Giro bellissimo nella valle di Fellicarolo, una novità per me. Raggiunta la sommità del monte Lancio, vista da vicinissimo la splendida cascata del Doccione. Peccato per il tempo un po' grigio, ma è una costante di questa primavera avara di giornate terse!
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Valle di Fellicarolo |
Poco dopo le 7 lascio Parma, ma perdo molto tempo dalle parti di Maranello: volevo cercare una scorciatoia per Castelvetro, invece mi ritrovo a girare alla tonda sulle colline fra Serramazzoni Pavullo e Marano sul Panaro: come a camminare è opportuno avere la cartina, anche in auto ci vorrebbe sempre un buon atlante!
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Cascata del Doccione
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Morale della favola: arrivo a Fanano ormai alle 9,40. L'idea iniziale era di salire sul Libro Aperto (1937) partendo dai Taburri (1220), ma vari motivi mi inducono a rinunciare:
1) nel pomeriggio è previsto un peggioramento, e ho già 40 minuti di ritardo;
2) In alto sembra esserci ancora molta neve, ho un abbigliamento primaverile e sono senza piccozza (oltre che da solo);
3) Non conosco la zona e sotto la neve potrei perdere i sentieri facilmente
4) L'atmosfera è umida e pesante, non godrei certo di un gran panorama.
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Libro Aperto |
Con ciò non intendo certo tornare a casa! Cartina alla mano, butto giù all'ultimo un nuovo anello a quote inferiori, con partenza da Fellicarolo (912). Questo ridente paesino si raggiunge brevemente da Fanano, dove confluiscono le due vallate dei torrenti Ospitale e appunto Fellicarolo formando il torrente Leo (che a sua volta più in basso, unendosi allo Scoltenna, dà vita al fiume Panaro). Vallate profonde e ricche di acque, che costituiscono una parte importante del Parco del Frignano.
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Cimone |
Arrivato a Fellicarolo, gironzolo un attimo in cerca dei due sentieri che mi interessano: il 429 (segnato 427 sulla mia cartina) parte proprio davanti alla bella chiesa, con le indicazioni per il monte Lancino; il 427 vero e proprio invece comincia dietro al cimitero, segnato come percorso del Parco.
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Fellicarolo |
Chiesa e cimitero, certo fra gli edifici più antichi del paesino, e d'altronde i sentieri non sono che antiche strade: oggi quella asfaltata - fatta per le auto - sale con tornanti per unire le nuove case di villeggiatura; il sentiero invece, fatto per le gambe o al massimo per i cavalli, affronta la salita ripido e diritto, oppure segue in costa l'andamento della montagna.
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Sentiero 427 |
Il 427 risponde al secondo caso, e lungo il suo corso compaiono vecchi gruppi di case, alcune abitate altre abbandonate e decadenti. Sarebbe davvero un bel tratturo, con qualche ponticello e tanti muri a secco; peccato averlo trovato in condizioni pessime, pieno di piante cadute, con diverse frane, acqua, o tutte e tre le cose insieme! La neve caduta quest'inverno è stata tantissima, e ha combinato danni ovunque insieme al vetroghiaccio... Però uno straccio di cartello sullo stato proibitivo del sentiero mi sarebbe piaciuto vederlo nel punto in cui lo ho imboccato a Fellicarolo.
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Tronchi caduti e frane sul sentiero 427, in data 1 maggio 2013 |
Ce la metto tutta per superare le piante intortigliandomi fra i rami, ma a un certo punto, ormai in fondo, mi rifiuto di proseguire: troppo pericoloso. Sapendo di essere vicino alla strada, taglio su per una riva, aggrappandomi dolcemente alle piante per paura di sradicarle, visto l'andazzo... presto sbuco fuori in un luogo paradisiaco: un prato con alti abeti e le moli innevate di Cimone e Libro Aperto come quinte, e al centro un gruppo ameno di case (località il Poggio). Le auto parcheggiate rovinano un po' l'atmosfera fiabesca, ma dimostrano che qualcuno si prende cura di queste case (infatti ben tenute).
