Cascate dell'Acqua Fraggia |
Più breve e meno isolata rispetto alla vicina val Codera, la valle dell'Acqua Fraggia rappresenta comunque un'occasione per allontanarsi dal traffico delle strade, che rimangono fitte giù nel fondovalle di Chiavenna. I 3000 gradini scolpiti nel granito che salgono a Savogno, paese salvato negli ultimi anni dall'abbandono, conducono faticosamente indietro nel tempo.
Savogno di notte |
Ci sorprenderemo di notare la civiltà sia arrivata con coraggio non solo qui, ma ben oltre, negli alpeggi ai piedi delle pareti, fino a fianco del grande surreale Lago dell'Acqua Fraggia, dove pochi anni fa era in una malga si vendeva ancora il formaggio. A quattro ore di cammino dalla strada più vicina!
Lago dell'Acqua Fraggia e Pizzo Galleggione |
Data uscita: 24-25 ottobre 2015
Punto di partenza: Borgonuovo di Piuro (450)
Punto più elevato: Lago dell'Acqua Fraggia (2043)
Dislivello in salita: 1700
Tempo totale di percorrenza: 8/9 ore
Grado di difficoltà: EE
Punti d'appoggio: Rifugio Savogno (932)
Periodo consigliato: Inizio estate e autunno
Note segnaletica: Buona / ottima su tutto il percorso
Accesso stradale: Raggiunto il paese di Borgonuovo, svoltare a sinistra appena prima del ponte, verso Sant'Abbondio. Poco dopo, ormai ai piedi della cascata, svoltare a destra, superare il fiume e parcheggiare in uno dei posteggi non a pagamento.
Note: Consigliabile alleggerire l'escursione dormendo al rifugio Savogno (si mangia molto bene, camere comode). Gli arrampicatori possono approfittare della posizione per dare un'occhiata alla comodissima falesia della Mezzera, con vie mediamente difficili su granito immerse in uno splendido castagneto.
Falesia della Mezzera |
Lasciamo alla nostra sinistra la cascata dell'Acqua Fraggia, seguendo un sentiero Cai fino alle ultime case di Borgonuovo, dove termina la strada asfaltata con un piccolo parcheggio. Qui incontriamo un bivio, e teniamo la sinistra (sentiero Panoramico, indicazioni per Dasile). Con ripide scalinate, più in cemento e ferro che non intagliate nel sasso, guadagniamo quota rapidamente; una breve deviazione a sinistra raggiunge un notevole belvedere a circa metà della cascata.
Si riprende a salire vicino a pareti poderose, fino a ritrovare il fiume appena sopra al salto. La salita si fa ora meno ripida, all'interno del castagneto. Si ignorano due sentieri sulla sinistra che attraversano il fiume, e in una mezzoretta ci si interseca con il sentiero principale che sale Borgonovo, la famosa scalinata (segnavia B25).
In breve raggiungiamo Savogno: la chiesa con il campanile in sasso asimmetrico e la piazzetta erbosa affacciata sulla valle di Chiavenna; le balconate in legno che sembrano sfidare la gravità; i borghetti paralleli uniti trasversalmente da vicoli con archi e scalinate; l'immancabile teleferica. Così ci si presenta questo borgo dove qualcuno continua ad abitare anche dopo l'estate.
Savogno, balconi caratteristici |
Siamo accolti al rifugio Savogno, ricavato nell'edificio dell'ex scuola elementare durata molto poco. Già alle 17 i rifugisti sono accanto ai fornelli, e a cena apprezzeremo la cura del loro lavoro! Dopo un immancabile giretto notturno per i viottoli silenziosi, ci ritroviamo con una manciata dei pochi abitanti nella Cooperativa Enal (ente soppresso nel 1978: ma qui non devono essersene accorti): bancone ben fornito di alcolici, posacenere pieni zeppi, TV sintonizzata sulle demenzialità del sabato sera su Canale 5, tante ottime riviste di montagna sparse sui tavoli... passiamo così il tempo fino all'ora della nanna, su comodissimi letti con lenzuola pulite.
