giovedì 23 giugno 2016

Per oggi niente via Carlesso: ritirata dal Baffelan!

Colorno, ventre della Bassa: sono da poco passate le 18, e nei cortili della Reggia farnesiana soffia un vento pungente, fresco, che sa di montagne lontane... ecco che arriva Mauro Corona, giacca verde e scarponi, appena uscito dal bar in piazza: e chissà cosa non avrà bevuto! Siamo al Festival della Lentezza e lo scrittore di Erto parlerà proprio di questo tema ad un pubblico attento e infreddolito.

Relazioni, sempre relazioni in mano
In mezzo ci sono anche io, arrivato in ritardo dopo una settimana di corse forsennate per lavoro: non riesco a sedermi in prima fila insieme agli amici di tante escursioni, e pur avendo un poco di esperienza di montagna, vengo tratto anche io in inganno dal microclima di Colorno: e così seguo buona parte della conferenza con le braccia infilate dentro le maniche (corte) della camicia, come un mutilato - o più semplicemente un idiota.

Corona parla per un'ora comoda, con calma e chiarezza: il fulcro è "non fare oggi ciò che potresti fare domani", affrontare l'esistenza senza farsi travolgere dalla frenesia della società contemporanea, anche a costo di rimandare i propri obiettivi. Ma io che sono apprendista falegname - e non posso permettermi di andare troppo piano nel lavoro artigianale - ormai da un orecchio non ci sento più, e di conseguenza ascolto poco.

Esco da Colorno, la serata è ancora limpida: sullo sfondo le sagome dell'Appennino illuminate dagli ultimi raggi del sole di giugno, duro a morire. Telefonata a Mario, ormai bisogna decidere cosa fare domani: sono io a spingere per la via Carlesso al Baffelan, una delle tappe irrinunciabili che mi ero posto per questa stagione.

Baffelan da sud

Abbiamo controllato entrambi le previsioni: sappiamo che in Appennino e sulle Alpi Apuane le probabilità che il tempo nel pomeriggio si guasti sono meno rispetto alle Piccole Dolomiti... ma sulla logica vince la voglia di cambiare zona, e soprattutto di cimentarci su una via alpinistica di V grado in piena parete.


La parete est dalla sua base
Vista verso il Pasubio dal camino
 del primo tiro
Lasciamo Parma prima dell'alba. La giornata è magnifica: già dall'autostrada, alle porte di Vicenza, fa capolino la parete est del Baffelan illuminata dal sole, che ci sorveglierà per tutta la risalita della lunga valle dell'Agno. Alle 8 ci incamminiamo dalla strada del Re, dove siamo fra i primi a parcheggiare, e dopo breve raggiungiamo la base della parete. Sembra che oggi non faremo la fila!

Saliamo slegati la facile rampa/canale che conduce all'attacco delle vie principali sulla est, e individuiamo subito quello della Carlesso. Parto io, e i primissimi metri mi mettono subito in difficoltà; sarà la sindrome del primo tiro, o l'approccio sempre problematico con questa roccia infida, o ancora il fatto che ultimamente riesco a scalare solo nei weekend... ma questo IV+ mi dà parecchio da fare!


Primo tiro, seconda parte
Dopo una traversata delicata, entro in un bel camino dove per fortuna le protezioni non mancano; dunque passo sotto a un caratteristico masso incastrato con cordone e mi ritrovo nel fondo di un canale dove la via da seguire non mi è chiara: estraggo dalla tasca le relazioni, informazioni discordanti: perdo un sacco di tempo, alla fine faccio di testa mia, e montato sopra al masso incastrato compio un giro alla tonda sulla sinistra del canale finché non trovo la sosta... alla fine bastava tirare dritto lungo il canale, era anche facile!

