domenica 20 ottobre 2013

Val Brenta e Vallesinella, la meraviglia delle Dolomiti in autunno

Mi scuso per la prolungata assenza, ma stavo preparando qualcosa di "grosso"...
C'è chi le chiama stagioni morte: gli impianti e i rifugi sono chiusi, i sentieri bagnati o innevati, in giro non c'è quasi nessuno... personalmente mi piace essere quel quasi nessuno, specialmente se parliamo del periodo fra ottobre e novembre. Per testare la magia del medio autunno sono tornato sul Brenta, un mese dopo l'esperienza quasi deludente sulle Bocchette Alte; tanto era stata sfortunata a livello meteorologico quell'uscita, quanto stavolta ho trovato la tipica giornata perfetta, di quelle che ne capitano sì e no dieci in un anno.


La neve abbondante mi ha precluso i sentieri in alta quota, che d'altronde in giornata da Parma senza gli impianti avrei faticato a raggiungere; così ho deciso di stare abbastanza basso, partendo dal Vivaio del Brenta (1172), poco sopra Sant'Antonio di Mavignola. Mi trovo al centro di un importante snodo di valli: nei dintorni infatti confluiscono i tre rami del fiume Sacra (di Campiglio, di Brenta e di Vallesinella) e poco più giù il Rio Valagola. Al ramificarsi dei torrenti corrisponde quello dei sentieri: qualsiasi accesso al Brenta sud-occidentale (escludendo ovviamente gli impianti di risalita) deve per forza avvenire partendo o passando di qui.


Per la salita scelgo la val Brenta, un profondo solco fra scoscesi versanti boscosi, sorvegliato quasi 2000 metri più in alto da Campanile Alto e Crozzon di Brenta. Una strada bianca costeggia a lungo il torrente fino alla partenza della teleferica per il rifugio Brentei; qui la valle si chiude in un primo sbarramento morenico, e comincia la Scala del Brenta (sentiero 323).

Mi lascio il fiume a sinistra, salendo decisamente nel bosco prima di faggi poi mano a mano di latifoglie; supero un paio di piccole e affascinanti cascate, dopodiché un tratto faticoso fra sfasciumi e prime chiazze di neve mi accompagna sopra la barriera naturale dell'antico ghiacciaio.


Qui si apre qualcosa di simile al paradiso: la valle si fa pianeggiante, coperta da grandi larici secolari, sopra i quali si innalzano vicinissime e inondate di luce tutte le crode dolomitiche che coronano la valle. A Malga Brenta Alta (1670) il terreno è ormai quasi del tutto coperto di neve, non tanto per l'altitudine quanto per la posizione particolarmente in ombra.



Da qui scorgo il Rifugio Brentei, l'obbiettivo della giornata: non è lontano, ma è ancora molto in alto e i pendii che lo sostengono sono del tutto coperti di neve. Decido comunque di proseguire, incoraggiato dalle tracce di un escursionista salito prima di me. Dopo un tratto affianco al torrente, con vari scorci fiabeschi, il sentiero 323 lo lascia sulla destra, riprendendo a salire in direzione del rifugio (grosso cartello).


Ignoro a sinistra due deviazioni per il rifugio Casinei, che mi ero preservato come vie di fuga in caso la neve risultasse proibitiva: ma si riesce a salire bene, a parte il riverbero potentissimo del sole sulla neve e il caldo che si fa sentire malgrado lo scenario invernale. L'unico punto problematico sono alcune facili roccette prima del bivio col sentiero Violi, che ora risultano bagnate e scivolose... ma niente di proibitivo.


Dopo un ultimo lungo pendio finalmente appare il rifugio (ovviamente chiuso), che però è posto sopra un'ultima beffarda bastionata rocciosa, l'aggiramento della quale non si rivelerà semplice... ma la presenza di anime vive al rifugio (salite per il facile sentiero Bogani) mi rassicura in quest'ultima ravanata sopra mezzo metro di neve!