La mattina lasciamo il paese e superiamo per la prima volta il torrente, diretti a Dasile (1032). Un paesino ancora più ameno, posto sopra un grande prato simile a una dolina. Lo attraversiamo percorrendo il sentiero B28, direzione Corbia. Superate le ultime case, ci addentriamo in uno splendido castagneto, pieno di muri a secco e vecchi essiccatoi.
Riprendiamo a salire più ripidamente nel bosco, dove compaiono i primi larici ormai vicini al giallo, ed eccoci in quel piccolo paradiso chiamato Alpe Corbia (1373): capre sospettose ci sorvegliano dai tetti delle baite, decine di pecore pascolano su questi prati rigogliosi esposti a mezzogiorno. Sul lato opposto della val Bregaglia si impongono alla vista i giganti di granito, con le loro pareti incrostate di neve: il Pizzo Badile, il Cengalo, l'Ago di Sciora.
Capre sorveglianti a Corbia |
Riprendiamo la salita, sperando di non venire aggrediti dal caprone, per fortuna piuttosto defilato dal sentiero... il sentiero passa dalle baite più alte e si porta verso sinistra, presentandosi ora più ripido e meno segnato; per fortuna è stato ripulito recentemente, come poi ci diranno in paese, da alcuni cacciatori.
Alpe Corbia: sullo sfondo i Pizzi Cengalo e Badile |
A un certo punto si incontra una brusca deviazione a destra, mentre verrebbe naturale tirare diritto verso una bella baita in sasso presso un canale: qui si trova una fontana. Raggiungiamo faticosamente il crinale boscoso dal quale ci riaffacciamo sulla valle dell'Acqua Fraggia, a circa 1800 metri. Inizia ora un lungo tratto in traverso, con alcuni passaggi che richiedono un po' di attenzione.
Sentiero B28, panorami a picco sulla valle |
Di là dai larici sempre più radi e spogli, compare l'elegante mole del Pizzo Galleggione (3107), la cima più alta della valle dove l'inverno è già arrivato. Dopo alcune pietraie e un facile tratto attrezzato dopo un fiume, gli alberi lasciano spazio una volta per tutte ai pascoli; superiamo le baite in rovina di Serigno, e presso quelle di Ponciaga (1816) ci ricongiungiamo con il sentiero B25 che sale da Savogno.
Ai piedi del Pizzo Galleggione |
Lo seguiamo, toccando altri edifici abbandonati (fontana), e con un ultimo sforzo puntiamo alla croce posta sullo sbarramento morenico, chiaro confine con l'ambiente di alta quota, oltre il quale si nasconde il Lago dell'Acqua Fraggia. Pure qui ci sono capre al pascolo e qualche camoscio lontano. Anche se fa vento e freddo e l'erba è bagnata, ci sistemiamo qui per affettare formaggio e salame come da buona consolidata abitudine. E chissenefrega del cancro.
Fa caldo! |
Per scendere torniamo sui nostri passi fino a Ponciaga, dove proseguiamo con il B25, la strada più diretta per Savogno. Nuovi alpeggi, cascate, alberi nel pieno del foliage autunnale, deliziano la discesa comunque lunga. Notevole in particolare la località di Alpigia, dove sono stati ammucchiati sassi in quantità immane per ripulire i pascoli.
Alpigia |
A Savogno recuperiamo le poche cose lasciate al rifugio, e notiamo con piacere che ci sono molti escursionisti e commensali in giro. Ci aspettano ora i quasi 3000 gradini per Borgonuovo, affrontati forse con un po' troppa baldanza... si faranno spiacevolmente sentire sui polpacci nei giorni seguenti!
Sant'Antonio col suo maialino |
Spuntone. Spun.TO.ne.
RispondiEliminaSpuntone. Spun.TO.ne.
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