Nel frattempo, molto più svelta di me, è arrivata la nebbia a coprire la parte alta della parete; sono giunte anche diverse cordate, e hanno attaccato le vie vicine alla nostra. Mario mi raggiunge e intraprende il secondo tiro, la cui linea sembra più evidente. Dopo i primi due chiodi, il nulla... la logica porterebbe a seguire il canale/camino, dall'aria poco rassicurante, nessun chiodo in vista; e Mario decide di uscire a destra, procedendo su un pericoloso terreno misto erba con l'ultima protezione ormai lontana.

Salgo anche io; provo ad attaccare il camino sulla destra, con un passo strapiombante che non sembra proprio IV grado... quindi opto anche io per uscire sui prati a destra poco sopra a dove l'ha fatto Mario. Scendendo in doppia poco dopo vedremo il chiodo nel camino appena più su... eravamo fuori via!

Secondo tiro

Mi tocca il terzo tiro; le premesse su come si rivelerà il V grado si fanno grigie come il cielo sopra di noi! Salgo a sinistra della sosta per prati ripidissimi, fino a trovare un chiodo; qui traverso a destra rinviando un cordone su clessidra: sopra di me una placca nera con un chiodo. Con un po' di difficoltà raggiungo il chiodo, ma poi non so più come proseguire... le prese sono sporche di magnesite, ma a naso il passaggio che mi aspetta somiglia più a un VI grado; e più su non vedo chiodi né possibilità di proteggermi!
Terzo tiro

Il dubbio di essere finito su una variante è insinuato dalle relazioni discordanti: tutte parlano della placca nera di V, ma una dice di traversare a destra dal cordone e stando attenti a non uscire di via.

Prendendomi non pochi rischi, stacco il rinvio dal chiodo e scendo di nuovo alla cengia. Traverso a destra ma non vedo nulla, e nel frattempo cadono le prime gocce. Mario vorrebbe provare a darmi il cambio, ma l'andamento del meteo ci spinge a optare per una ritirata.

Il tempo doveva tenere fino al pomeriggio, non sono ancora le 11 e già spioviggina... la via è ancora lunga e la parte difficile ed esposta è appena iniziata... meglio andarsene, e alla svelta! Con un po' di fatica disarrampico fino alla sosta recuperando i due rinvii. Attrezziamo le doppie, la pioggia si fa più insistente, sassi cascano recuperando le mezze... tutte le cordate sulle vie vicine naturalmente hanno compiuto la nostra stessa scelta, e per una buona ora e mezza il Baffelan si trasforma in un galeone da cui la ciurma di pirati alpinisti si cala giù in fretta e furia!

Prima calata

Decidiamo di scendere in doppia anche la rampa canale di avvicinamento, che mi immagino insidiosa col bagnato... quest'ultima calata ne ha del ridicolo: tutta la prima parte di fatto è poco più che un sentiero, e le corde naturalmente vi si impicciano; l'unico punto ripido è verso la fine, e proprio qui, davanti alla targhetta, Mario trova un nodo rimanendo appeso come un salame mentre la pioggia diventa grandine!

Naturalmente il nodo aspetta lì pure me, e slegarlo rimanendo appesi appena sopra l'attacco non sarà esattamente una barzelletta... ce ne andiamo così dal Baffelan a testa bassa, bagnaticci e umiliati, mentre tirano i primi fulmini. Alla fine ci ridiamo su, e beviamo la nostra non meritata birra nel rifugio Campogrosso intasato di fuggiaschi, ognuno con la sua ritirata da raccontare.


Morale della favola: aveva ragione Corona, che è stato pure un forte alpinista. Meglio fare le cose lentamente, gradualmente, senza volersi buttare a tutti i costi sul difficile... a maggior ragione in una giornata dal meteo dubbio. Ma soprattutto, noi "alpinisti" cittadini del XXI secolo abbiamo imparato ad arrampicare seguendo sequenze di prese di resina dello stesso colore, o al più file di spit; quando invece davanti ti si presenta la montagna nuda e cruda, non è facile decidere dove salire.

