lunedì 5 agosto 2013

Val Monzoni e Vallaccia, le Dolomiti più vicine e meno affollate


Punto di partenza: Campeggio Vidor (1485)
Punto più elevato: Forcella di Vallaccia (2468)
Dislivello in salita: 1000
Tempo totale di percorrenza: 6 ore
Grado di difficoltà: EE
Segnaletica: Buona
Punti d'appoggio: Malga Monzoni di Sopra, Rifugio Vallaccia, Bivacco Zeni
 
Campeggiando nella val san Nicolò per la meravigliosa festa Ta Mont, riesco a convincere gli amici del Cai di Parma a fare un'escursione con la E maiuscola negli immediati dintorni, lontano dai circuiti trafficati del Buffaure e del Ciampedie.

La scelta ricade sui Monzoni: non offriranno gli scenari grandiosi del Catinaccio né l'ampia vista del Buffaure-Ciampac, ma qui nessun impianto porta in quota una babele di turisti. Tutta la fatica è ricambiata da un ambiente incontaminato, non facile da trovare sulle Dolomiti vicine a Trento; e malgrado a valle ci fossero centinaia di persone per la festa, abbiamo potuto godere in quasi totale solitudine di questo spettacolo (e delle leccornie preparate soltanto per noi al Rifugio Vallaccia...)!

 


La giornata è meravigliosa, calda ma tersa; facciamo una bella colazione e ci incamminiamo lungo la strada della val san Nicolò, chiusa al traffico proprio dopo il nostro campeggio (diversi furgoncini facevano da navetta per raggiungere la festa). Sopra di noi si slanciano il Sasso delle Dodici e quello delle Undici, come due numeri di una meridiana ciclopica. In pochi minuti arriviamo alla Malga Crocifisso (1526), dove sbocca la valle dei Monzoni.

Verso Malga Crocifisso
Non andiamo su con la strada asfaltata, ma proseguiamo pochi metri oltre il fiume per imboccare una carraia sbarrata; saliamo dolcemente nel bosco di abeti bianchi e larici, lasciandoci sulla destra il Rio Monzoni con le sue forre. Incontriamo un paio di ponti che permetterebbero di tornare sulla strada asfaltata, ma ci manteniamo sempre sui sentieri, guadagnando quota fino a quando la valle si spalanca in un ampio prato sparso di baite e mucche, con la cornice di Dolomiti sullo sfondo.



A pochi passi da noi, dall'altra parte del fiume, si trovano le Malghe Monzoni di sotto (1792) e di sopra (1820): noi raggiungiamo la seconda, dove rimpinguiamo le borracce e ci concediamo una pausa caffè.


Malga Monzoni di Sopra


E' quasi mezzogiorno quando riprendiamo il cammino: presso un bivio con un crocifisso voltiamo a destra alla volta del Rifugio Vallaccia, battezzato per il pranzo. La salita si fa sempre più faticosa, anche per il caldo; man mano che proseguiamo possiamo apprezzare tutta testata della valle con le montagne che la delimitano, dal passo Selle col suo grande rifugio alla Forcella della Costela.



I Monzoni sono l'estremità occidentale del gruppo della Marmolada, e separano la val san Nicolò da quella di san Pellegrino. Sono percorsi lungo il crinale dall'alta via Bruno Federspiel, fino al passo Selle, dove comincia invece l'alta via Bepi Zac, che cavalca tutta la cresta di Cima Uomo. La massima elevazione dei Monzoni è Punta di Vallaccia (2622), posta ormai a ridosso di Moena: da essa si dipartono due creste parallele, che terminano rispettivamente in Cima Undici (2550) e Cima Dodici (2446), i due "Sassi" che dominano Pozza di Fassa.

Sasso delle Undici e delle Dodici al tramonto
Stretta fra le pareti vertiginose di queste due creste, scende la Vallaccia: quanto la valle dei Monzoni è posata e verdeggiante, tanto la Vallaccia è scoscesa e selvaggia; là decine di baite e fienili, mentre qua l'unica traccia umana - ben visibile per il suo colore! - è il piccolo bivacco Zeni. Nel nostro giro abbiamo potuto apprezzare insieme questi due aspetti complementari dei Monzoni.

