Anche la sveglia di sabato è emozionante, quasi traumatica, con la partenza alle 4,15 del mattino; ma tutti i sacrifici si fanno dimenticare risalendo la val d'Ega, mentre sbucano piano piano le guglie del Latemar e poi del "nostro" Catinaccio.
Latemar |
Il gruppo forse più frequentato delle Dolomiti, non mi ha comunque dato un'idea negativa, "urbanizzata": le varie seggiovie e funivie si fermano sempre a una rispettosa distanza dalle rocce, e i numerosi rifugi (almeno quelli che ho visto) sono quasi tutti belle strutture in legno ben integrate con l'ambiente.
Seggiovia Paolina |
Monumento a Christomannos |
Marmolada |
Al bel rifugio Roda di Vael (2283) possiamo lasciare gli zaini per affrontare la vicina ferrata del Masarè, che rimonta l'omonima cresta. Scelta come ripiego (il progetto originale prevedeva di salire sul Catinaccio di Antermoia, ma c'era troppa neve), si è comunque dimostrata un percorso piacevole, con un bel susseguirsi di camini, traversi e tratti di cresta mai troppo esposti ma estremamente panoramici.
Rifugio Roda di Vael dall'alto |
Alla fine insomma si è accumulato un ritardo notevole; e il pranzo al rifugio Roda di Vael, alle 15 passate, non ha potuto andare oltre una fetta di strudel condita con ottima Forst trangugiata in 10 minuti! Comunque come battesimo dolomitico in ferrata l'ho trovato ottimo, anche se ora ho già voglia di qualcosa di più sostanzioso...
Avendo prenotato al rifugio Vajolet, siamo costretti ad accelerare: il sentiero 545, parte dell'Alta via dei Fassani, scende in un'amena vallata con vista sulle Coronelle, per poi mantenersi in costa fra larici e affioramenti stratificati di roccia stile Grand Canyon.
Attraversata la pista panoramica di Vigo di Fassa, raggiungiamo il Rifugio Negritella (1990): di fronte a noi si innalzano i possenti dirupi di Larsec.
Rifugio Negritella |
Rifugio Preuss |
Dopo il Gardeccia, la salita si fa più faticosa: sopra di noi scorgiamo il rifugio Preuss, aggrappato alle rocce come un rapace. Per fortuna ormai è tardi e il sole si è nascosto sul versante della val d'Ega per non scaldarci troppo; ma veniamo a sapere che il Vajolet non fa più da mangiare dopo le 19,45, e andare a letto senza pranzo né cena non sarebbe il massimo... Dobbiamo muoverci! Il gruppo si sfalda, decido di dare tutto e quando arrivo al rifugio decisamente cotto.
Tempo di una lavata veloce di ascelle con acqua gelida e sono a tavola: le cameriere, chiaramente dell'est (ormai sono di casa qui...), servono le pietanze con una velocità fastidiosa, e in poco più di 20 minuti consumiamo verdure, pasta e stinco di maiale con polenta e funghi. Tutto di qualità non certo eccelsa, ma potevano darmi anche un gatto e lo avrei mangiato.
Le bevande ce le fanno pagare a parte, e malgrado il rifugio si raggiunga comodamente in fuoristrada il conto è piuttosto salato. Dopo cena come al solito ci fermiamo insieme per un liquorino, che tanto costa come una bottiglia d'acqua: la specialità della casa è sciroppo di sambuco, decisamente scarso sia come sapore sia come grado alcolico.
Già prima delle 22 i rifugisti iniziano simpaticamente a spegnere le luci a intermittenza: forse in italiano sanno dire soltanto il menu, e non che a una certa ora devono chiudere. Le camere sono ampie e in ordine, ma c'è solo un bagno a nostra disposizione. In generale l'impressione che mi ha dato il rifugio Vajolet è negativa, la prossima volta andrò al Preuss. Comunque meglio non andare a letto troppo tardi, ci aspetta una nuova lunga e splendida giornata!
Continua...
Ciao Luca
RispondiEliminaSembra molto panoramico il percorso, quanto dura la ferrata del Masarè?
Ciao! Se non trovi traffico direi 2 ore se vai spedito, se no 3 al massimo.
Eliminati consiglierei di concatenarla con quella della Roda di Vael, dunque cominciala in senso orario! poi decidi se scendere verso la val d'Ega a sinistra oppure tornare al rifugio Roda di Vael con il 541!
Grazie, prima o poi la farò...
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