Alla cappella del Brentei (2185) la vista è semplicemente straordinaria, con la vedretta terminale della val Brenta e le cime altissime che la sovrastano: proseguire non è più possibile senza attrezzatura ed esperienza alpinistica, ma mi accontento. E' l'una passata e mangio il mio panino sull'unica panca sgombra dalla neve, in compagnia di 4 o 5 escursionisti e persone che lavorano alla teleferica.



La tentazione di sdraiarsi al sole iper-luminoso (altro che lampade!) è forte, ma dopo neanche 15 minuti riparto, la discesa è ancora lunga anche se più tranquilla. Il sentiero Bogani (318a) è l'accesso principale al Brentei: consiste in un lungo traverso mai troppo esposto, particolarmente panoramico: uno dopo l'altro sfilano i gruppi di Presanella, Adamello e Cevedale, in veste decisamente invernale.



Lo spettacolo, avvalorato dai radi larici tendenti al giallo, sembra non finire mai, e dopo il bivio per la forcella Fridolin appaiono alle mie spalle nuove guglie del Brenta (quelle sopra il rifugio Tuckett). In leggera discesa raggiungo il rifugio Casinei (1825), ormai circondato dal bosco.



Qui imbocco il sentiero 317a, in direzione di Malga Vallesinella di Sopra (1681). Dopo un traverso nel bosco, dove finalmente fa più freschino, raggiungo il meraviglioso alpeggio, circondato da una nuova corona di crode innevate (fra cui la conquistata cima Falkner!).


Passo ora sul facile Sentiero delle Cascate, che con varie passerelle di legno permette di vedere da vicino le sorgenti carsiche e le numerose cascate del Sacra di Vallesinella. Rispetto alla val Brenta, questa valle è meno selvaggia e più antropizzata, quasi fosse il giardino incantato estivo di Madonna di Campiglio... ma ora in giro ci sono solo io.



Superato il rifugio Vallesinella, col grande parcheggio deserto, mi dirigo verso le cascate di mezzo. Il sentiero, ben attrezzato, mi permette di ammirarle in sicurezza dall'alto, di fianco e infine dalla base. Inutile insistere di nuovo sulla meraviglia del luogo, avvalorata dalla grande portata d'acqua causata da neve e caldo.

Il Ristorante alla Cascata, col suo balcone deserto, testimonia emblematicamente l'assurdità di questa "stagione morta". Mi spiace soltanto di non avere abbastanza tempo per godere pienamente dello spettacolo...


Il giro infatti non è ancora finito, devo seguire ancora per 2 o 3 km la sterrata che costeggia il fiume fino al Vivaio dove ho parcheggiato. Avventurandomi nel magnifico bosco di faggi e larici riesco ad ammirare anche la più nascosta cascata bassa, baciata dal sole; e con lei anche il Crozzon di Brenta e i due Campanili, che mi avevano dato il buongiorno col sole in faccia e ora mi salutano illuminati come si deve dalla luce del pomeriggio.

Dopo 7 ore e mezzo di camminata ritrovo così l'auto, concludendo alla perfezione l'anello, concludendo una giornata perfetta!



Punto di partenza: Vivaio del Brenta (1172)
Punto più elevato: Rifugio Maria e Alberto al Brentei (2182)
Dislivello in salita: 1100
Tempo totale di percorrenza: 7,30 ore 
Grado di difficoltà: EE
Segnaletica: Buona
Punti d'appoggio: Rifugio Brentei, Rifugio Casinei, Rifugio Vallesinella, Rifugio alle Cascate (tutti chiusi in autunno)
Accesso stradale: Da Pinzolo proseguire verso Madonna di Campiglio fino a Sant'Antonio di Mavignola; qui voltare a destra su una stradina molto stretta, seguendo le indicazioni per la val Brenta; poco dopo essere passati sotto alla cabinovia Pinzolo-Campiglio l'asfalto finisce, e dopo un paio di curve si incontra il vivaio del Brenta con un parcheggio abbastanza ampio.

1 commento:

  1. Bellissima escursione, complimenti! Come al solito i tuoi giri sono da ammirare....

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