Il mio 2016 su roccia (buona!) si riapre proprio dove si era concluso il 2015: allo Zucco dell'Angelone. Lo scorso dicembre giungemmo ai piedi di questo montarozzo affacciato sulla Valsassina, e restammo letteralmente smarriti di fronte alla quantità di vie: ogni angolo di parete sembrava mitragliato di fittoni! Non trovammo l'attacco della via che puntavamo a fare (Condorpass) e dovemmo ripiegare su qualcosa di più breve, testando comunque la bontà di questo calcare ruvidissimo.
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Sul Pilastro del Vampiro, 12 dicembre 2015 |
Stavolta torno all'Angelone armato di guida, e con le idee decisamente più chiare. Lasciata l'auto nel comodo parcheggio (a pagamento) della funivia, ci dirigiamo spediti al Primo Sperone: una grande placca appoggiata, dove alcuni ragazzi stanno già arrampicando e ci indicano dove trovare l'attacco della via Il Verme, la quarta o quinta linea di fittoni sulla struttura partendo da sinistra.
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Fessure sul Verme |
Il primo tiro è appoggiato, perfetto per far prendere ai piedi confidenza con le rugosità della roccia. I fittoni sono a distanza generosa, ma la fiducia nell'aderenza è fondamentale per procedere anche se siamo su un 4a (gradi lecchesi!). Alla catena proseguo su una cengia che sale a destra (II grado), e faccio sosta su due anelli presso una biforcazione.
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Alla fine della cengia |
La via originale sale a sinistra, superando una bella lama seguita da uno spigolo (4b). Anche il terzo tiro si presenta simile, con uno spostamento iniziale a sinistra ben appigliato e subito dopo uno strapiombino (4c, più difficile al centro); poi si procede su placca appoggiata, lasciandosi a sinistra un alberello e traversando a destra su concrezioni fino alla sosta.
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Terzo tiro |
La via proseguirebbe in cresta con altri due tiri facili su roccia mediocre, e noi decidiamo di calarci subito. Grazie alle due mezze ci bastano due calate per raggiungere la base dello Sperone, dove nel frattempo si è radunato un bel mucchietto di persone. Mangiamo qualcosa al volo, ormai ci siamo scaldati e possiamo puntare al vero obiettivo della giornata.
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Ci si cala sulla folla colorita |
Appena a sinistra del Primo Sperone (faccia a monte) risaliamo su sentiero segnato un ripido canale che ci porta alla base del Secondo, chiamato anche Pilastro dell'Essenza. Qui sale la via Lumaca di Vetro, creazione di fine anni 70 di Ivan Guerini e soci; i pionieri della val di Mello consideravano forse il calcare granitico dell'Angelone un ottimo terreno di allenamento, oltre che di scoperta.
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Vista della seconda parte di Lumaca di Vetro |
Oggi Lumaca di Vetro si presenta ben protetta a resinati, ma resta una via di grande fascino, con arrampicata varia ed estetica. Il primo tiro parte con diagonale a sinistra su placca appoggiata, con un delicato passo di aderenza (5b); raggiunto un terrazzino (possibile sosta intermedia) saliamo la linea di fittoni centrale delle tre presenti, superando un muretto verticale con l'aiuto di buchi e concrezioni (5c).
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Primo tiro |
Il secondo tiro ci riporta leggermente a destra, per poi affrontare sulla sinistra un pilastro (ottima lama, 5a) e proseguire su entusiasmanti canne leggermente appoggiate (5b, fittoni un po' più distanti). Al terzo tiro facciamo un po' di confusione: scartata la linea di fittoni subito sopra la sosta - a occhio troppo difficile - Pietro traversa a destra su una cengetta erbosa, senza raggiungere l'albero dove si trova la sosta di un'altra via lunga parallela.