Questo almeno vale per me, che pure in montagna ci vado a camminare da quando sono bambino e ho sempre avuto un buon senso dell'orientamento... almeno sulla dimensione orizzontale; quando invece si passa a quella verticale le cose cambiano, e la soluzione per migliorarsi è scalare, scalare tanto, e non certo in palestra.

martedì 14 giugno 2016

Di nuovo in montagna! Pizzo d'Uccello, Diedro sud e via Tiziana

Vinca è per me un luogo speciale: il suo incantesimo ti cattura già da lontano, nel fondo della valle del Lucido. Il Pizzo d'Uccello buca il cielo come il becco di un'aquila, lasciando in ombra ruderi fatiscenti e scheletri enormi di cemento: strade sopraelevate cominciate e mai portate a termine. Un ponticello di sasso ben più modesto e antico scavalca il torrente Lucido di Vinca, ai piedi di Monzone Alto, poco prima della confluenza nel ramo di Equi: è qui che ci addentriamo nel ventre della valle, stretti fra i fianchi ripidi della montagna e le acque cristalline del torrente; saliamo tortuosamente, nell'ansia di ritrovare presto il sole. E dopo l'ennesimo tornante eccola, Vinca, coronata dal profilo bizzarro della cresta di Garnerone

Finalmente si torna ad arrampicare in montagna!

Ma dopo due ore di curve, per noi Vinca significa soprattutto focaccia: la focaccia alta, unta, croccante, calda di forno dell'Andreina; principale (e penso unica) attività del paese. Posate vicino alla cassa, due guide sull'arrampicata sportiva in Toscana testimoniano richieste dei forestieri non limitate al cibo...
In vetta al Pizzo d'Uccello

Con la fragranza delle Apuane ancora sparsa sul palato, sfamati ed assetati al punto giusto, ci rimettiamo in auto per affrontare l'ultimo tratto di strada, accidentatissimo, che ci permette di guadagnare un po' di quota. Costruita anni fa con l'intento di collegare Vinca con Campo Cecina, anche questa strada è stata lasciata a metà, e ora nelle buche sempre più profonde crescono cespugli sempre più simili ad alberi.

Penultima sosta della via Tiziana

L'agonia termina nei pressi di un ponticello, dove imbocchiamo il sentiero per la Capanna Garnerone; lo abbandoniamo raggiunti i primi prati, prendendo una traccia a sinistra, in direzione del Pizzo d'Uccello che ora ci mostra la sua faccia meridionale, solare, a tratti erbosa ma comunque imponente. Al centro di un compatto avancorpo di parete sulla destra, distinguiamo subito la linea sinuosa del gran Diedro sud, la via che andremo a percorrere io Mario e Carlo, mentre Alberto (che l'ha già fatta) salirà insieme a Pietro la vicina via Dinko.

Verso la parete sud del Pizzo d'Uccello

Dopo un'ora e mezza di faticoso avvicinamento, eccoci alla base del diedro: attacco io, e subito devo scendere a compromessi con la natura classica della via: un unico chiodo in 40 metri di tiro! I primi passaggi sono umidi ma facili, e segnano l'inizio di un vero e proprio viaggio nella parete, il cui esito non dovette essere così scontato per i primi salitori... la linea è evidente da lontano, ma molto meno da dentro!

L'attacco del Gran diedro sud

Il secondo e il terzo tiro sono forse i più belli ed esposti di tutta la via. Prima il traverso sulla grande lama, facile da proteggere ma abbastanza psicologico, poi il fantastico diedro a tratti verticale, pura goduria su roccia ottima e ben appigliata: qui i chiodi non mancano! Superato un profondo camino, la via prosegue piegando decisamente a sinistra, seguendo una cengia ai piedi di imponenti strapiombi.

Secondo tiro


Terzo tiro
Quarto tiro

Raggiunta la comoda quarta sosta, mi faccio dare il cambio da Carlo per gli ultimi due tiri: prevalentemente di placca, su roccia meno buona rispetto ai primi tre. All'uscita troviamo Alberto e Pietro un po' abbattuti... hanno sbagliato via, finendo sulla più difficile Heidi, e si sono dovuti calare per poi salire alla cengia dove ci troviamo lungo un canale.

