La superficie del lago si è scongelata, e nel solito angolo sotto la diga decine di cavedani si ammassano affamati come vampiri di Montepulciano. Ci cambiamo e riusciamo ad ammirare la luce ormai pallida del sole che accende le vette rocciose sopra la distesa d'ombra liquida del primo "lagone": divertente pensare che d'estate arrivano frotte di turisti a fotografare la polvere, mentre ora ci siamo soltanto noi a goderci questa meraviglia, costata 5 km di buche dossi voragini.
Il rifugio è chiuso ma non ci interessa: ci incamminiamo spediti verso il Badignana tagliando dal bosco per scendere sulla sterrata. Piccole chiazze di neve diventano più grandi mano a mano che saliamo; sotto i bellissimi faggi d'alto fusto il manto nevoso ha creato i caratteristici tondi primaverili, essendo meno spesso nelle zone vicine al tronco: sembra di camminare su un enorme gruviera biancognolo.
Oltre le cime degli alberi, scorgiamo a malapena l'ultimissimo raggio di sole posarsi sulle rocce sommitali del monte Scala, per l'occasione salito allo status di Croda: ci rassegniamo al fatto di non poterci godere il tramonto! Prima delle Capanne di Badignana saliamo a sinistra verso la Fontana del Vescovo, e dopo una breve salita ci si apre attorno lo splendido vallone glaciale con al centro la Piana delle Antiche Pietre: antiche perché accatastate lì dai pastori in tempi remoti, così come nel luogo con lo stesso nome sotto il Marmagna.
I profili dentellati dello Scala, sulla nostra sinistra, si stagliano ormai contro il cielo notturno; mentre alle nostre spalle la sagoma elegante di Roccabiasca fa da sipario al rossore del tramonto, con le luci che cominciano ad accendersi sulla pianura lontana dove eravamo solo un paio d'ore fa. Un tratto di pendio un poco più ripido ci conduce sul Passo Fugicchia, annunciato da una bella linguona di neve accumulata dal vento.
Il tramonto ce lo siamo persi, ma il nostro amato Appennino ci ha riservato qualcosa di meglio: il passo Fugicchia si affaccia sulla valle del Lago Scuro, chiusa a est dal crinale roccioso fra Rocca Pumaccioletto e monte Paitino; ed è proprio fra queste pietre intervallate da prati innevati che ci accorgiamo di un bagliore, all'inizio modesto poi sempre più luminoso.
Avverto Mario di tirare fuori il treppiede, mentre io sistemo la mia macchina fotografica su un grosso ammasso di pietre che funge da cappelletta e riparo di fortuna. Aspettiamo con trepidazione l'epifania della Luna. Nel cuore del chiarore, schiacciato contro il bianco della montagna, si va materializzando un puntino solido, secondo dopo secondo diventa un arco, una mezza luna, infine una luna tutta intera.
Forse era meglio che lasciassi alla Brunelli Fotografi l'emergenza foto, e mi limitassi alla proiezione in parole delle emozioni che forse mi viene un po' meglio? Il problema è che quando vedremo le foto scattate martedì sera da Mario, Blogger sarà già diventato a pagamento, come esito di una guerra nuclear-digitale persa da Google contro il colosso di Facebook, guidato dai pronipoti di un Martin Zuckerberg trasformato in mummia conservata in un mausoleo di silicio al centro di una grande piazza costruita dove martedì scorso c'era Mountain View.
Ma torniamo alla mountain view meravigliosa che ci stiamo godendo da Passo Fugicchia: sono le 21 passate, il nostro obiettivo è ancora 200 metri più in alto, dobbiamo muoverci. Attraversiamo l'ampio pendio ghiacciato che in breve ci porta al Lago del Bicchiere, dove tiriamo fuori piccozza e ramponi per l'ultimo strappo. Le lampade frontali non le abbiamo neanche accese, ci si vede benissimo grazie alla luna piena!
Raggiunta la sella fra il Matto e la sua anticima nota come Joe Satriani, il sotto-punta dei ramponi riflette le luci della Lunigiana. Faccia a monte, zappiamo un po' d'erba sull'ultimo tratto ripido prima della cima, più buio siccome siamo "all'ombra"... la croce dedicata al misterioso "Parmi castoro sincero" ci dà il benvenuto su questa cima dove non salivo da un paio d'annetti.
La notte è tersissima. Il primo particolare che ci balza all'occhio è la cresta innevata dal profilo molto apuano del monte Nagutto, cioè l'anticima del Matto esposta sulla Lunigiana; più apuane ancora sono le Apuane, che come al solito chiudono l'orizzonte verso sud; alla loro destra il mare non si vede ma si intuisce, come un'assenza. Ecco una fila regolare di luci che possono significare soltanto navi al largo; ed ecco, ancora più al largo, fioche luci più diffuse spazialmente che possono significare solo Corsica.
La solita nebbiolina bassa copre la Garfagnana, mentre piccole nuvole più alte iniziano a formarsi sul versante emiliano. Qui le luci della pianura si perdono a vista d'occhio: migliaia di tivù accese sui programmi inutili di un martedì sera, migliaia di picì smartfon tablet telefonini connessi a condividere il nulla di una serata qualunque. Noi il cellulare neanche lo guardiamo per sapere che ora è, preoccupatissimi di sistemare cavalletto (Mario) e pietre (io) per immortalare questo spettacolo meraviglioso, forse irripetibile. Parmi castoro sincero stanotte dev'essere sicuramente sveglio.
Dopo mezz'ora abbondante capiamo che non possiamo passare la notte qui, anche perché fa un certo freddo. Così ci prepariamo per la discesa, che affrontiamo scendendo lungo un ripido costone ghiacciato che ci porta direttamente al Lago del Bicchiere. Qui nuova sosta breve per le foto, poi ripartiamo alla volta del Lago Scuro.
Il sentiero che scende al lago dal Passo Fugicchia non ce lo ricordavamo bene né io né Mario, e questo era l'unico dubbio legato alla scelta del giro ad anello, un po' azzardata in notturna... la neve su questo versante è tanta e copre i segnali, ma la Luna per fortuna illumina tutto: tagliando in discesa per il bosco, con un minimo d'intuito raggiungiamo il lago; e costeggiandolo per poco non ci caccio un piede dentro!
Anche qui la skyline dello Scala si meriterebbe un set fotografico, ma Mario (che guida) ha giustamente un po' di fretta, quindi combiniamo poco. In breve, attraversata la grande valanga di blocchi scesa dalle grandi placche appoggiate sopra i Lagoni, siamo di nuovo alla macchina. E' quasi mezzanotte, ora sulla superficie ancora più nera del lago si rispecchia la luna, insieme ai volti pallidi e tremuli di quelle cime su cui quasi cinque ore fa batteva l'ultimo sole. I matti siete voi!
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