Finalmente si torna ad arrampicare in montagna! |
Ma dopo due ore di curve, per noi Vinca significa soprattutto focaccia: la focaccia alta, unta, croccante, calda di forno dell'Andreina; principale (e penso unica) attività del paese. Posate vicino alla cassa, due guide sull'arrampicata sportiva in Toscana testimoniano richieste dei forestieri non limitate al cibo...
In vetta al Pizzo d'Uccello |
Con la fragranza delle Apuane ancora sparsa sul palato, sfamati ed assetati al punto giusto, ci rimettiamo in auto per affrontare l'ultimo tratto di strada, accidentatissimo, che ci permette di guadagnare un po' di quota. Costruita anni fa con l'intento di collegare Vinca con Campo Cecina, anche questa strada è stata lasciata a metà, e ora nelle buche sempre più profonde crescono cespugli sempre più simili ad alberi.
Penultima sosta della via Tiziana |
L'agonia termina nei pressi di un ponticello, dove imbocchiamo il sentiero per la Capanna Garnerone; lo abbandoniamo raggiunti i primi prati, prendendo una traccia a sinistra, in direzione del Pizzo d'Uccello che ora ci mostra la sua faccia meridionale, solare, a tratti erbosa ma comunque imponente. Al centro di un compatto avancorpo di parete sulla destra, distinguiamo subito la linea sinuosa del gran Diedro sud, la via che andremo a percorrere io Mario e Carlo, mentre Alberto (che l'ha già fatta) salirà insieme a Pietro la vicina via Dinko.
Verso la parete sud del Pizzo d'Uccello |
Dopo un'ora e mezza di faticoso avvicinamento, eccoci alla base del diedro: attacco io, e subito devo scendere a compromessi con la natura classica della via: un unico chiodo in 40 metri di tiro! I primi passaggi sono umidi ma facili, e segnano l'inizio di un vero e proprio viaggio nella parete, il cui esito non dovette essere così scontato per i primi salitori... la linea è evidente da lontano, ma molto meno da dentro!
L'attacco del Gran diedro sud |
Il secondo e il terzo tiro sono forse i più belli ed esposti di tutta la via. Prima il traverso sulla grande lama, facile da proteggere ma abbastanza psicologico, poi il fantastico diedro a tratti verticale, pura goduria su roccia ottima e ben appigliata: qui i chiodi non mancano! Superato un profondo camino, la via prosegue piegando decisamente a sinistra, seguendo una cengia ai piedi di imponenti strapiombi.
Secondo tiro |
Terzo tiro |
Quarto tiro |
Raggiunta la comoda quarta sosta, mi faccio dare il cambio da Carlo per gli ultimi due tiri: prevalentemente di placca, su roccia meno buona rispetto ai primi tre. All'uscita troviamo Alberto e Pietro un po' abbattuti... hanno sbagliato via, finendo sulla più difficile Heidi, e si sono dovuti calare per poi salire alla cengia dove ci troviamo lungo un canale.
Quinto tiro |
Attacco della via Tiziana |
Gli appigli sono buoni, la roccia asciutta, ma Mario è davvero bravo a superare senza troppi patemi il suo primo V grado sostenuto alpinistico! Sosta scomodissima in mezzo al camino, il secondo tiro è tutt'altro che facile da trovare... Mario ci mette un po', aspettiamo ansiosi il "molla tutto" che ci alleggerisca... e alla fine arriva! Facile canale poi bel traverso a sinistra su roccia ruvidissima.
Primo tiro, via Tiziana |
Terzo e quarto tiro sono all'insegna del puro piacere: placche incise da fessure taglienti, concrezioni, canne... il calcare dà spettacolo e lo scenario si fa sempre più aereo; dietro di noi il Cavallo con le ultime chiazze di neve, e dietro la costa della Versilia con le isole dell'arcipelago toscano, dove ormai è estate. Concentrati fino all'ultimo sull'arrampicata, sembra che ci accorgiamo solo ora dello splendido panorama che si fa sempre più ampio attorno a noi.
Ultimo tiro, Via Tiziana |
Dopo il tratto di cresta dell'ultimo tiro, incontriamo di nuovo gli altri due nostri compagni, più allegri di prima anche se un po' annoiati... noi siamo stati molto più lenti! Insieme percorriamo l'ultimo tratto di cresta, per poi confluire sulla via normale ormai vicini alla vetta: e qui la tensione si scarica, come un fulmine sulla croce.
Verso la vetta del Pizzo d'Uccello |
Ci stringiamo la mano, cerchiamo di indovinare i nomi di tutte le cime che si vedono, mandiamo messaggi e qualche foto ad amici e parenti... usciti dalla dimensione della scalata, si sente il bisogno di rimetterci a contatto con il mondo orizzontale. Poi stavolta il mio cellulare stranamente ha campo, così ne approfitto!
Pietro e Alberto curiosano |
Sono le 18 passate, anche se il sole è ancora alto non vogliamo attardarci; la discesa è lunga e nella prima parte richiede attenzione costante; dopo tanta roccia torniamo a pestare l'erba sull'incantevole Foce di Giovo, il valico tra la val Serenaia - ormai in ombra - e quella di Vinca, i cui tetti rossastri invece sono ancora completamente al sole e spiccano nel verde dei boschi.
Foce di Giovo |
Arriviamo all'auto stanchi ma felici; quel poco che resta dell'asfalto butta fuori un calore quasi insopportabile, anche se sono le 8 di sera e ci troviamo a circa 1000 metri! Dividiamo l'attrezzatura e ci ributtiamo per strada. Ormai a fondovalle, il Pizzo e i suoi vicini ci saluteranno dagli specchietti retrovisori prima accesi dagli ultimi raggi del sole, poi - ormai arrivati in autostrada - coronati da un'incredibile luna piena che purtroppo non abbiamo avuto modo di fermarci a fotografare in modo decente.
Plenilunio |
Consultando la relazione del grande assente di oggi... |
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