Verso l'Adamello dalla vetta del Cornone di Blumone |
Agganciamo la piccozza allo zaino, controlliamo di avere caricato i ramponi: i prati che ci circondano, ancora tutti verdi o quasi, sembrano dirci: - Cosa volete fare con quegli affari, ararci e falciarci? - Forse si ricordano ancora di quel giorno di quasi un anno fa in cui venimmo proprio da queste parti, nella vallata di fianco, a tirare piccozzate all'erba. Ma quel giorno almeno era fredda, l'erba...
Oggi il freddo passerà velocemente con l'alzarsi del sole, che nel giro di un'ora scalderà la val Cadino, da noi scelta come avvicinamento alla nostra vetta. Sulla skyline si riconosce in lontananza il sasso di forma bovina che dà il nome al Passo della Vacca; in primo piano la cuspide calcarea della Corna Bianca, che spicca per il suo colore chiaro; ma chi spicca più di tutti è il Cornone di Blumone, là dietro a tenere d'occhio la valle come un'aquila scura di granito.
Val Cadino |
Ed è il granito dell'Adamello. Qui comincia il Parco Regionale, e alle cime tutto sommato modeste delle medie valli bresciane, dove domina la roccia calcarea, subentrano colossi granitici di ben altra stazza. Per la sua prominenza, il Cornone di Blumone si può ben considerare il primo campione di questa nuova categoria di montagne: non più Prealpi, ma Alpi schiette.
Ghiaccio presso il Lago della Vacca e versante ovest del Cornone |
Eccoci nel frattempo ai piedi della Corna Bianca (2119), con la sua sabbiolina che ricorda molto le spiagge toscane. C'è un piccolo parcheggio riservato, dove chi dispone di permesso può lasciare l'auto risparmiandosi mezzora di sterrato da Malga Cadino (ma a tutto danno dell'auto, siccome lo sterrato non è ottimo!).
Sotto la Corna Bianca |
Lasciamo il 19 per un sentiero non numerato diretto a Malga Laione di sopra (1829), che perde progressivamente quota. Larici che cominciano appena ad ingiallirsi ci accolgono attorno alla malga, dove qualcuno ha dilaniato di colpi i pascoli prima di noi, forse mucche impazzite d'amore per il sasso a forma di vacca del passo della Vacca.
Passo della Vacca |
Ci immettiamo sul 17 riprendendo a salire, con il possente versante sud del Blumone di fronte a noi. Incrociamo persino un pastore che porta a valle le pecore, il 25 ottobre... In prossimità di un bivio, imbocchiamo una nuova traccia non segnata ma ben evidente che si stacca sulla sinistra e scende a guadare il torrente Laione, emissario del Lago della Vacca.
Transumanza ritardataria |
Il rio è asciutto, siccome il grosso delle acque viene dirottato dalla diga verso una vasca di carico, dove intubato e gettato quasi a picco alla centrale idroelettrica nella piana del Gaver, 400 metri più in basso. Queste imponenti opere idroelettriche risalgono agli anni 20.
Sul canale di gronda |
All'invaso arriva anche una seconda condotta, che tramite una galleria raccoglie le acque del Lago Nero, e costeggia tutto il versante sud-est del Cornone. Il canale di gronda, chiamato Tracciolino, passa sotto e sopra rupi vertiginose, mantenendosi ostinatamente orizzontale; su di esso corre un sentiero attrezzato con cavi d'acciaio, facile ma spettacolare, specialmente per chi apprezza queste opere ingegneristiche di altri tempi!
Il lunghissimo traverso va a unirsi con il sentiero 26, poco sotto ai ruderi del Casinello di Blumone (2092). Siamo ormai sul versante opposto del Cornone, anche da qui roccioso e incombente; l'ambiente comincia ad assumere tinte d'alta quota, i segni degli antichi ghiacciai ben in vista. Al primo bivio voltiamo a sinistra sul 27, che sale senza troppi complimenti verso il Passo di Blumone (2633).
Presso il Casino di Blumone |
I prati lasciano progressivamente il posto alle pietraie, i ruscelli a pozze ghiacciate, mentre all'orizzonte cominciano a fare capolino le creste e le nevi perenni dell'Adamello. Anche sul versante nord del Cornone ci sono due nevai ben visibili, i motivi per cui abbiamo portato l'attrezzatura invernale. Dal basso sembra proprio che il sentiero per la vetta li attraversi...
Faticosamente raggiungiamo il passo: sotto di noi il Lago della Vacca, dietro le creste delle Orobie, il Bernina e lontano il monte Rosa. Mezzo panino, pile addosso per proteggersi da un leggero venticello, e intraprendiamo la via normale, fin da subito parecchio ripida.
Dopo un bel tratto di cresta panoramica, con qualche passaggio di I grado, vediamo finalmente la vetta con la croce. La traccia scende sullo sfasciumato versante nord, dove sorgono i due nevai. Scopriamo presto a che il sentiero li aggira da sotto... ok, picca e ramponi erano superflui, ma almeno proviamo ad attraversare sulla neve per non perdere quota!
Invece perdiamo solo tempo, siccome la neve è durissima, andare solo con la piccozza è un'inutile e pericolosa fatica, e di tirare fuori i ramponi per così poco non è proprio il caso. Ci rassegniamo a fare il giro da sotto e raggiungiamo un nuovo spigolo della montagna, affacciato a est.
Ormai soltanto roccette con passaggi di I e II grado ci separano dalla cima: l'assenza di montagne paragonabili in almeno tre direzioni garantisce un panorama sconfinato, con la pianura sommersa dalla nebbia, le Alpi retiche innevate e le Dolomiti lontane a est.
Sono le 15 e possiamo concederci solo una breve pausa: del resto il cielo si è andato coprendo di velature e non è poi così terso. Senza distrarci torniamo sui nostri passi fino al Passo di Blumone, dopodiché, lungo il comodo sentiero 27, discendiamo l'ampio pendio pietroso sotto la parete ovest del Blumone, raggiungendo il Lago della Vacca (2353).
Nei pressi sorgono il Rifugio Tita Secchi e l'ex rifugio Gabriele Rosa, che si sono scambiati i nomi. Passiamo sotto la massiccia diga, molto ben conservata, e proseguiamo fra formazioni di granito geometriche fino al Passo della Vacca (2359), importante crocevia di sentieri. Sotto di noi sprofonda la val Cadino, con la Corna Bianca piccola e lontana.
Le indicazioni non sono chiarissime: subito puntiamo una traccia che traversa sotto le Creste di Laione per poi scendere a valle con ampi tornanti; poi decidiamo di procedere in direzione del Passo di Valfredda su un tratturo in costa, costruito con enormi lastroni di granito. Abbiamo fatto bene, siccome dopo non molto troviamo il bivio per Malga Cadino a sinistra, e ripidamente ma non troppo scendiamo a valle.
Possiamo godere di un bel tramonto sul Cornone, che si accende di rosso quasi come una Dolomite; e arriviamo all'auto verso le 18.15, con gli ultimi bagliori di luce dell'ultimo giorno di ora legale: non si può dire che non lo abbiamo sfruttato a dovere!
Dati escursione
Punto di partenza: Malga Cadino (1800)
Punto più elevato: Cornone di Blumone (2842)
Dislivello in salita: 1200
Tempo totale di percorrenza: 9 ore
Grado di difficoltà: EE, passi di I grado sulla via normale al Blumone
Segnaletica: Buona, bolli e ometti sulla via per la cima, assente lungo la condotta dell'acqua
Punti d'appoggio: Malga Laione, Rifugio Tita Secchi (entrambi aperti solo in estate)
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