Più che un monte, un altopiano; più
che una cima, una grande distesa desolata di pietre: della Liguria
arida e scabra, l'Aiona rappresenta il sommo dei deserti. Già,
perché se pensiamo alla Liguria – da Savona in su – come al
lembo di terra stretto fra mare e Appennini, allora il monte Aiona,
coi suoi 1701 metri, ne è il culmine.
Le più alte vette dei monti Penna, Maggiorasca e Bue, seppure al confine con l'Emilia, non giacciono infatti sul crinale appenninico, ma su dorsali secondarie che separano le valli di Taro, Ceno e Aveto: le cui acque, in ultima battuta, finiscono nel Po e nell'Adriatico.
La zona affascinante del Parco
Regionale dell'Aveto comunque è decisamente più vicina al mare che
alla pianura: arrivare da Parma significa tirare una lunga linea
quasi diritta che segua la valle del Taro, il cui ultimo tratto si
infila come un pungolo nell'Appennino Ligure; e raggiunto dopo un
centinaio di curve il passo del Bocco, ormai si è poco distanti da
Chiavari. Un altro pezzetto in salita, su una stradina che sale a
destra dietro il ristorante, e si arriva al Passo Ghiffi (1066),
punto di partenza del mio itinerario. In realtà con l'auto ci si potrebbe avvicinare ben di più al monte Aiona, ma a prezzo di perdersi un ampio tratto affascinante di questo percorso, il quale segue a grandi linee l'anello A8 del Parco (segnalato con il triangolo rosso).
Dati:
Quota minima: 981
Quota massima: 1701
Dislivello attivo totale: 900 scarsi
Durata: 8 ore con pause
Lunghezza: 20 km circa
Punti d'appoggio: nessuno (finché il
Rifugio Prato Mollo è chiuso...)
Acqua: presenti solo sorgenti (che in
estate rischiano di essere secche)
Dal passo Ghiffi (spazio per
parcheggiare) ci si immette subito nell'Alta Via dei Monti Liguri,
costeggiando il crinale in direzione del passo dell'Incisa, fra Penna
e Aiona. L'ombra di qualche pino offre sollievo da un ambiente in
gran parte arido e spoglio, con la vista che si apre sull'alta valle
del Taro e i suoi paesini.
Al passo della Scaletta (1241) è
consigliato allungare leggermente il percorso, mantenendosi sul
sentiero di crinale che sale agilmente sulle rocce ofiolitiche della
Scaletta (1433); al successivo bivio, ormai entro la faggeta, si
abbandona l'Alta Via per scendere sul versante ligure, seguendo i
segni del sentiero A8.
A un nuovo bivio presso la Rocca dei
Porciletti (1375) si sale decisamente a destra fino a sbucare
nell'ampia radura di Prato Mollo, ricamata da rigagnoli e sorvegliata
dall'imponente Rifugio del monte Aiona (1500), purtroppo chiuso da un
paio d'anni.
Dietro la struttura si diparte la carrozzabile per il
Passo della Spingarda (1550), dove si incontra di nuovo l'Alta Via.
Di fronte la visuale si apre sulla val d'Aveto, mentre a sinistra
sale il versante accidentato del monte Aiona, la mia meta.
Il sentiero, reso evidente da numerosi
segni in vernice e qualche paletto, attraversa un ampio altopiano
punteggiato di pietre, privo di punti di riferimento: trovarsi qui in
condizioni di scarsa visibilità o maltempo dev'essere una brutta
esperienza, anche perché le numerose rocce ferrose confondono la
bussola.
Non si indovina dove sia la cima dell'Aiona, e in alcuni punti nemmeno dove i suoi fianchi precipitino a valle: si ha davvero la sensazione
di trovarsi in mezzo a un deserto d'alta quota!
Finalmente, proprio nel cuore
dell'altopiano, si scorge una croce, che segna il punto più alto, da
dove si vede di nuovo la valle dell'Aveto e l'inizio dei canaloni
settentrionali; su un'altra “cima” distante almeno 200 metri si
trova poi una madonnina, che guarda verso il mare che purtroppo oggi
fatica a riconoscere... ma nelle giornate terse il panorama
dev'essere straordinario.
A questo punto si torna sui propri
passi fino al Rifugio, per raggiungere brevemente su strada sterrata
la Pietra Borghese: si tratta di un agglomerato di peridotiti, rocce
fra le più antiche d'Italia, con ben due miliardi di anni. Affiorate
dal mantello terrestre e trasportate qui dall'oceano durante la
formazione dell'Appennino, hanno forma vagamente geometrica e colore
grigio scuro. Dovrebbero inoltre attirare i fulmini e fare impazzire
le bussole... forse ingoiano anche nelle loro caverne chi prova a
rubarne dei pezzi come souvenir!
Seguendo ancora per un breve tratto la
carrozzabile, si incontra un bivio con un sentiero (attenzione perché
è segnato solo con la vernice ed è facile non vederlo); il percorso
A8 scende ripido e poco battuto fra i faggi, per poi sbucare in prati
scoscesi dove avvisto due caprioli.
In basso a sinistra si scorge una
profonda forra da cui sale il frastuono di cascate. La raggiungeremo
presto: a un primo bivio si tiene la destra verso la Malga di Zanoni
(1077), e da qui si imbocca a sinistra un bel tratturo, sempre coi
triangoli rossi A8.
Il percorso è ora particolarmente
affascinante: tagliando i ripidi fianchi della montagna su sicure
mattonate, penetra nel “canyon” del Rio Prato Mollo, con le sue
cascatelle; prosegue poi sempre sul filo di costa, mai troppo
esposto, attraversando altre profonde vallette.
Purtroppo sopra ogni
rivolo sono stati costruiti degli orribili invasi di cemento, che
fungono anche da ponti; in un punto poi il sentiero era stato
tranciato di netto da una frana, ma ora si presenta sistemato con
nuovi mattoni: i mezzi d'opera sono ancora sul posto, portati su con
un'improvvisata teleferica!
La parte più bella del percorso
termina brutalmente nella spianata grigia del frantoio Alta val Taro
(1020): si prosegue su una sterrata per poi sbucare sulla strada
asfaltata del Passo Ghiffi, di cui si percorrono gli ultimi due km in
salita fino al punto di partenza.
In conclusione un giro lungo ma
affascinante, che attraversa ambienti diversi ma con un elemento in
comune: dal solido tratturo che costeggia coraggiosamente le pendici
scoscese dell'Aiona, alla traccia flebile che si disperde sulla sua
enorme schiena deserta, in tutto il percorso si percepisce quel
sapore secco e scabro che la Liguria più autentica è in grado di
offrire. Naturalmente è meglio non provarlo quando fa troppo caldo,
ragion per cui consiglio di fare giri simili in questa stagione,
specialmente fra qualche settimana quando trionferanno il verde e le
fioriture.
Nessun commento:
Posta un commento