursionisti che riconosciamo 100 metri circa davanti a noi... che fortuna! Peccato che i ciaspolatori stiano seguendo il tracciato originale del sentiero, passando troppo vicino ai pendii sulla sinistra orografica della valle: in parte scarichi, ma in parte no!
Decidiamo così di battere una nuova traccia, mantenendoci nel pianoro al centro della valle maggiormente sicuro: l'abbondante neve fresca rende il lavoro affascinante, ma anche faticoso! Ci diamo un paio di cambi, ma inesorabilmente tendiamo verso la traccia degli altri... e passato il primo pendio infatti ci confluiamo!
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La nostra traccia è a destra |
Ciaspolando sul battuto procediamo più in fretta, e raggiungiamo un dosso dove ricompare finalmente il bivacco. Sembra vicino, ma è il solito inganno, ci saranno almeno altri 20 minuti di sentiero! I ciaspolatori davanti a noi non sono ancora arrivati, e dalle loro movenze intuiamo che anche loro stiano faticando come dei muli...
Sono le 14: siamo affamati e soprattutto stanchi; il rientro è lungo sia a piedi sia soprattutto in macchina; e prima del bivacco c'è un nuovo pendio da costeggiare, altissimo e non troppo invitante! Così decidiamo di accontentarci senza troppo dispiacere, salvo quello di dover mangiare in piedi o seduti sulla neve fredda invece che dentro il bivacco (che comunque avremmo trovato già occupato da chi ci precedeva).
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Retrofront! |
Al rientro il sole ci abbandona dopo pochi passi, nascondendosi dietro le cime a ovest. Alla Malga Val Grande non c'è più nessuno, ma più giù troviamo ancora persone che salgono, per la passeggiata pomeridiana! Quando raggiungiamo l'auto a Tù sono le 17, e Vezza d'Oglio con la sua chiesa compare in fondo alla valle illuminato come un presepe.
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Il Campanile di Tù e l'Adamello |
La nostra passeggiata, per quanto mi riguarda, è stata la più faticosa degli ultimi mesi... ma come aprire il 2014 in modo migliore? La prossima volta che passate da Vezza d'Oglio valutate di infilarvi in questa meravigliosa e incontaminata vallata, e lasciate che tutti gli altri tirino dritto senza vedervi verso Brescia 3000, detta anche Passo del Tonale...
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Tramonto sul monte Avio |
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