Quinto tiro
 
Li convinciamo a proseguire arrampicando fino in vetta, il pomeriggio è ancora lungo! Così con un tratto di "sentiero" loro raggiungono i tiri finali di Dinko, mentre noi ci portiamo alla base della via Tiziana, che parte con un evidentissimo camino. Tocca a Mario: l'attacco è bagnato, e nonostante gli appigli ottimi richiede attenzione. Dopo i primi due spit, un chiodo, poi il nulla... gli ultimi 10/15 metri, leggermente strapiombanti e molto esposti, sono totalmente da proteggere.

Attacco della via Tiziana

Gli appigli sono buoni, la roccia asciutta, ma Mario è davvero bravo a superare senza troppi patemi il suo primo V grado sostenuto alpinistico! Sosta scomodissima in mezzo al camino, il secondo tiro è tutt'altro che facile da trovare... Mario ci mette un po', aspettiamo ansiosi il "molla tutto" che ci alleggerisca... e alla fine arriva! Facile canale poi bel traverso a sinistra su roccia ruvidissima.

Primo tiro, via Tiziana

Terzo e quarto tiro sono all'insegna del puro piacere: placche incise da fessure taglienti, concrezioni, canne... il calcare dà spettacolo e lo scenario si fa sempre più aereo; dietro di noi il Cavallo con le ultime chiazze di neve, e dietro la costa della Versilia con le isole dell'arcipelago toscano, dove ormai è estate. Concentrati fino all'ultimo sull'arrampicata, sembra che ci accorgiamo solo ora dello splendido panorama che si fa sempre più ampio attorno a noi.

Ultimo tiro, Via Tiziana

Dopo il tratto di cresta dell'ultimo tiro, incontriamo di nuovo gli altri due nostri compagni, più allegri di prima anche se un po' annoiati... noi siamo stati molto più lenti! Insieme percorriamo l'ultimo tratto di cresta, per poi confluire sulla via normale ormai vicini alla vetta: e qui la tensione si scarica, come un fulmine sulla croce.

Verso la vetta del Pizzo d'Uccello

Ci stringiamo la mano, cerchiamo di indovinare i nomi di tutte le cime che si vedono, mandiamo messaggi e qualche foto ad amici e parenti... usciti dalla dimensione della scalata, si sente il bisogno di rimetterci a contatto con il mondo orizzontale. Poi stavolta il mio cellulare stranamente ha campo, così ne approfitto!

Pietro e Alberto curiosano

Sono le 18 passate, anche se il sole è ancora alto non vogliamo attardarci; la discesa è lunga e nella prima parte richiede attenzione costante; dopo tanta roccia torniamo a pestare l'erba sull'incantevole Foce di Giovo, il valico tra la val Serenaia - ormai in ombra - e quella di Vinca, i cui tetti rossastri invece sono ancora completamente al sole e spiccano nel verde dei boschi.

Foce di Giovo

Arriviamo all'auto stanchi ma felici; quel poco che resta dell'asfalto butta fuori un calore quasi insopportabile, anche se sono le 8 di sera e ci troviamo a circa 1000 metri! Dividiamo l'attrezzatura e ci ributtiamo per strada. Ormai a fondovalle, il Pizzo e i suoi vicini ci saluteranno dagli specchietti retrovisori prima accesi dagli ultimi raggi del sole, poi - ormai arrivati in autostrada - coronati da un'incredibile luna piena che purtroppo non abbiamo avuto modo di fermarci a fotografare in modo decente.

Plenilunio

PS: Le foto in cui ci sono io sono di Mario Brunelli. Per una relazione esaustiva del concatenamento Gran Diedro sud + Via Tiziana rimando al blog Red Climber: potrete stampare anche la versione relazione di viaggio, che noi avevamo in tasca!


Consultando la relazione del grande assente di oggi...