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Secondo tiro |
Al centro delle due linee non si vedono fittoni, quindi bisogna arrangiarsi con le protezioni veloci. La parete è appoggiata e lavorata, le difficoltà non superano il IV grado: salire così ha qualcosa di esplorativo, avventuroso, e con un po' di fantasia sembra quasi di tornare nei panni di chi salì queste pareti quando ancora non c'erano altro che roccia e piante.
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Terzo tiro: c'è chi scende e c'è chi sale! |
Ora ci sono anche i fittoni resinati, e anche se uno se lo dimentica per strada, Pietro rinvia gli ultimi due, piazzati con criterio in prossimità di passaggi più impegnativi. Eccoci alla penultima sosta, ai piedi del pilastro finale: la linea di Lumaca di Vetro si sposta a sinistra per poi salire lungo uno splendido ed esposto diedro, dalla roccia biancastra.
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Quarto tiro |
Salgo io da primo, integrando con un nut più psicologico che altro - i fittoni sono tutto sommato vicini! - e con un traverso a destra, poco prima del termine strapiombante del diedro, raggiungo la sosta finale, in posizione particolarmente aerea. Pietro mi raggiunge velocemente e ci gustiamo un poco il panorama prima di attrezzare una nuova corda doppia.
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Ultima sosta |
Alla nostra sinistra sale il Terzo Sperone, dove corrono alcune fra le vie più lunghe dell'Angelone (Foto di gruppo con signorine, sulla quale vediamo impegnate un paio di cordate); sotto di noi la breve pianura della Valsassina, dominata dalle due Grigne ancora in parte innevate. E' ora di calarci in quella direzione!
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Prima calata lungo Lumaca di Vetro |
La prima doppia ovviamente è espostissima, e ci porta sulla cengia alla destra della seconda sosta; qui dubitiamo di raggiungere la base con un'unica calata, ma il terreno poco inclinato e la presenza di un canale ci incoraggiano a scendere finché abbiamo corda... Ci ritroviamo così una decina scarsa di metri sopra la base, e dobbiamo scendere scomodamente un po' per la placca non proprio facile, un po' per il canale sporco di terra. Una pericolosa faticaccia.
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Taleggio! |
Tornati agli zaini addentiamo i panini stracolmi di taleggio che ci siamo fatti preparare a valle; la giornata è ancora lunga e decidiamo di andare a visitare il settore Bastionata. Torniamo indietro fino quasi al primo sperone, poi cominciamo a traversare a destra su sentiero con qualche tratto attrezzato; superiamo le basi del Terzo e del Quarto, e ci ritroviamo sotto una placca enorme con alla base un ghiaione.
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Fessure da sbavo |
Linee di fittoni salgono ovunque, ma i disegni della guida non sono troppo chiari; e anche il fatto che non ci sia scritto nulla da nessuna parte contribuisce a instillarci il dubbio di non essere nel posto giusto. Proseguiamo la discesa con una scaletta fino a un nuovo settore, probabilmente lo Sperone dell'Astinenza... attacchiamo una bella fessura con fittoni vicini, e raggiunta la sosta su un boschetto proseguiamo con un altro tiro (strapiombino e canne); come difficoltà saremo attorno al 5a; la via dovrebbe chiamarsi Frisco Liberaci... comunque dalla seconda sosta ci caliamo fino alla base.
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Secondo tiro (Frisco Liberaci?) |
Giusto il tempo di un monotiro sulle affascinanti e difficili canne e il sole si nasconde dietro il Grignone: i piedi cuociono, le mani prudono dopo tutto il ruvido accarezzato... possiamo ritenerci soddisfatti appieno di questa seconda visita all'Angelone! Radler al rifugio della seggiovia, tiriamo le 19 e in un paio d'ore siamo a casa, senza trovare traffico né a Lecco né a Milano.
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Ultima luce sulle canne |
bello dove si trova di preciso e come ci si arriva? grazie
RispondiEliminaCiao Luigi, lo Zucco dell'Angelone è a Barzio, 20 minuti sopra Lecco. Segui le indicazioni per la seggiovia dei Piani di Bobbio e parcheggi a 5minuti dalle vie più vicine!
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