martedì 14 giugno 2016

Di nuovo in montagna! Pizzo d'Uccello, Diedro sud e via Tiziana

Vinca è per me un luogo speciale: il suo incantesimo ti cattura già da lontano, nel fondo della valle del Lucido. Il Pizzo d'Uccello buca il cielo come il becco di un'aquila, lasciando in ombra ruderi fatiscenti e scheletri enormi di cemento: strade sopraelevate cominciate e mai portate a termine. Un ponticello di sasso ben più modesto e antico scavalca il torrente Lucido di Vinca, ai piedi di Monzone Alto, poco prima della confluenza nel ramo di Equi: è qui che ci addentriamo nel ventre della valle, stretti fra i fianchi ripidi della montagna e le acque cristalline del torrente; saliamo tortuosamente, nell'ansia di ritrovare presto il sole. E dopo l'ennesimo tornante eccola, Vinca, coronata dal profilo bizzarro della cresta di Garnerone

Finalmente si torna ad arrampicare in montagna!

Ma dopo due ore di curve, per noi Vinca significa soprattutto focaccia: la focaccia alta, unta, croccante, calda di forno dell'Andreina; principale (e penso unica) attività del paese. Posate vicino alla cassa, due guide sull'arrampicata sportiva in Toscana testimoniano richieste dei forestieri non limitate al cibo...
In vetta al Pizzo d'Uccello

Con la fragranza delle Apuane ancora sparsa sul palato, sfamati ed assetati al punto giusto, ci rimettiamo in auto per affrontare l'ultimo tratto di strada, accidentatissimo, che ci permette di guadagnare un po' di quota. Costruita anni fa con l'intento di collegare Vinca con Campo Cecina, anche questa strada è stata lasciata a metà, e ora nelle buche sempre più profonde crescono cespugli sempre più simili ad alberi.

Penultima sosta della via Tiziana

L'agonia termina nei pressi di un ponticello, dove imbocchiamo il sentiero per la Capanna Garnerone; lo abbandoniamo raggiunti i primi prati, prendendo una traccia a sinistra, in direzione del Pizzo d'Uccello che ora ci mostra la sua faccia meridionale, solare, a tratti erbosa ma comunque imponente. Al centro di un compatto avancorpo di parete sulla destra, distinguiamo subito la linea sinuosa del gran Diedro sud, la via che andremo a percorrere io Mario e Carlo, mentre Alberto (che l'ha già fatta) salirà insieme a Pietro la vicina via Dinko.

Verso la parete sud del Pizzo d'Uccello

Dopo un'ora e mezza di faticoso avvicinamento, eccoci alla base del diedro: attacco io, e subito devo scendere a compromessi con la natura classica della via: un unico chiodo in 40 metri di tiro! I primi passaggi sono umidi ma facili, e segnano l'inizio di un vero e proprio viaggio nella parete, il cui esito non dovette essere così scontato per i primi salitori... la linea è evidente da lontano, ma molto meno da dentro!

L'attacco del Gran diedro sud

Il secondo e il terzo tiro sono forse i più belli ed esposti di tutta la via. Prima il traverso sulla grande lama, facile da proteggere ma abbastanza psicologico, poi il fantastico diedro a tratti verticale, pura goduria su roccia ottima e ben appigliata: qui i chiodi non mancano! Superato un profondo camino, la via prosegue piegando decisamente a sinistra, seguendo una cengia ai piedi di imponenti strapiombi.

Secondo tiro


Terzo tiro
Quarto tiro

Raggiunta la comoda quarta sosta, mi faccio dare il cambio da Carlo per gli ultimi due tiri: prevalentemente di placca, su roccia meno buona rispetto ai primi tre. All'uscita troviamo Alberto e Pietro un po' abbattuti... hanno sbagliato via, finendo sulla più difficile Heidi, e si sono dovuti calare per poi salire alla cengia dove ci troviamo lungo un canale.

Quinto tiro
 
Li convinciamo a proseguire arrampicando fino in vetta, il pomeriggio è ancora lungo! Così con un tratto di "sentiero" loro raggiungono i tiri finali di Dinko, mentre noi ci portiamo alla base della via Tiziana, che parte con un evidentissimo camino. Tocca a Mario: l'attacco è bagnato, e nonostante gli appigli ottimi richiede attenzione. Dopo i primi due spit, un chiodo, poi il nulla... gli ultimi 10/15 metri, leggermente strapiombanti e molto esposti, sono totalmente da proteggere.

Attacco della via Tiziana

Gli appigli sono buoni, la roccia asciutta, ma Mario è davvero bravo a superare senza troppi patemi il suo primo V grado sostenuto alpinistico! Sosta scomodissima in mezzo al camino, il secondo tiro è tutt'altro che facile da trovare... Mario ci mette un po', aspettiamo ansiosi il "molla tutto" che ci alleggerisca... e alla fine arriva! Facile canale poi bel traverso a sinistra su roccia ruvidissima.

Primo tiro, via Tiziana

Terzo e quarto tiro sono all'insegna del puro piacere: placche incise da fessure taglienti, concrezioni, canne... il calcare dà spettacolo e lo scenario si fa sempre più aereo; dietro di noi il Cavallo con le ultime chiazze di neve, e dietro la costa della Versilia con le isole dell'arcipelago toscano, dove ormai è estate. Concentrati fino all'ultimo sull'arrampicata, sembra che ci accorgiamo solo ora dello splendido panorama che si fa sempre più ampio attorno a noi.

Ultimo tiro, Via Tiziana

Dopo il tratto di cresta dell'ultimo tiro, incontriamo di nuovo gli altri due nostri compagni, più allegri di prima anche se un po' annoiati... noi siamo stati molto più lenti! Insieme percorriamo l'ultimo tratto di cresta, per poi confluire sulla via normale ormai vicini alla vetta: e qui la tensione si scarica, come un fulmine sulla croce.

Verso la vetta del Pizzo d'Uccello

Ci stringiamo la mano, cerchiamo di indovinare i nomi di tutte le cime che si vedono, mandiamo messaggi e qualche foto ad amici e parenti... usciti dalla dimensione della scalata, si sente il bisogno di rimetterci a contatto con il mondo orizzontale. Poi stavolta il mio cellulare stranamente ha campo, così ne approfitto!

Pietro e Alberto curiosano

Sono le 18 passate, anche se il sole è ancora alto non vogliamo attardarci; la discesa è lunga e nella prima parte richiede attenzione costante; dopo tanta roccia torniamo a pestare l'erba sull'incantevole Foce di Giovo, il valico tra la val Serenaia - ormai in ombra - e quella di Vinca, i cui tetti rossastri invece sono ancora completamente al sole e spiccano nel verde dei boschi.

Foce di Giovo

Arriviamo all'auto stanchi ma felici; quel poco che resta dell'asfalto butta fuori un calore quasi insopportabile, anche se sono le 8 di sera e ci troviamo a circa 1000 metri! Dividiamo l'attrezzatura e ci ributtiamo per strada. Ormai a fondovalle, il Pizzo e i suoi vicini ci saluteranno dagli specchietti retrovisori prima accesi dagli ultimi raggi del sole, poi - ormai arrivati in autostrada - coronati da un'incredibile luna piena che purtroppo non abbiamo avuto modo di fermarci a fotografare in modo decente.

Plenilunio

PS: Le foto in cui ci sono io sono di Mario Brunelli. Per una relazione esaustiva del concatenamento Gran Diedro sud + Via Tiziana rimando al blog Red Climber: potrete stampare anche la versione relazione di viaggio, che noi avevamo in tasca!


Consultando la relazione del grande assente di oggi...

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