Freschi come se fosse mattina e carichi come il baule della mia macchina, risaliamo le curve per Schia con le piadine del Cinecity a penzolare nello stomaco, in compagnia di tantissime lepri; parcheggiamo all'inizio della strada per il monte Caio, che si stacca sulla destra prima che inizi la discesa per lo chalet Pian della Giara (da dove ero partito l'ultima volta risalendo le piste). Inspiegabilmente la strada è battuta, non solo sui primi 300 metri asfaltati, ma anche sui successivi sterrati: il che comporta fango e scomodità nel portarsi le ciaspole sullo zaino, o in mano per chi lo ha lasciato in auto (come me).
Per fortuna il volenteroso spazzaneve si è fermato poco prima del bivio per il Grande Faggio, e finalmente possiamo calzare le ciaspole. Luca e Laura hanno deciso - anche su mio consiglio - di non noleggiarle: all'inizio in effetti lo strato di neve fresca non supera i 10 cm, ma proseguendo aumenta sempre di più. Raggiunta la pista di raccordo San Matteo, lo spettacolo degli abeti quasi carichi di neve dà un'illusione di pieno inverno ormai alla fine di questa stagione sfortunatissima per i gestori della stazione sciistica.
Soltanto uno sciatore è salito in giornata, ma le sue tracce proseguono verso l'arrivo dello skilift Prato Grosso; noi invece giriamo a destra sull'ampia sterrata sommersa dalla neve, che in leggera salita ci conduce al crinale affacciato sulla val Cedra, coi suoi paesi illuminati e uno strano bagliore rosso - che poi scomparirà - oltre il passo del Lagastrello (forse un riverbero delle luci della Lunigiana?).
Eccoci pronti ad affrontare l'ultimo tratto di sentiero nella pineta, facendo attenzione ai segnali e al solco appena accennato del sentiero; il lampadone di Mario fa il suo buon lavoro, ma anche solo con le frontali si procede bene; l'unico accorgimento è non avvicinarsi troppo al burrone sulla sinistra e non divagare nel in discesa bosco a destra... la giusta via è nel mezzo!
Un ultimo strappo e siamo sull'altopiano sommitale del Caio, la cui bellezza surreale mi aveva già colpito al tramonto un mese e mezzo fa, e ora mi sorprende in versione notturna. Oltre gli ultimi alberi si distendono a una distanza indefinita le luci giallognole della pianura, che sembrano gareggiare con quelle bianche del cielo. La vista si apre progressivamente sulla val Parma, di cui riconosciamo i ben noti paesi dalla posizione e dal numero dei lampioni. Le cime del crinale purtroppo sono coperte da nubi basse.
In cima non ci sono alberi a ripararci dal vento, e il freddo si fa subito sentire; Luca ha pronto nel thermos un buon tè corretto con grappa, che sa più di grappa corretta con tè: riesce nello scopo di scaldarci momentaneamente, ma è meglio mettersi in marcia piuttosto che attaccarsi indiscriminatamente all'alcool! Così dopo un paio di autoscatti voltiamo i tacchi, sono le 23 passate e non vogliamo tornare alle 4 di notte come l'ultima volta...
Un ringraziamento particolare a Laura e Carlo che hanno scattato le foto presenti in questo racconto: stavolta i fotografi ufficiali hanno fatto sciopero (più o meno volutamente!)
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