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Case il Poggio |
La strada inghiaiata che sale da Fellicarolo termina qui, e qui arriva naturalmente anche il sentiero 427 che ho abbandonato - saggiamente, oserei dire - poco fa: lo ritrovo infatti, dietro l'ultima casa, ridotto a un rivolo in discesa fra due muriccioli... il problema è che ora lo devo riprendere! Meglio comunque un po' d'acqua che piante e frane; in diversi punti poi si può costeggiare il sentiero sui prati vicini.
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Panorama da Il Poggio |
Dopo nuove case diroccate e un tratto di carrozzabile, si taglia in salita a sinistra su per una costa: il solco del sentiero si confonde spesso con quelli dei vari ruscelli: per fortuna i segni in vernice non mancano! Raggiungo brevemente una selletta (1300 circa) lungo la dorsale fra le valli di Fellicarolo e Ospitale, percorsa dal sentiero 425 con cui il mio 427 procede unito per il tratto seguente. Presto però i due sentieri si biforcano di nuovo: il primo segue il crinale verso la sommità del monte Lancio (1540), il 427 invece rimane più basso.
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Verso il Monte Lancio |
Scelgo il 425: non raggiungerò il crinale, ma almeno posso guadagnare una cima! La salita si fa subito pesante; ero felice di percorrere finalmente un sentiero senza alberi spezzati, smottamenti e acqua corrente... ed ecco puntuali le prime chiazze di neve! Danno una strana impressione dentro questo paesaggio quasi mediterraneo, con i pini mughi, l'erba secca e un sole che picchia.
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Valle dell'Ospitale, a sinistra il Corno alle Scale con le sue piste |
Arrivato in cima, capisco il perché del nome "Lancio": un precipizio vertiginoso crolla sulla valle dell'Ospitale coi suoi paesini, mentre tutto attorno la vista si apre del tutto sul gruppo del Corno alle Scale, il passo Croce Arcana, tutto il crinale del Libro Aperto e ovviamente il Cimone; più lontano si vede ben poco per la foschia.
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In cima al monte Lancio |
Mi concedo una pausa di cioccolata e riflessione. Una vocina mi dice di proseguire sul 425 verso il monte Rondinaia (1640) e Cima Tauffi (1799), per poi affrontare un breve tratto di crinale fino al monte Lancetto (1702) e scendere ai Taburri col sentiero 431; sarebbe una prosecuzione ambiziosa e in qualche modo logica del mio anello, ma un'altra voce - quella del cervello - mi dice che ormai è quasi l'una, che il cielo si sta per annuvolare, che i "problemi" di neve sul Libro Aperto ci saranno anche su Cima Tauffi, poco più bassa. Così per stavolta ascolto il cervello!
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Dorsale verso il cima Tauffi |
Raggiungo brevemente la sella del Colombino (1526) fra Lancio e Rondinara, vera babele di sentieri: il 427 termina definitivamente nel 425, che subito dopo si incrocia col 445 formando una sorta di tridente: a sinistra si scende verso Ospitale, al Rifugio Villa Rossella; dritto si va a cima Tauffi; a destra si scende ai Taburri, la mia prossima tappa. Nessun cartello, soltanto un sasso dipinto (meno male che non c'era sopra la neve!).
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Sentiero 445 |
Il primo pezzo del 445 è nascosto dalla neve e privo di segnali: trovo a occhio la direzione, e presto incontro di nuovo la vernice. Sono passato su un versante a nord, e comincia ad esserci neve: faccio per prendere le ghette, ma scopro che ne ho una sola... stupidamente le avevo infilate tutte e due in una retina esterna dello zaino, anche se erano asciutte; deve essersi impigliata a qualche ramo nel primo pezzo del 427... e chi ha voglia di rifare quel sentieraccio per cercarla?? Vabbè, la do per persa, tanto era Quechqua.
