giovedì 23 maggio 2013

Rocca Pumacioletto: quando la montagna si fa infida

Premesso che non si dovrebbe andare in montagna da soli, a maggior ragione se il tempo è grigio, il suolo è bagnaticcio e con resti di neve... trovandomi a mezzogiorno al Rifugio Lagoni per altri motivi, senza nulla da fare, mi concedo ugualmente un giretto nei dintorni!


Rocca Pumacioletto è un'agile vetta di 1690 metri, e si vede bene dal parcheggio dei Lagoni: è posta sull'estrema sinistra nel crinale roccioso visibile dietro il lago, e si riconosce dall'alto burrone e la piccola croce in cima. Sulla sua parete sud-ovest si sviluppano alcune vie di roccia.

Vista dai Lagoni: Rocca Pumaccioletto è la cima a sinistra
Dai Lagoni si raggiunge in circa un'ora percorrendo il 711a (attenzione al primo bivio); il sentiero, che non pone alcun problema nella bella stagione, si è dimostrato in parte ostico in questo maggio super-ritardatario: nel bosco le foglie scivolose, piccoli ruscelli lungo il sentiero, e salendo di quota cumuli di neve nelle zone più fredde.

 
Raggiunta la "cresta Pumacioletto", dove il 711a si incontra col 737 che sale dal passo della Colla, si penetra in un caratteristico corridoio di faggi contorti dal vento: restando sulla linea spartiacque fra Parma e Cedra si sale su un sentiero poco segnalato fino a sbucare fuori dal bosco: la vetta con la croce compare all'improvviso, oltre un grosso masso.

 
Un'ultima salita, a debita distanza dal precipizio verso i Lagoni, conduce alla piccola cima coperta di sassi, una delle più esposte e appuntite dell'Appennino parmense. La vista sul vallone nord del Sillara è notevole, così come sulla lunga sfilata di montagne a est e ovest.


Tornato sui miei passi, seguo gli ometti fino al grande masso incontrato in salita. Qui mi vengono dubbi sul sentiero da percorrere: la direzione logica lungo la dorsale infatti mi sembra impervia, con le piante che coprono il sentiero; sulla striscia di neve non vedo le mie impronte, e naturalmente quando servono i segnali non ci sono.


Ometti verso Rocca Pumaccioletto
Non voglio rischiare di imboccare un sentiero sbagliato, vista anche la vicinanza col burrone: vado avanti e indietro tre volte, girando attorno al masso, ma non trovo tracce evidenti; nel frattempo la giornata grigia e uggiosa decide una volta per tutte di girarsi in pioggerella: non il momento migliore si può dire, in una zona isolata, impervia e potenzialmente pericolosa!

Il masso
Per fortuna mi fermo alla fase "incazzatura a sangue freddo" senza passare a quella "sconforto"... dopo 10 minuti comodi di giri alla tonda, trovo un cartello del Parco Nazionale, lungo lo sviluppo logico della dorsale, quello che subito mi pareva poco battuto; ricompaiono anche le mie orme in salita sulla neve. Un bel sollievo!

Il corridioio di faggi contorti
Morale della favola: mai distrarsi quando è necessario ricordarsi da dove si è passati: salendo, il mio sguardo si è catalizzato sulla vetta comparsa all'improvviso, proprio in un passaggio dove era necessario restare concentrati, e magari lasciare le impronte sulla neve per intuire dopo la direzione giusta, non scontata. Ovvio poi che quando i cervelli funzionanti sono più di uno ci si aiuta meglio!

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