martedì 22 novembre 2011

I colori dei larici in alta val di Daone

Cercavo un posto in cui fare una semplice passeggiata autunnale, abbastanza vicino per andarci in giornata e abbastanza in alto per avere i larici gialli. Alla fine ho scartato le Dolomiti ed ho fatto lo sforzo chilometrico minore: val di Daone-Fumo.
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Tempo bigio al mattino, mi fermo per un caffè al lago d'Idro e c'è freddo e coperto. Varrà la pena di andare a camminare in quota? Imbocco la val di Daone, ma ancora al lago di malga Boazzo, a quota 1200, sono sotto le nuvole... tornare indietro ormai non ha più senso, si è fatti 200km se ne possono fare anche altri 5 per arrivare al lago in cima.
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Ma ecco che dopo qualche tornante si apre uno squarcio di sereno e ci si materializza il bianco del Carrè Alto... più proseguo più questo azzurro si amplia, e comincia a mostrarmi la soffice doratura dei larici, il verde spento delle altre conifere, il blu profondo del lago di Malga Bissina, quota 1700, dove ormai c'è un sereno abbagliante.
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La valle in basso è ancora tutta coperta, qualche nube bassa rimane come impigliata sopra i boschi, il lago butta in alto vapore, tutto è un tripudio di colori e di riflessi... la montagna mi sorprenderà sempre! Emozioni del genere può regalarle soltanto lei...
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Pochissima gente in giro: dopo la diga (parcheggio) parte una stradina bianca con un bel divieto d'accesso, ma diverse auto se ne sbattono e passano ugualmente. Anche alla fine del lago, quando c'è proprio il cartello “benvenuti nel Parco, rispettiamo la natura” ecc ecc e anche l'ultimo degli stronzi si fermerebbe... no arrivano fino a dove comincia il sentiero: lo so perché le ho viste parcheggiate lì. Sottolineo: non ho fatto dieci metri di salita in 45 min di cammino.
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Il sentiero è ampio, ben segnato, ed attraversa una zona fiabesca, con ampie torbiere, larici e pini cembri altissimi, l'acqua del fiume Chiese di un blu sorprendente, che spesso e volentieri si getta in cascate di cui questa valle è stracolma; il tutto sorvegliato dai ghiacci del gruppo dell'Adamello. Dalla fine della stradina, in altri 45 minuti sono al rifugio val di Fumo, ovviamente chiuso.
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Mangio alla svelta il mio paninetto con dentro mezzo chilo di speck, provvidenzialmente portato da valle, e solo quando ho finito mi accorgo di avere poco più su un larice secolare: il cartello indica 1478, con una precisione che mi ha sorpreso! Neanche i contemporanei quadri di Leonardo riescono a datarli così bene...
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Il sentiero andrebbe ancora avanti, inoltrandosi nella parte alta della val di Fumo fino all'omonimo ghiacciaio, ma non è proprio il caso di avventurarsi. Attorno alle 13 comincio a tornare giù, contando di tornare in questo splendido luogo, magari in primavera quando sarà tutto fiorito... l'autunno però resta la stagione migliore.
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La val di Fumo è solo l'ultima parte (o la prima se ragionate come l'Adamello) della val di Daone, che presenta tratti complementari. Ancora cascate, ma in un ambiente meno alpino, con alberi più svariati e di diversi colori.
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Avrei avuto tutto il tempo di gironzolare e fotografare un po' anche qui, ma stupidamente decido di partire prima per allungare un po' il viaggio di ritorno facendo lago di Tenno e Gardesana, senza considerare che la confusione ed i mongoli che vanno via ai 40 sono parte integrante del paesaggio del Garda in ogni stagione... la giornata si conclude così maluccio, come d'altronde sembrava all'inizio. Ma lo splendore della valle è valso tutto il viaggio.

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