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Solchi di neve sciolta verso la valle di Fellicarolo |
La neve per fortuna è ben compatta, le ghette non sono indispensabili. Il sentiero prima taglia per ampi prati innevati, poi entra in una scura pineta mista faggeta, attraversando canali con ancora molta neve: al bivacco Forestale (presente fontana) un tavolino è quasi sepolto: questo a 1430 metri il primo maggio!
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Interno bivacco Forestale |
Il percorso, un po' noioso a dire il vero, concede ogni tanto qualche visione del selvaggio versante est del Cimone, con le sue cascate; incrocio il 429 che sale da Fellicarolo e poco dopo volta a sinistra verso il Lancino, la scelta mancata; seguendo sempre sul 445 arrivo ai Taburri, più lontani di quanto mi sembrava.
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I Taburri |
Anche qui nuovo gomitolo di sentieri, ma almeno ci sono i cartelli! Senza arrivare al rifugio-bar, imbocco il 431 in discesa, indicazione Cascata del Doccione. Comincia la parte più bella (e frequentata) del percorso: il sentiero costeggia in piano il torrente Fellicarolo, abbastanza grande e fragoroso, non lascia comunque sospettare la potenza che sprigionerà fra poco.
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Rio Fellicarolo |
Il pianoro termina in una ripida riva, il fiume fa il primo salto, il più imponente: ci si può arrivare molto vicino, prestando ovviamente la massima attenzione; come al solito da sopra la cascata sembra molto più piccola di quanto appaia dal basso, ma a cadere di qui si muore e basta.
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La Cascata del Doccione dall'alto |
Il sentiero scende ora ripido ma senza esporsi lasciandosi la cascata a sinistra, a debita distanza. Non vale la pena rischiare di attraversare il boschetto per avvicinarsi, il punto più panoramico sul primo salto è da un sasso di fianco al sentiero.
E sotto il fiume compie nuovi balzi! In fondo alla discesa, dove ci si unisce al sentiero steccionato vicino alla strada, c'è una bella balconata rotonda in legno sospesa sulla cascata: da qui si sente e si vede tutta la sua potenza smisurata! C'è da sperare che la struttura regga bene...
A questo punto potrei tornare a Fellicarolo brevemente seguendo la strada, asfaltata proprio sino a qui... ma sarebbe un peccato! Salgo con una traccia per un campo in modo da tagliare i primi tornanti della carraia; subito dopo l'ultimo tornante prima dei Taburri, imbocco un'altra sassaia sulla sinistra; non è presente alcuna indicazione, i primi bollini rossi compaiono dopo qualche metro: un nuovo itinerario del Parco.
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Inizio raccordo fra i Taburri e il 429 |
Percorro ora una carrozzabile sterrata costeggiata da fili della luce, fino a un bel prato con due edifici: in quello più in alto è presente una targa di partigiano, insieme all'ultimo bollino rosso. Il sentiero non è più identificabile, devo attraversare il campo a naso basandomi sulla cartina: raggiungo un ruscello dove scopro la flebile traccia del 729, ma non vedo segnali, figuriamoci un cartello; ragionando, cerco l'unico punto in cui si può guadare il ripido ruscello e scopro un segno sbiadito di vernice; passato il fiume, sempre seguendo la cartina, il sentiero lo costeggia scendendo: una piccola traccia c'è, e poco dopo compaiono finalmente dei bei bollini rossi: sono sulla strada giusta!
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Rientro a Fellicarolo |
Per rassicurarmi del tutto compaiono anche dei bei muriccioli: il 729 prosegue ormai evidente e bellissimo fino alle prime case (ovviamente vecchie!) sopra Fellicarolo. Tagliando alcuni tornanti ci si ritrova di fronte alla chiesa, non senza avere superato un ultimo ostacolo: alberi caduti e pericolanti in mezzo al paese!
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