Così decido di fare un bel giro in alta val Bratica, lungo sentieri mai percorsi prima. Passo da Corniglio per procurarmi un panino rispettabile, e alle 11,15 sono a Grammatica (1026m): paesino dal nome strano, sorvegliato da una strana chiesa con due campanili (da queste parti ne hanno quasi sempre solo uno; a volte non lo hanno proprio, essendo la torretta campanaria incorporata sopra la facciata).
Parcheggio nel piazzaletto proprio davanti alla chiesa, dove c'è una fontanella provvidenziale per riempire la borraccia, e proprio sotto la fontanella inizia il sentiero. Un nuovissimo segnale Cai indica 2,45 h al monte Navert: bene, pensavo qualcosa di più! Sono abituato a dimezzare i tempi del Cai, ma questa volta ci hanno preso: anzi, penso che un'escursionista normale - facendo qualche breve pausa - ci metta poco a impiegarci più di tre ore.
Vista su Casarola, sullo sfondo l'Alpe di Succiso |
Man mano che salgo, il percorso si fa sempre più panoramico, specialmente verso le cime sopra al lago Santo. Groppo Fosco e Pian del Monte sono toponimi che identificano pressappoco la stessa montagna (1578 m), cioè una sterminata distesa di prati, intervallati da gruppi di faggi ora dritti e possenti ora contorti dal vento: questo è chiaramente Pian del Monte, ben visibile dai paesini dell'alta val Parma; ma dal paese di Riana, in val Bratica, non si scorgono i prati bensì il precipizio terribile poco più in basso: evidentemente il Groppo Fosco.
Vista sul crinale dell'Alta val Parma |
Pian del Monte |
Arrivo sul Navert |
Fa parte del piccolo novero dei 1600, fascia di censo poco rappresentata nell'Appennino parmense. Arrivando dal sentiero che sto facendo, si presenta anche lui come una distesa pianeggiante di prati, ma senza più alberi; e l'erba si interrompe bruscamente verso sud, con un precipizio sul Passo della Colla, tanto simile alle "pareti" sud di tante montagne vicine: la categoria delle Rocche, tutte 1700, rese simili dall'azione degli antichi ghiacciai rivolti a nord.
Il burrone sud del Navert: sullo sfondo il solito Succiso |
L'aria è umida - tanto per cambiare quest'anno... - ma il panorama sulle tre valli di Parma Cedra e Bratica, che proprio qui culminano, è lo stesso notevole. Incontro poi un'orchidea (la prima della giornata) proprio sul ciglio del burrone! Nel frattempo giungono due cicliste che ho sorpassato in salita, dirette verso la sterrata del Passo della Colla, 200 metri più in basso.
Io devo scendere verso Casarola, ma percorro lo stesso sentiero, che si mantiene vicino al precipizio (c'è anche una variante più battuta e sicura in mezzo ai pratoni). A sinistra scorgo l'inizio della valle del Bratica (affluente del Parma), stretta e ombrosa fin da subito; mentre a destra, più grande e pratosa, la valle del Cedra (affluente dell'Enza) coi paesini di Valditacca e Pianadetto.
Faccio un incontro inaspettato con un cinghiale, da solo, che appena mi sente scattare fa segno di avvicinarsi non troppo amichevolmente: peace bro, ti ho mangiato l'ultima volta almeno 4 mesi fa! Sono i momenti in cui gradirei un teleobiettivo, altrimenti è come se fossi un cacciatore col fucile a canne mozze... Poi se il cinghiale si incazza temo che i flash non bastino, così mi accontento e riprendo la mia strada.
Assessore del luogo |
Ormai giunto a Casarola, incontro i primi segnali che illustrano i sentieri Natura, Cultura e Agricoltura, nell'ambito di un bel progetto del Parco per onorare Attilio Bertolucci. Chi era costui? Un poeta parmigiano che ebbe la sua importanza nella metà del Novecento, distanziandosi dalla dominante corrente ermetica per una poesia più fresca, distesa, apparentemente ingenua. Bertolucci (padre del regista) soggiornò a lungo proprio a Casarola, e nei suoi versi evocò spesso il nostro Appennino.
Attraverso tutto il borgo, e nei pressi del cimitero imbocco una nuova carraia che attraversa finalmente il torrente Bratica, attorno al quale ho compiuto oggi un ampio anello passando sopra le sue sorgenti, presso il Navert. Vicino a un bel mulino, incontro il sentiero Natura, diretto al Bosco delle Fate: si tratta di un meraviglioso castagneto, sotto i massi incombenti del Groppo Sovrano, con tanti essicatoi due dei quali sono stati restaurati e adibiti a bivacco.
Proseguo sulla sterrata, che punta logicamente verso Grammatica: riesco così a tagliare un po' di strada asfaltata, ma l'ultimo kilometro e mezzo non me lo toglie nessuno... per fortuna non c'è traffico, e all'inizio del paese mi attendono dei bei ciliegi stracolmi di frutti, per concludere in bellezza la giornata.
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