Valle dei Monzoni

Vallaccia

Dopo una faticosa salita in ambiente ormai spoglio di piante, dunque, raggiungiamo il Rifugio Vallaccia (2275), dove ci facciamo portare una serie di prelibatezze (uova all'occhio di bue con speck, panini con crauti senape e formaggio fuso, yogurt con frutti di bosco...). Dopo pranzo ci dividiamo: qualcuno preferisce tornare sui propri passi in campeggio, mentre in 6 proseguiamo la salita per completare l'anello.

Teleferica verso il Rifugio Vallaccia

Rifugio Vallaccia

Ora anche la valle dei Monzoni si fa più severa, e ci avviciniamo alla parete nord di cima Vallaccia fino a lambirla: a sinistra raggiungeremmo la forcella de la Costela (2529), affacciandoci sulla val san Pellegrino; mentre noi saliamo a destra sul sentiero 615 fino alla forcella Vallaccia (2468).



 Il panorama è notevole, e lo sarebbe ancora di più salendo sul vicino Sasso delle Undici... però decidiamo di scendere, anche perché ci aspetta la parte più spettacolare e delicata del giro: un ghiaione lungo, non stretto e abbastanza ripido, fra due pareti verticali che sembrano aprirsi come quinte sul Sassolungo.



Nel primo tratto il canalone è piuttosto "spolverato", i sassi sono scesi in giù lasciando un terreno abbastanza infido. E' il primo ghiaione che affronto, e alcuni di noi sono proprio alla loro prima uscita in alta quota: aiutandoci a vicenda riusciamo comunque a superare i passaggi più ostici, e verso la fine chi se la sente si concede un po' di "corsetta" sui sassi... tanto sotto non c'è nessuno!




All'uscita del canale ci si presenta uno spettacolo grandioso: siamo nel cuore della Vallaccia, circondati dalle pareti imponenti di Sas della Luna, Aut, e delle Dodici; ai loro piedi si stendono pratoni scoscesi, con ancora qualche nevaio e camosci acrobatici (purtroppo troppo lontani per il mio grandangolo...).




 Alle nostre spalle possiamo apprezzare la ripidità del canalone appena percorso, mentre di fronte, in uno dei rari spazi pianeggianti della valle, compare il bivacco Zeni, la cui presenza arancione e rassicurante ci ha accompagnato lungo tutta la discesa sul ghiaione.

Interno del Bivacco Zeni

Incontriamo qui  le indicazioni per la ferrata Gadotti, che sale sul Sasso delle Dodici; da lassù il sentiero attrezzato 630 (o ferrata del Sas Aut) condurrebbe fino alla forcella della Costela, passando vicino alla punta Vallaccia: alcuni cartelli presenti in val san Nicolò, datati luglio 2012, segnalano che questo tratto è chiuso per manutenzione.

A noi comunque non interessa, e rimaniamo sul 615 che scende dritto per dritto in val san Nicolò, proprio sopra il nostro campeggio. Il bosco non è uniforme, e il terreno continua a presentare ghiaia e sfasciumi: la natura dev'essere particolarmente severa qui... Un breve tratto attrezzato e non esposto permette di superare alcune rocce lisce e scivolose; la discesa non molla un attimo, e appena entriamo definitivamente fra gli abeti ci sembra di camminare sul velluto!


Sasso delle Undici
Arriviamo così al campeggio lasciato più di 8 ore prima, soddisfatti e stanchi, ma con ancora abbastanza energie per salire coi bus a divertirci al Ta Mont!

2 commenti:

  1. bellissima escursione! complimenti! potresti indicare i km percorsi ed i punti di maggior difficoltà dove sono ed in cosa consistono? insomma il perchè della doppia E....grazie

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  2. grazie! i km penso siano 15/20 ma non li ho calcolati. La doppia E per il tratto fra rifugio Vallaccia e Bivacco Zeni, dove c'è il ghiaione!

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