La cresta, in secondo piano il monte Castello di Gaino e il Baldo |
Punto più elevato: Monte Pizzocolo (1581)
Dislivello in salita: 900
Tempo totale di percorrenza: 5 ore, di cui 2 ore la sola cresta
Grado di difficoltà: F+
Punti d'appoggio: Bivacco Due Aceri in cima al Pizzocolo (presenti bottigliette d'acqua a offerta libera)
Periodo consigliato: Da ottobre ad aprile. Percorso a quote basse in piena esposizione al sole (attenzione però all'eventuale neve in discesa se si sale in pieno inverno).
Note segnaletica: A bolli rossi lungo la cresta, sufficiente nel resto del percorso.
Accesso stradale: Da Toscolano Maderno, appena prima del ponte, svoltare a sinistra (indicazioni per Maclino). Continuare a salire tenendo la destra fino a Sanico, dove comincia la stradina stretta e ripida per il rifugio Pirlo allo Spino (indicazioni). Superati un paio di brevi tratti sterrati e una curva secca a destra con Madonnina, si è arrivati alle case sparse di Ortello. Lasciare l'auto presso una sterrata che sale a destra (sentiero 27, indicazioni per le creste), scarse possibilità di parcheggio.
Monte Castello di Gaino |
Calda domenica di inizio aprile, l'inverno ormai si è giocato le sue ultime cartucce... Così scegliamo il Lago di Garda per goderci un po' sole e roccia. Siamo in 6, le due Pandine danno buona prova su per i tornanti e la ghiaia della stradina d'accesso, che si inoltra in una valle boscosa dai fianchi sempre più ripidi.
Bel calcare e monte Baldo |
Noi siamo diretti alla più evidente cresta sud-est, per cui continuiamo a traversare, addentrandoci in una valletta con al centro alcune vecchie baracche: di fatto bisogna passare sotto i loro tetti, non proprio rassicuranti come tenuta... Cominciano subito dopo i bolli rossi, che portano a risalire alcune roccette ancora circondate dal bosco: la cresta è cominciata!
La prima parte è la più ripida, e mette subito alla prova con passaggi di elementare arrampicata. Ma arrivati ad una placchetta di tre metri dobbiamo usare un po' più inventiva, cercando gli appoggi giusti per i piedi. Una volta guadagnato quota, la cresta si fa più orizzontale ed aerea: la roccia è sempre buona, numerose piante alleviano il senso di esposizione, i passaggi più ostici sono isolati, ma il livello di attenzione va mantenuto costantemente alto.
Il passaggio chiave - definizione un po' altisonante per un percorso del genere - è un grosso masso piazzato proprio sul filo di cresta, prima di un traverso, in un punto un po' esposto. Dovendoci passare per forza, preferiamo farlo con quattro appoggi, per cui gattoniamo! Sono i punti più adrenalinici della salita: poco oltre c'è uno sperone davvero scenografico, anche lui più esposto di quanto non sembri a una prima occhiata... ma le foto rendono giustizia!
A questo punto la cresta si fa meno pronunciata e più facile. La cima del Pizzocolo, con i suoi precipizi discontinui, si è fatta più vicina, ma ancora manca un bel pezzo. A un bivio ignoriamo la deviazione a destra "Pizzocolo EEA", probabilmente una variante diretta più difficile, e continuiamo a seguire i bolli rossi.
Un nuovo passaggio in arrampicata, ripidi strappi di salita, il caldo del primo pomeriggio, la fame che ormai morde, la mezza corda nello zaino di Marco che lamenta il suo non uso facendo sentire il suo peso... sarà pure un montagnotto di nemmeno 1600 metri, ma ne stiamo anelando la cima! Dopo un ripido canale erboso, sbuchiamo sui prati aperti, e incontriamo di nuovo il sentiero della cresta sud.
Pochi passi e siamo sulla cima, con già diverse persone presenti. Prendiamo possesso di un tavolo davanti a una cappelletta, e cominciamo ad apparecchiare il nostro pranzo tendente alla merenda. Salame parmense e formaggio locale, a suggello dell'amicizia coi bresciani. Peccato niente vino! Sono le 16 passate, anche se il rientro è facile e più breve preferiamo non attardarci.
Seguiamo il sentiero principale verso nord, molto battuto, fino a un bivio presso una pozza dove si conserva l'ultima neve. Qui scendiamo a sinistra in direzione Malga Valle, attraverso una faggeta con esemplari monumentali. Dopo l'alpeggio il sentiero continua a scendere deciso, fino a sfociare in una strada asfaltata. La seguiamo fedelmente, imprecando un po' nei tratti ripidi piuttosto antipatici su asfalto, e raggiungiamo di nuovo le auto.
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